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Il Sud Sudan chiede aiuto!

Le inondazioni in Sud Sudan stanno raggiungendo livelli estremi e i leader delle chiese cristiane presenti nel Paese esortando le comunità internazionali a mettere in campo azioni urgenti per aiutare la popolazione a combattere una catastrofe senza precedenti e che gli esperti collegano, senza ombra di dubbio, al cambiamento climatico.

A darne notizia è il Consiglio ecumenico delle chiese (Cec) nell’articolo di Fredrick Nzwili, un giornalista indipendente con sede a Nairobi, in Kenya.

Fonti della Chiesa affermano che – prosegue Nzwili -«l’impatto delle inondazioni si sta facendo sentire maggiormente nel Greater Upper Nile, una regione che comprende gli stati di Unity, Upper Nile e Jonglei. Qui, sono state sommerse case, scuole, chiese, fattorie e strade».

Il disastro ha colpito almeno 850.000 persone secondo le Nazioni Unite.

Più di otto milioni di persone hanno bisogno di aiuti umanitari immediati. I conflitti interni e il cambiamento climatico stanno devastando la nazione «più giovane del mondo», afferma l’ONU.

«Dobbiamo rispondere a questa richiesta d’aiuto! Faccio appello alle chiese cristiane del mondo, affinché si ascolti il grido di necessità di queste persone e tutti si attivino per fornire il sostegno necessario», ha affermato il reverendo James Oyet Latansio, sacerdote e segretario generale del Consiglio delle Chiese del Sud Sudan. «Il supporto ricevuto sino a ora è stato davvero insufficiente. Pensiamo che sia dovuto alla stanchezza dei donatori in tutto il mondo, ma sappiamo che Dio interverrà».

Secondo Latansio «la maggior parte delle aree geografiche del paese sono ora sommerse dall’acqua e molte persone non possono tornare nelle proprie case. Questo, nonostante il recente accordo di pace abbia creato le condizioni necessarie al ritorno delle persone nelle proprie abitazioni e nelle loro zone d’origine. Gli esperti però prevedono che potrebbero volerci 15 anni prima che l’acqua evapori naturalmente». Un tempo troppo lungo, «drenare l’acqua sarebbe l’unica via», prosegue Latansio.

Il Sud Sudan è una nazione di circa 11.2 milioni persone. Circa il 60 per cento sono cristiani, mentre circa il 33% segue le religioni tradizionali africane. I musulmani costituiscono il 6% circa della popolazione. La maggior parte della popolazione vive in zone rurali.

Per questo Paese «la sfida per il Sud Sudan oggi è triplice: i conflitti, le inondazioni e il coronavirus. Quest’ultimo sta oscurando anche una possibile risposta alle inondazioni e oscurando la grave situazione che si sta verificando nella grande regione dell’Alto Nilo. C’è dunque un urgente bisogno di aiuti umanitari. Per favore, venite in nostro aiuto, venite a salvare la nostra gente», ha detto il pastore Isaiah Majok Dau, presiedente della Chiesa Pentecostale del Sud Sudan.

Il disastro dell’alluvione è solo l’ultima sfida per una Nazione che sta lottando per riprendersi da una guerra civile iniziata nel 2013, appena due anni dopo la sua indipendenza. Una serie di accordi di pace ha calmato le tensioni e tra le regioni, ma secondo fonti ecclesiastiche continuano ad esserci conflitti tra le comunità per gestire i pascoli e molti sono ancora gli atti di vendicativi violenti tra le diverse comunità.

Secondo i leader delle chiese cristiane, «per via del livello dell’acqua che continua a salire gli sfollati si stanno spostando su terreni più alti, dove è loro garantita la sicurezza. Tuttavia, questa salvezza, impone la privazione di generi di sussistenza di base: cibo, medicine, acqua potabile e un riparo accogliente, tutte necessità urgenti.

«C’è una grande congestione oggi in quei terreni. Non ci sono servizi come scuole o servizi sanitari. Le zanzariere scarseggiano e sono l’unica protezione per le persone dalle zanzare», ha affermato Dau.