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Cop26, speranze e delusioni dall’incontro mondiale sul clima

Nei giorni della Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici 2021 (Cop26), avviata il 31 ottobre e conclusasi il 12 novembre, il team internazionale della Campagna metodista internazionale Climate Justice For All si è incontrato per la prima volta fisicamente a Glasgow. La tappa di Glasgow segna il percorso e il lavoro che è stato fatto da ognuno e ognuna di noi negli ultimi 18 mesi, durante i quali abbiamo creato dal nulla la campagna Climate Justice For All (Cj4a).

La nostra presenza a Glasgow è stata molto significativa e molto importante per noi, perché abbiamo avuto la possibilità di rappresentare la voce metodista nel mondo e di condividerla in uno spazio come la Cop. Sono state delle settimane davvero molto intense e travolgenti, ma al contempo stesso indimenticabili, partendo dalla prima settimana in cui ci siamo preparati per il Cj4a live tenutosi il 6-7 novembre, che è consistito in un evento e un culto che si è svolto nella giornata di domenica 7 novembre in livestreaming sulle nostre piattaforme social, tutt’ora disponibili.

L’evento ha avuto la durata complessiva di 12 ore, e la sua finalità era innanzitutto di permettere a chiunque di collegarsi da ogni parte del mondo, senza essere limitato dall’orario e soprattutto per condividere tutte le risorse che sono state prodotte dall’inizio della campagna a oggi, sia da noi sia dai volontari che ci hanno accompagnato in questi percorso: infatti in questa occasione abbiamo avuto il piacere di conoscere Shamiso, una delle nostre volontarie dallo Zimbabwe, che era a Glasgow per la Cop. Inoltre, abbiamo tenuto diversi incontri serali nelle due settimane nella chiesa metodista di Woodlands, che ci ha ospitato nel weekend del Cj4a Live. In seguito al nostro evento, nella giornata di domenica 7 novembre abbiamo avuto il piacere di partecipare al culto ecumenico che si è tenuto nella Cattedrale di San Mungo, a cui erano presenti diversi leader religiosi mondiali e istituzioni politiche.

Nelle due settimane a Glasgow abbiamo avuto il piacere di conoscere la Young Christian Climate Network (Yccn), una rete di giovani cristiani nel Regno Unito tra i 18-30 anni con l’obiettivo di perseguire la giustizia climatica avendo come focus nei mesi successivi la finanza climatica, tema fondamentale per comprendere i negoziati e gli accordi che vengono presi nelle Cop. Oltre al gruppo Yccn abbiamo conosciuto la coordinatrice dei giovani del Consiglio ecumenico delle Chiese (Cec) e atri referenti della delegazione luterana mondiale.

La Cop26 è stata abbastanza deludente per diversi motivi, tra cui la poca inclusione, soprattutto per coloro che avrebbero dovuto venire dal Sud globale (espressione che negli ultimi quindici anni ha progressivamente sostituito, ampliandole, le precedenti definizioni di “terzo mondo” e “paesi in via di sviluppo”, ndr), che a causa delle varie restrizioni Covid non sono riusciti ad arrivare, e anche per la questione dei 100 miliardi di dollari all’anno destinati ai paesi più vulnerabili ai cambiamenti climatici: nonostante fossero stati promessi, a oggi non si è visto ancora nulla, e soprattutto vengono poste scadenze sempre assai lontane, per quanto riguarda per esempio la riduzione delle emissioni, ma anche la questione del loss&damage (perdite e danni) che verrà trattato (si spera) alla Cop27 in Egitto.

Per quanto riguarda gli aspetti positivi, sicuramente il fatto che si sia parlato e che sia stato preso in considerazione il metano, prodotto dai settori dell’agricoltura e dell’allevamento, oppure che sia stata posta una maggiore attenzione sulla cultura indigena e soprattutto va segnalata la grande attenzione da parte dei media sulla Cop26 e il ruolo della società civile, non dimenticandoci delle due proteste avvenute venerdì 5 e sabato 6 novembre, a cui abbiamo partecipato.

Nella seconda settimana della Cop ho avuto modo di incontrare Roberto Cingolani, ministro della Transizione Ecologica, con altre organizzazioni/associazioni italiane: abbiamo potuto conoscere più nel dettaglio gli obiettivi che si è posta l’Italia in merito ai 100 miliardi promessi in sostegno ai paesi del Sud Globale e al post-Cop.

Per me la Cop, oltre all’aspetto che riguarda i negoziati, è stata importante perché mi ha permesso di avvicinarmi ancora di più al mio paese d’origine, il Ghana, in quanto vi era il padiglione del Ghana, in cui sono stati tenuti diversi eventi: in questi ultimi sono state spiegate le varie iniziative e politiche che sono state adottate, e ne sono stata molto orgogliosa, in quanto molte politiche adottate sono davvero avanzate, e soprattutto, se si parla di emissioni globali, il Ghana ha un impatto davvero minimo, partendo dal fatto che il mio paese utilizza principalmente l’energia idroelettrica.

Come Climate Justice For All non sappiamo ancora che cosa faremo il prossimo anno; tuttavia, speriamo vivamente di continuare per lottare insieme per la giustizia climatica. Ognuno e ognuna di noi continuerà a impegnarsi nell’ambito locale, continuando a invitare le varie comunità a essere più sensibili su questo tema, ma soprattutto lavorando sull’aspetto intergenerazionale, coinvolgendo sia i giovani sia i “meno” giovani.

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