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Cambia il modo di accogliere, non la qualità

 

La pandemia ha cambiato molte carte in tavola, fra queste anche il sistema dell’accoglienza dei migranti, di cui la Diaconia Valdese si è fin da subito resa protagonista, prorogando il sistema che doveva concludersi a dicembre di due anni fa. I due progetti attivati anni fa sul territorio del Pinerolese hanno riguardato i Cas (Centri di accoglienza straordinaria) e la micro-accoglienza e hanno visto il loro termine a dicembre 2019. Una prima proroga di tre mesi ha portato le attività nel pieno della pandemia e quindi, come era preventivabile, di proroga in proroga si è arrivati fino a oggi.

«I nostri progetti sono ancora pienamente attivi – ci spiega Loretta Malan, direttrice dei Servizi Inclusione della Diaconia Valdese – ma si stanno chiudendo, e le persone sono in corso di ricollocazione in altri ambiti. Questo perché il progetto originario voluto dal prefetto di Torino Renato Saccone non più stato ritenuto atto a soddisfare le nuove esigenze ad avviso del nuovo prefetto, e inoltre la legge sulla gestione del fenomeno migratorio entrata in vigore con il governo Conte-Salvini ha reso difficile “accogliere” secondo il nostro standard».

Delle 150 persone accolte oggi i numeri sono scesi a 80 e continueranno nelle prossime settimane a calare. «Il prefetto ha pubblicato un nuovo bando, seguendo le indicazioni della nuova legge, in cui è scomparsa l’accoglienza diffusa e a cui noi come Diaconia abbiamo deciso di non partecipare, in quanto abbiamo ritenuti i paletti imposti difficilmente compatibili con il nostro modus operandi. Per esempio è fatto divieto ai migranti di cucinare il proprio cibo, e ci si deve invece affidare a catering oppure agli operatori e alle operatrici. Inoltre tutte le stoviglie e la biancheria da letto devono essere usa e getta… a tutto ciò si aggiunge la diminuzione del contributo giornaliero a 25 euro, che va a precludere tutta una serie di servizi essenziali per le persone».

Ma la Diaconia sta già guardando oltre, per non perdere il patrimonio di conoscenze acquisite in questi anni. «Abbiamo deciso di concentrarci di più sui Sai (Sistema Accoglienza Integrazione), i vecchi Sprar, in comune accordo con le amministrazioni di Torre Pellice e Pinerolo, potenziando questo servizio. Inoltre sono attivi tre canali di Corridoi Umanitari, dal Libano, dalla Libia e dall’Afghanistan» aggiunge Malan.

Nei progetti di accoglienza vi lavoravano e lavorano ancora molte persone: quale sarà il loro futuro? «Fin dal 2019, quando si sono conclusi i progetti avevamo un piano B. Tutti i lavoratori e le lavoratrici verranno ricollocati nei nuovi progetti – conclude Malan –. In più abbiamo anche deciso di puntare molto sui servizi territoriali: nelle nostre zone sono ormai molti i migranti che si sono sganciati dai progetti e hanno una loro vita e una loro famiglia. Spesso si scontrano con le difficoltà della burocrazia italiana e questi sportelli sono al loro servizio».