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Zwinglio nel solco di Zwingli

Zwinglio Mota Dias «era solito fare battute ironiche sull’assonanza del suo nome scelto per lui dai genitori; un nome che creava curiosità e difficoltà ai possibili interlocutori» che non avevano a che fare con il mondo evangelico e riformato. Zwinglio, dunque, spesso esordiva con battute, aneddoti, sul quel nome evocativo, una ironia sottile e intelligente che ha accompagnato l’intera sua opera e missione come teologo in Brasile e così nel suo peregrinare fuori dai confini natali geografici. Nato da una famiglia presbiteriana i genitori decisero di chiamarlo così «in omaggio» al grande riformatore svizzero del XVI secolo, Ulrich Zwingli. Il pastore e teologo ed ecumenista Mota Dias è morto lo scorso 19 novembre dopo aver combattuto contro il cancro, consegnando tuttavia una importante eredità missionaria ed ecumenica. A ricordarlo oggi è il sito del Consiglio ecumenico delle chiese (Cec). 

Il segretario generale del Cec, Ioan Sauca si è dunque unito alle molte voci che hanno espresso dolore per la sua scomparsa.

«Il pensiero teologico di Mota Dias e la sua attività pastorale – ha rilevato Sauca -, erano guidati da una profonda visione missionaria, ispirata da una solidarietà biblica radicata nella solidarietà e rivolta agli emarginati presenti nel suo vivere e operare e nel più ampio contesto latinoamericano».

Mota Dias è stato, infatti, e per molti anni, membro della Commissione del Cec per la Missione Mondiale e l’Evangelismo e impegnato nel lavoro della Urban Rural Mission, un programma missionario incentrato sul sostegno alle persone e teso a contrastare il degrado e a sostenere il lavoro in contesti urbani-industriali e rurali. 

Impegno che ha poi proseguito come moderatore del gruppo consultivo della Missione rurale urbana tra il 1985 e il 1992.

Nato nel 1941, Dias è entrato al Seminario Teologico della Chiesa Presbiteriana del Brasile a Campinas nel 1960, sotto l’influenza di Rubem AlvesRichard Shaull e del movimento studentesco cristiano. Ha proseguito i suoi studi teologici a Buenos Aires, in Argentina, presso l’Istituto Superiore Evangelico per gli Studi teologici. Tornato in Brasile, ha ricoperto il ruolo di pastore della Chiesa Presbiteriana nello stato di Minas Gerais. 

A metà degli anni  ’60 ricorda il Cec, nel periodo di polarizzazione politico-teologica «che portò allo smantellamento della Confederazione Protestante del Brasile (vista allora come un’organizzazione “pericolosa” sotto l’influenza del Cec), Mota Dias partecipò alla creazione di un Centro di Informazione Ecumenica (Cei) e del quale sarà il segretario generale sino al 1994». La Cei continua la sua attività come Koinonia Presença Ecumênica e Serviço. Nel 1970 fu arrestato a Rio de Janeiro dalle forze di repressione della dittatura militare brasiliana. Subì torture psicologiche con le quali gli si chiedeva di denunciare il fratello Ivan Mota Dias, allora leader della resistenza degli studenti alla dittatura. La persecuzione politica lo spinse all’esilio in Uruguay dove servì come pastore della Chiesa Metodista e dove proseguì il suo impegno ecumenico attraverso il movimento ecumenico nella Chiesa e Società in America Latina (Isal), Chiesa che vide l’opera di Julio de Santa Ana e di Emilio Castro. Tra il 1973 e il 1978 Mota Dias ha intrapreso gli studi di dottorato presso l’Università di Amburgo, in Germania.  La sua tesi – ricorda ancora il sito del Cec – «Crisi e compiti nel protestantesimo brasiliano: uno studio sulle condizioni storico-sociali e sulle possibilità pedagogico-popolari dell’evangelizzazione», fu redatta alla luce della sua esperienza come pastore di una congregazione presbiteriana in una favela di Rio de Janeiro e in dialogo con il pensiero dell’educatore brasiliano Paulo Freire, consulente della sub-unità Cec sull’Educazione dal 1970 al 1980.

Mota Dias, è stato poi professore del Dipartimento di Scienze storico religiose presso l’Università Federale di Juiz de Fora, Brasile, dove ha insegnato e supervisionato argomenti di ricerca avanzata relativi al protestantesimo e all’ecumenismo. È stato visiting professor al McCormick Theological Seminary a Chicago, Usa, e all’Emmanuel College della Victory University di Toronto in Canada.

 «Zwinglio – ricorda infine il sito del Cec – è passato tra noi con il fascino di un giovane che ha saputo unire Vangelo e società resistendo alla violenza della dittatura e producendo una teologia per il bene comune in Brasile, per l’America Latina e il mondo», ha affermato Rafael Soares de Oliveira, il direttore esecutivo di Koinonia. «Ha saputo incantarci come pastore e ascoltare e dar voce ai giovani della favela, ai giovani studenti delle Facoltà teologiche e a molte generazioni di “attivisti ecumenici”», conclude Oliveira. Negli ultimi anni, Zwinglio, aveva speso le sue ultime energie per fare memoria della sua vita, della sua missione e della sua dedizione volontaria all’azione pastorale. Era «l’ultimo baluardo di una generazione di pastori e teologi presbiteriani eccezionali e che hanno segnato e scritto un importante pezzo della nostra storia», ha osservato il moderatore della Chiesa Presbiteriana Unita del Brasile, il pastore José Roberto da Silva Cavalcante.

Mota Dias lascia la moglie Elizandra e i suoi figli Rodrigo, Ivan, Amadeus e Tiago.