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Premio “Paolo Borsellino 2021” a Maria Grazia Mazzola

Domani mattina 29 ottobre al teatro Flaiano di Pescara si terrà la 25esima edizione del premio nazionale “Paolo Borsellino 2021”, istituito nel 1992 dalla volontà del giudice Antonino Caponnetto. Il premio, organizzato dall’associazione «Società civile», è rivolto alle personalità italiane che si sono distinte per impegno, coerenza e coraggio nell’azione sociale e politica, in particolare nella difesa e promozione di valori quali democrazia, legalità e libertà.

Per la sezione giornalismo riceverà il premio – insieme a Stefano Pallotta, presidente dell’Ordine dei giornalisti d’Abruzzo, e a Giovanni Bianconi, editorialista del Corriere della Sera – la giornalista inviata speciale del Tg1 Maria Grazia Mazzola.

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«Sono onorata e commossa – ha dichiarato Maria Grazia –. Ho conosciuto Paolo Borsellino dopo la mia laurea, allora collaboravo con L’Ora di Palermo. Fu lui a darmi il mio primo scoop sui clan dell’Arenella, i Fidanzati che si misero a produrre in laboratorio una droga sintetica, la benzoil-tropeina. Il mio scoop finì in prima pagina, erano gli anni ‘80. Ho prodotto poi Speciale Tg1 con Monica Maggioni dal titolo “L’uomo che sapeva di dover morire” sulla strage di via D’Amelio e sull’ultimo mese di vita di Paolo Borsellino. Fece il 15% di share. Ho sacrificato una vita al servizio dei cittadini, e con il vento contrario dei poteri forti, per i quali sono stata penalizzata. Ma mai ho abbassato la testa. Il cronista è testimone dei fatti e tanti interessi stanno condizionando oggi un ruolo autorevole, quello del giornalista, stravolgendolo. Oggi si vuole annullare i fatti, condizionarne la narrazione e relegare a meri verbalini del Potere le inchieste scomode. Oggi si tenta di invalidare i fatti e di rimuoverne la memoria».

«Sono inoltre molto contenta – ha proseguito Mazzola – che il prestigioso premio “Paolo Borsellino” arrivi proprio a pochi giorni dalla pubblicazione delle motivazioni della sentenza di condanna della boss Monica Laera che il 9 febbraio 2018 mi minacciò, aggredì e picchiò mentre svolgevo la mia professione di giornalista».

Descrivendo il contesto di omertà a Bari, il giudice Giovanni Anglana – che ha condannato in primo grado Monica Laera ad un anno e quattro mesi di reclusione per l’aggressione e le minacce di morte nei confronti di Mazzola – riconosce l’alto valore del giornalismo d’inchiesta. «Il giornalista di inchiesta – scrive il giudice – costituisce una minaccia seria per le organizzazioni criminali, in quanto con il proprio lavoro è in grado di provocare un grave vulnus al muro di omertà che protegge, in una coltre di silenzio, le vicende criminali del clan mafioso. (…) La giornalista Maria Grazia Mazzola non ha rinunciato al diritto-dovere di informare pur consapevole della caratura criminale delle persone che avrebbe incontrato».

«Il giudice Anglana – ha commentato Maria Grazia Mazzola – ha riconosciuto che Laera, boss del clan Sctrisciuglio, ritenne un affronto che io senza timore andassi nel quartiere Libertà di Bari, un contesto palesemente omertoso, a porre domande sul clan. La boss, scrive il giudice, mi aggredì nonostante io mi stessi allontanando, per esercitare platealmente il suo potere mafioso e intimidatorio. Le domande scomode, che rivolsi alla Laera sul figlio Ivan Caldarola, portavano a conoscenza del pubblico il reato increscioso di violenza sessuale di cui si era macchiato il giovanissimo rampollo in ascesa al comando del clan Strisciuglio. Fui minacciata ripetutamente non solo dalla Laera ma anche dalla consuocera Angela Ladisa, moglie del boss Mercante, con volgarità e pesante violenza verbale».

«Cenere sul capo di chi l’omertà invece nel quartiere Libertà l’ha alimentata anche non pubblicando mai che la boss Laera è mafiosa con sentenza in Cassazione dal 2006. Cenere sul capo di chi tentò di manipolare i fatti, di chi tentò di isolarmi e di penalizzarmi professionalmente», ha dichiarato Mazzola, ringraziando tutti e tutte coloro che in questa battaglia per la verità e la giustizia le sono stati accanto: Ass. Libera con don Ciotti, l’avv. Vincenza Rando, don Angelo Cassano, Ass. Stampa Romana, l’Ordine Nazionale dei Giornalisti, il Sindaco di Bari costituito parte civile, l’UDI, i Centri Antiviolenza Renata Fonte e Giraffa, i Salesiani con don Francesco Preite, Wikimafia, 450 associazioni della Società Civile, la giornalista Marilù Mastrogiovanni, l’avvocata Rai Caterina Malavenda, l’avv. Bello di Bari. «Un ringraziamento speciale – ha concluso la giornalista – va all’Ucebi e alla chiesa battista di Roma-Trastevere, ai pastori Antonella Scuderi e Ivano De Gasperis che mi hanno sostenuta».

Sarà possibile seguire dalle ore 9:30 la cerimonia della consegna dei primi in diretta TV su Rete 8 e in streaming.