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Affinché ciò che è accaduto non accada mai più

Con la firma del 17 novembre 1938 Vittorio Emanuele III promulga il regio decreto che adotta la «dichiarazione sulla difesa della razza». 

Su proposta di Benito Mussolini ed emesso dal gran consiglio del fascismo il 6 ottobre, il provvedimento dunque esclude gli ebrei italiani dal servizio militare e dalle cariche pubbliche e limita la libera proprietà immobiliare, la gestione delle aziende private e l’esercizio delle professioni e ai bambini vieta di poter frequentare la scuola. «Con la conquista dell’Etiopia – ricorda Marta D’Auriasu Riforma -, avvenuta nel maggio del 1936 e col rinsaldarsi dei rapporti con la Germania nell’ottobre dello stesso anno, i princìpi delle gerarchie razziali, la politica razzista del fascismo divennero ancora più consapevoli e ufficializzate con la pubblicazione del Manifesto della Razza del 14 luglio 1938, esposto sotto forma di decalogo che sarà redatto da insigni scienziati e docenti universitari, che proposero aberranti teorie pseudoscientifiche confluite nella Dichiarazione sulla razza e approvate nell’ottobre del 1938 dal Gran Consiglio del fascismo, con la quale si ponevano le basi giuridiche per la discriminazione degli ebrei. Iniziò il lungo calvario dei bambini di famiglie ebree che vennero espulsi di lì a poco, da tutte le scuole d’Italia e non poterono più frequentare la scuola fino alla fine della guerra».

Migliaia di persone, dunque, si ritrovano all’improvviso stranierenella loro patria, e in poco tempo vengono private del lavoro, dei propri diritti e proprietà.  

Quale è stato il razzismo e l’antisemitismo di Mussolini?  «La risposta viene dall’ultima fatica dello studioso di storia politica del Novecento Giorgio Fabre per i tipi della Carocci*», scriveva poco tempo fa su Riforma Sergio Paolo Ronchi.

«Da documenti di archivio finora inediti, in particolare i decreti della Corte dei conti, emerge l’impronta del tutto istituzionale del razzismo e dell’antiebraismo del duce, di molto precedente le Leggi razziste del 1938: dalla presa del potere al crollo della dittatura. “Sede” di una “politica razzista sempre più raffinata”, il ministero dell’Interno, che Mussolini occupò quasi interrottamente per l’intero ventennio servendosi anche del “devoto collaboratore” Guido Buffarini Guidi (sottosegretario al ministero dal 1933) e di Arturo Bocchini (capo della Polizia). I nuovi documenti reperiti nell’Archivio centrale dello Stato – sottolinea l’autore – precisano come ci sia ben poco di casuale nel razzismo mussoliniano, che via via, lungo gli anni, prendeva una forma più precisa, con l’uso sempre maggiore di sottoposti importanti e fedeli, i prefetti. Lo sta a dimostrare anche, e inequivocabilmente, “[…] il proprio progetto strutturale fin dal 1932-33, quando modificò un ministero, quello di Grazia e Giustizia e dei Culti, per assorbire nell’Interno appunto le questioni di Culto, finite poi a loro volta, in qualche modo, nelle commissioni ministeriali antiebraiche”. Infine, anche nel periodo della Rsi, sono da registrare le sue “dirette” responsabilità quanto a deportazioni e sterminio». Il decreto del 17 novembre (insieme a altri decreti precedenti e promulgati sin dal settembre 1938) fa parte delle cosiddette «leggi razziali» o leggi razziste, in quanto legittimarono il razzismo nell’Italia fascista. 

Leggi, razziste, che travalicarono anche i confini italiani arrivando sino in Grecia, a ricordarlo è Marco Di Porto nel suo libro Una voce sottile

«Manca una sufficiente presa di coscienza di cosa fu il regime fascista – affermava lo scorso 27 gennaio (Giorno della memoria) Noemi Di Segni intervistata da Roberto Davide Papini sul sito della www.chiesavaldese.org  -, quali furono le sue responsabilità. Non abbiamo ancora fatto del tutto i conti con il passato». L’abrogazione di questi inaccettabili provvedimenti avvenne il 20 gennaio 1944 con il governo Badoglio, trasferitosi a Brindisi durante il Regno del Sud.

Purtroppo sentimenti antisemiti e xenofobi proseguono anche oggi: «In Italia assistiamo sgomenti ai casi di antisemitismo raccontati dalla cronaca, molto gravi, e purtroppo non solo a quelli, altri fenomeni d’intolleranza sono molto diffusi. L’antisemitismo – affermava Anna Foa intervistata da Riforma – è in crescita proprio perché trae la sua linfa vitale dall’humusrazzista ben seminato nel nostro paese. Il razzismo è più “forte” dell’antisemitismo». 

Nel libro La sola colpa di essere nati di Gherardo Colombo e Liliana Segre affermano: «Crediamo che che si debba riflettere fra l’interazione che esiste fra legge, il pregiudizio e la cultura. Crediamo che in questo caso il pregiudizio [antiebraico] sia stato così caldamente accolto, come se tale non fosse, anche per via del fatto che noi per millenni siamo stati formati dando per scontato, per naturale e ineluttabile, che il principio regolatore della società coincidesse con la discriminazione».

L’articolo 3 della Costituzione fortunatamente rovescia questo modo di intendere le persone, che sono riconosciute tutte importanti allo stesso modo. 

«Le caratteristiche personali che riguardano il genere, l’etnia, la religione, la lingua, le opinioni politiche e qualsiasi altra caratteristica della persona non possono creare discriminazione. Questo è il punto di saldo, il punto centrale del nostro dialogo, dal quale è nato il nostro libro», affermano gli autori.