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Sanatoria Bellanova: appena 38mila regolarizzazioni su oltre 230mila domande presentate

Le procedure di regolarizzazione e emersione dei lavoratori stranieri in Italia sono per la maggior parte ancora bloccate.

Lo hanno denunciato nei giorni scorsi alcune importanti organizzazioni italiane, promotrici della campagna “Ero Straniero”, che hanno al contempo lanciato una campagna per salvare la sanatoria voluta nel 2020 dall’allora ministra delle politiche agricole Teresa Bellanova al fine di regolarizzare migranti privi di documenti in Italia, e che si sta rivelando un flop.

Tra queste organizzazioni il ​​Partito Radicale Italiano, l’Associazione Culturale e Promozione Sociale Arci, il Servizio gesuiti per i rifugiati Centro Astalli, il Coordinamento nazionale delle comunità ospitanti Cnca, la Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia Fcei e le Associazioni cristiane dei lavoratori italiani Acli.

«Seguiamo con grande attenzione l’attuazione della sanatoria straordinaria prevista dal governo nel maggio 2020 e siamo preoccupati in particolare per i lunghi ritardi nell’elaborazione delle 230.000 domande, e per la situazione di incertezza che tali ritardi stanno causando» hanno comunicato le associazioni.

A metà del 2020 è entrata in vigore la normativa che consente agli stranieri che lavorano in determinati settori di richiedere la residenza legale temporanea in Italia.

Secondo le Ong, solo un terzo circa delle domande è stato preso in carico entro la fine di ottobre di quest’anno dalle prefetture e solo 38.000 permessi di soggiorno sono stati rilasciati. «La situazione è rimasta critica in alcune grandi città: a Milano, delle 25.900 richieste pervenute, sono stati rilasciati solo 2.551 permessi di soggiorno. A Roma, su 17.371 domande, solo 1.242», hanno affermato.

La situazione è estremamente grave considerando che l’a sanatoria è stata approvata per aiutare l’Italia a far fronte a una situazione di emergenza causata dalla crisi Covid.

Le Ong hanno inoltre citato un recente rapporto diffuso dalla Fondazione Moressa, secondo il quale su 456.000 posti di lavoro persi in Italia nel 2020 a causa dell’emergenza sanitaria, il 35% erano posti di lavoro detenuti da lavoratori stranieri.

Enormi in particolare sono stati i problemi burocratici: «Una delle cose che più ha pesato su chi è in attesa di ottenere i documenti è il divieto di fatto di lasciare l’Italia: i lavoratori in attesa di sanatoria, pur avendo una posizione regolare durante l’istruttoria della loro domanda, non possono tornare nel loro paese d’origine fino al completamento della procedura». Alcuni genitori non vedono i propri figli da due anni e alcuni non sono stati in grado di partecipare ai funerali dei parenti deceduti nel loro Paese d’origine.

Le Ong hanno avvertito che la situazione potrebbe peggiorare nel 2022 a causa della mancanza di personale adibito a gestire le pratiche. Hanno affermato che sono stati compiuti alcuni piccoli progressi nell’elaborazione delle domande perché personale aggiuntivo era stato assunto dalle prefetture, ma che i loro contratti a breve termine scadranno il ​​31 dicembre.

Le organizzazioni hanno chiesto al governo di introdurre misure per affrontare i problemi con le procedure di regolarizzazione e per garantire che il processo non si arresti ulteriormente.

Varie le proposte di  modifiche alla legge di bilancio che sono state proposte e che sono state recepite per essere presentate al Parlamento , da senatori di diversi gruppi parlamentari, tra cui Emma Bonino (Radicali Italiani), Loredana De Petris (Sinistra Italiana), Vasco Errani (Articolo Uno), e Riccardo Nencini (socialisti italiani).

Tra le misure: Un’autorizzazione per ottenere le risorse necessarie per prolungare, almeno fino al 2022, i contratti dei lavoratori interinali già assunti per aiutare l’elaborazione delle domande.

«Vi è poi un emendamento più strutturale con cui si propone di mettere fine al sistema illogico delle sanatorie, introducendo un percorso sempre accessibile per uscire dall’irregolarità e rientrare nell’economia legale, e che produrrebbe entrate, nuove e stabili, per lo Stato», hanno concluso i promotori di Ero straniero, definendolo vantaggioso per tutti. 
«Si riprende l’art.103 del decreto “Rilancio”, con i due canali di accesso alla regolarizzazione che diventano permanenti e non legati a una finestra temporale né limitati a determinati settori. Requisiti per accedere alla misura sono il lavoro e la presenza in Italia da almeno 180 giorni. Ciascuna persona assunta garantirebbe delle entrate fisse nel tempo con il versamento stabile di contributi. Un’analisi del centro studi INPS del giugno 2020 stimava che per la regolarizzazione 2020 sarebbero state presentate circa 160 mila domande e che l’emersione dei rapporti di lavoro avrebbe fatto registrare oltre 1 miliardo di retribuzione lorda, 265 milioni di contributi sociali, prima non versati, assieme a 225 milioni di imposte dirette (Irpef e addizionali locali). Si ricorda, inoltre, che il valore aggiunto prodotto dagli occupati stranieri nel 2020 è stato pari a 134,4 miliardi di euro, il 9% del PIL italiano; sempre nel 2020 gli oltre 2 milioni di occupati stranieri hanno dichiarato un reddito di 30,3 miliardi di euro e versato 4 miliardi di Irpef]».

La campagna Ero straniero è promossa da: Radicali Italiani, Fondazione Casa della carità “Angelo Abriani”, ARCI, ASGI, Centro Astalli, CNCA, A Buon Diritto, CILD, Fcei – Federazione Chiese Evangeliche in Italia, Oxfam Italia, ActionAid Italia, ACLI, Legambiente Onlus, ASCS – Agenzia Scalabriniana per la Cooperazione allo Sviluppo, AOI, con il sostegno di numerosi sindaci e decine di organizzazioni.