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Chiamati a vivere relazioni di pace

Il Signore degli eserciti ha un giorno contro tutto ciò che è orgoglioso e altero, e contro chiunque s’innalza, per abbassarlo 
Isaia 2,12

E tutti rivestitevi di umiltà gli uni verso gli altri, perché Dio resiste ai superbi ma dà grazia agli umili
I Pietro 5, 5

Immersi nella sofferenza di una realtà di soprusi, in cui i violenti si sentono al sicuro, protetti dalla propria forza, agli oppressi non resta che alzare gli occhi e confidare nell’intervento liberatore di Dio. Guardano a Dio e sperano che non faccia un semplice rimbrottino bonario ai ladri, agli assassini, ai prevaricatori. Si augurano che Dio si erga come giusto giudice, come Signore potente, circondato dai suoi eserciti, per attuare la sua autorità contro chi viola il diritto e calpesta i deboli, confidando nella propria impunità.

C’è dell’altro, però. Si legge in I Pietro, “Dio resiste ai superbi, ma dà grazia agli umili”. In fondo, di fronte a Dio, non siamo invitati ad augurare la punizione per gli altri, a meditare vendetta o a sederci sulla riva del fiume aspettando che passi il cadavere del nostro nemico (Confucio), ma siamo chiamati a vivere relazioni di pace, senza alcuna prevaricazione nei confronti degli altri, ricercando il bene, la concordia, il perdono, con spirito di umiltà che non è paura del conflitto, ma forza creatrice di nuove realtà. Passare all’azione per contrastare il male e seminare nuove relazioni è precisamente il compito di chiunque non si abbandona allo sconforto, ma sa trovare in Dio la forza per non arrendersi.

Cristo, che dà la sua vita sulla croce, anche per i suoi nemici, ci ha offerto l’esempio perfetto di una lotta contro il male per la salvezza del mondo. Altri hanno guardato a lui, non per offrire un altro sacrificio vicario, di cui non c’è bisogno, visto che il sacrificio di Cristo è irripetibile e sufficiente, ma per percorrere strade che non siano di violenza, foriere di sempre nuove sofferenze. Sono una lunga schiera di testimoni, che hanno camminato sulla nostra terra (Ebrei 12, 1).