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Stare su un luogo sacro

Dio disse: «Non ti avvicinare qua; togliti i calzari dai piedi, perché il luogo sul quale stai è suolo sacro»
Esodo 3, 5

Ricevendo un regno che non può essere scosso, siamo riconoscenti, e offriamo a Dio un culto gradito, con riverenza e timore!
Ebrei 12, 28

Quante sofferenze hanno creato all’umanità i “suoli sacri”: guerre, violenze, soprusi per difenderli, conquistarli o riconquistarli. Ricordo sempre le parole dolenti di un medico palestinese che, anni fa, durante un viaggio ecumenico in Israele e nei Territori palestinesi, disse: “la nostra tragedia è l’eccesso di sacro di questa terra”.   

Nel racconto di Esodo 3, invece, non c’è alcun “eccesso” di sacro, anche se Mosè si trova, inconsapevolmente, su un “suolo sacro” perché luogo dell’incontro con Dio. E che incontro! Anche noi vorremmo fare un’esperienza simile: sentirci apostrofare da Dio in un dialogo diretto, in cui parla di sé e di noi.

Nessuno sa dove si trovi quel luogo dell’incontro di Mosè con Dio, anche se è indicato genericamente il monte Oreb (3, 1). Mosè non vi metterà un segno, una pietra, un altare. Niente. In fondo non c’è bisogno di trovare quel luogo né di tornarvi, perché nella Bibbia abbiamo tutto quello che ci serve, comprese le parole dell’incontro di Dio con Mosè. 

Se noi leggiamo e ascoltiamo quelle parole come Parola di Dio e ci viene da rispondere “eccomi” – che noi siamo a Roma o a Gerusalemme, a Canterbury o a Mosca, o in uno sperduto villaggio di campagna, o in una cattedrale o nella nostra cameretta – abbassiamo lo sguardo, togliamoci le scarpe come fa Mosè, perché anche noi siamo su un “suolo sacro”, perché così è sempre e ovunque quando ci parla la voce di Colui che è sceso verso di noi e per noi, e che ancora scenderà, per noi e verso di noi.

«Dio è presente. Invochiamolo e veniamo a lui con rispetto. Dio è in mezzo a noi. Tutto in noi faccia silenzio e si pieghi davanti a lui con fervore. Chi lo conosce, chi lo nomina, abbassi gli occhi; venite, sottomettetevi nuovamente a lui» (Gerhard Tersteegen).

Immagine: Mosè e il pruno ardente sul monte Oreb. Vetrata presente nella cattedrale di Bruxelles