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La rivelazione di Dio

Il Signore è il vero Dio, egli è il Dio vivente, e il re eterno
Geremia 10, 10

Gesù disse: «Io ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e agli intelligenti, e le hai rivelate ai piccoli»
Matteo 11, 25

La preghiera di Gesù identifica coloro che hanno maggiori probabilità di essere in sintonia con l’opera di Dio nel mondo come «i piccoli» in opposizione a «i sapienti e gli intelligenti». La rivelazione di Dio arriva invece ai semplici, ai vulnerabili, ai non considerati, la cui condizione rende possibile sia di riconoscere, sia di rispondere alla presenza e alla potenza di Dio che si è manifestata in Gesù. Che cosa significa? Il discorso della montagna offre la risposta migliore: coloro che sono beati non accettano questo mondo come quello in cui le cose devono essere per forza come sono, né restituiscono la violenza che subiscono per mano dei “grandi”.

Sapienza e intelligenza sembrano qui un ostacolo alla comprensione e alla fede in Gesù. Anche questo è uno dei grandi capovolgimenti paradossali introdotti dalla predicazione di Gesù, perché tutta la tradizione biblica pende invece a favore della sapienza e della conoscenza. In verità, Gesù non contrappone il saggio allo stolto come fa la tradizione biblica, nella quale il primo ha come principio «il timor dell’Eterno» e il secondo conclude: «Dio non c’è». Il punto di Gesù non è che per avere fede bisogna diffidare o disprezzare la scienza, la storia, le arti, la filosofia e ogni forma di educazione, di informazione e di verità, Gesù piuttosto parla di chi, per la sua condizione umile, è ricettivo con immediatezza, come fanno i piccoli con i genitori, e chi, a causa delle proprie sovrastrutture, non riesce più a scorgere i segni, perché li filtra con il cinismo delle persone navigate.

Le cose che riguardano il Messia e il Regno hanno bisogno della rivelazione di Dio, sono scoperte, sorprese, meraviglie, entrano in noi dal di fuori, provengono dal Signore.