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Libertà religiosa. Riconsiderare la Nigeria “Paese di particolare preoccupazione”

L’organizzazione Release International ha lanciato un appello al Dipartimento di Stato degli Stati Uniti affinché riconsideri la Nigeria “Paese di particolare preoccupazione” (CPC), designazione che viene data ad una nazione colpevole di violazioni particolarmente gravi della libertà religiosa ai sensi dell’International Religious Freedom Act.

L’appello nasce dalla crescente preoccupazione per il ciclo di violenze in atto contro i cristiani nel paese più popoloso dell’Africa, dove si stima vengano uccisi circa 17 cristiani al giorno.

«Le uccisioni di massa sono ora un’emergenza nazionale», si legge nella lettera che Release International – organizzazione cristiana che si impegna nella difesa dei cristiani perseguitati nel mondo – insieme ad altri partner, hanno inviato al Dipartimento di Stato degli Stati Uniti, convinti che il ritorno della Nigeria nella lista dei CPC consentirebbe alla comunità internazionale di fare maggiori pressioni sul paese affinché si fermi la persecuzione dei cristiani.

Tra i partner che chiedono un intervento della comunità internazionale ci sono anche: l’arcivescovo anglicano di Jos, Benjamin Kwashi, il direttore delle comunicazioni della Chiesa anglicana della Nigeria Hassan John, e l’organizzazione ChinaAid.

Nella lettera aperta si critica la decisione di rimuovere la Nigeria dalla lista dei CPC, affermando che in Nigeria è in atto una “guerra al rallentatore” nella quale vengono uccisi più cristiani “che in qualsiasi altro luogo sulla faccia della terra”.

«Com’è possibile… che la designazione di Paese di particolare preoccupazione come la Nigeria sia stata abbandonata senza una spiegazione pubblica?», proseguono i firmatari. «Le violenze, le uccisioni e gli sfollamenti in corso contro cristiani e altri sono solo aumentati. Durante il 2021, infatti, i massacri avvengono di notte, mentre di giorno i ragazzini vengono uccisi nei campi; le donne incinte vengono brutalmente smembrate, i loro bambini mutilati davanti ai loro occhi. E un’intera congregazione della chiesa è stata rapita e tenuta prigioniera».

La lettera riferisce che negli ultimi mesi, bande di militanti Fulani, terroristi di Boko Haram e altri estremisti armati in maniera sempre più indisturbata incendiano interi villaggi e fattorie, tendendo agguati e uccidendo persone innocenti. Le vittime sono spesso prese di mira a causa della loro identità religiosa.

L’amministratore delegato di Release International, Paul Robinson, ha affermato che il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti sembra non prendere in considerazione gli allarmi lanciati.

«Release International considera da tempo la Nigeria un paese di particolare preoccupazione. Continuiamo a farlo», ha dichiarato. «Ogni giorno riceviamo notizie di attacchi contro comunità cristiane nel nord, attacchi che stanno diventando sempre più diffusi. La minaccia non proviene solo dai gruppi terroristici islamisti come Boko Haram e ISWAP, ma anche dai militanti Fulani. Tali azioni sembrano appartenere allo stesso programma islamista di cacciare la minoranza cristiana dal nord».

Release International esorta la comunità internazionale a fare pressione affinché la Nigeria intraprenda azioni efficaci per proteggere i cristiani dagli attacchi estremisti. «Il governo nigeriano semplicemente non sta facendo abbastanza».

L’appello segue l’omicidio di un altro pastore che è stato rapito per ottenere un riscatto. Si tratta del rev. Dauda Bature, pastore senior della Evangelical Church Winning All (ECWA) a Hayin Nariya, nello stato di Kaduna, rapito l’8 novembre mentre era nella sua fattoria.

Mervyn Thomas, fondatore di Christian Solidarity Worldwide, ha dichiarato: «Le nostre sincere preghiere e condoglianze vanno alla famiglia e alla congregazione del rev. Dauda Bature e a tutti coloro che hanno perso i propri cari nelle violenze degli ultimi giorni. Continuiamo a chiedere un piano di sicurezza olistico per sconfiggere questa minaccia e consentire ai civili di vivere la propria vita in sicurezza. I livelli di insicurezza costituiscono un’emergenza nazionale; facciamo appello al governo nigeriano affinché affronti con urgenza ogni violenza, al fine di arrestare il progressivo declino del Paese in uno stato fallito».