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Abbattere ogni barriera

Ma Rut rispose: «Non pregarmi di lasciarti, per andarmene via da te; perché dove andrai tu, andrò anch’io; e dove starai tu, io pure starò; il tuo popolo sarà il mio popolo, e il tuo Dio sarà il mio Dio»
Rut 1, 16

Non c’è qui né Giudeo né Greco; non c’è né schiavo né libero; non c’è né maschio né femmina; perché voi tutti siete uno in Cristo Gesù
Galati 3, 28

In un’epoca nella quale si assiste al ritorno sulla scena europea di un nazionalismo che si sperava relegato ai libri di storia, fa strano leggere parole come quelle di Rut; lascerebbe già perplessi se si trattasse di una donna straniera emigrata all’estero che, avendo sposato un uomo del posto, annunciasse alla suocera il suo proposito di restare con lei, integrarsi con il suo popolo e con la sua religione; ma che lo dica una donna giovane, che poteva rifarsi una vita a casa propria, è sconcertante.

Cambia poco, a mio avviso, se trasportiamo questo episodio nel contesto italiano: che si direbbe, di una donna di un’altra regione, che dicesse queste stesse parole alla suocera, voltando le spalle al proprio dialetto, alla propria gente e alla propria terra? E magari, se l’una cattolica e l’altra evangelica, pure alla propria confessione religiosa!… Ma in questo racconto si parla del popolo d’Israele, di quella che diventerà la nonna del re Davide e un’antenata del Messia; e allora, forse, conviene concentrarsi sul fatto nudo e crudo: una straniera – e pure pagana! – fece la cosa giusta: non è l’unica volta nella Bibbia.

Rut rimase accanto a Naomi, che era vedova, senza più figli e (si suppone) anziana: uno dei deboli per eccellenza della società antica; Rut, da nuora, diventò per la suocera come una figlia: non volle restare “la straniera”, “quella là”, ma essere a tutti gli effetti parte del mondo di Naomi, sino ad accettarne il Dio; l’affetto, la premura e il senso di responsabilità abbatterono ogni barriera e, parafrasando l’apostolo Paolo, si potrebbe certamente affermare che fra Rut e Naomi non vi fosse più né ebrea né moabita (cfr. Gal. 3, 28); per una società come quella ebraica, alla quale l’orgoglio etnico e nazionale non aveva mai fatto difetto, è una bella lezione!

Ed è una bella lezione anche per tutti noi, tanti secoli dopo.