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La postura di chi crede in Dio

Chi deride il povero oltraggia Colui che l’ha fatto; chi si rallegra dell’altrui sventura non rimarrà impunito
Proverbi 17, 5

Beati i misericordiosi, perché a loro misericordia sarà fatta
Matteo 5, 7

Il testo di oggi ci ammonisce severamente, ricordandoci che in questo mondo c’è spazio per tutti e tutte e che, soprattutto, non siamo noi a decidere i criteri per stabilire chi ha più o meno diritto di stare su questa terra per il semplice fatto che questa terra non è nostra, ma di Dio.

In particolare da questo testo scopriamo che, agli occhi del Signore, povertà e sventura non sono ragioni sufficienti per essere considerati e considerate inferiori. Nemmeno ricchezza e fortuna, però, costituiscono la certezza di essere degni e degne di stare sotto lo sguardo di Dio.

Essere credenti significa avere il coraggio di lasciare a Dio questo giudizio, confidando nel suo verdetto.

Ma credere significa anche testimoniare agli esseri umani che si sentono inferiori, che si sentono inutili, che pensano di non avere più nulla da dare e da dire, che un posto per loro c’è ancora e ci sarà sempre. E non sarà un posto qualunque, sarà a fianco di Dio, con la compagnia dei fratelli e delle sorelle impegnati e impegnate nella costruzione del regno di Dio. Ma il messaggio che Dio ci ha chiesto di portare al mondo non finisce qui, non si limita a rassicurare gli umili, a innalzare i deboli.

Il messaggio che ci è stato consegnato è anche un monito verso quelli e quelle che si sentono troppo sicuri e sicure di sé, è un ammonimento senza appello rivolto alle persone che giudicano gli altri e le altre dall’alto in basso, forti della loro posizione di superiorità.

Il testo che vi propongo per la meditazione di oggi, però, non è solo un monito, un “dito puntato” sul nostro inesauribile amor proprio, ma anche un invito ad essere attenti e attente sia ai fratelli e alle sorelle che incontriamo per strada per non lasciarle indietro sia a noi stessi per non dimenticarci mai che nessun punto della nostra vita è un punto d’arrivo ma, piuttosto, una continua ripartenza. Amen!