banchetto_escatologico

Dio raccoglie il suo popolo

Io li raccolgo dalle estremità della terra; tra di loro sono il cieco e lo zoppo, la donna incinta e quella in doglie di parto: una gran moltitudine, che ritorna qua
Geremia 31, 8

Gesù gli disse: «Un uomo preparò una gran cena e invitò molti; e all’ora della cena, mandò il suo servo a dire agli invitati: “Venite, perché tutto è già pronto”».
Luca 14, 16-17

Nella Scrittura, il Regno di Dio è quasi esclusivamente descritto come una grande festa, un banchetto escatologico. Se tenessimo conto del resto della parabola alla quale appartengono, questi due versetti assumerebbero un significato diverso, con un forte accento di giudizio per chi declina l’invito accampando scuse insolenti con l’ospite. Ma questi due versetti da soli testimoniano invece di un sentimento comune sia della fede del popolo di Dio, sia di Gesù. È su questo che siamo invitati a riflettere anche dall’altro testo, veterotestamentario, offertoci: «Ecco, io li riconduco dal paese del settentrione, e li raccolgo dalle estremità della terra; tra di loro sono il cieco e lo zoppo, la donna incinta e quella in doglie di parto: una gran moltitudine, che ritorna qua» (Geremia 31, 8). Il tema è quindi l’intenzione di Dio di raccogliere il suo popolo, sia quelli che mostrano i segni della solidità e della giustizia, sia quelli che mostrano i segni della fragilità umana e spirituale. Magari, anche quelli che sia appartengono alla fede ortodossa di Giuda, sia appartengono alla fede eterodossa dell’Israele del nord. Si tratta della festa di Dio con il suo popolo, che ha 12 tribù!

Forse, la frase più importante è: «Venite, perché tutto è già pronto», infatti gli ascoltatori riconoscono bene il riferimento di Gesù al banchetto escatologico, ma ascoltano per la prima volta che quel banchetto «è già pronto». Ossia, Gesù afferma che è “adesso” – mentre Egli è presente – che Dio sta raccogliendo il suo popolo, adunando le sue tribù, e questo annuncio merita il giubilo, l’allegrezza, la gioia degli invitati. Il Regno non appartiene all’ambito morale del dovere, ma a quello della celebrazione e del giubilo, per cui, per accedervi, è più utile essere liberi da vincoli che essere spiritualmente pronti, serve più la scaltrezza che la preparazione, più l’improvvisazione che la programmazione.

Anche ogni volta che celebriamo la cena del Signore la chiesa rinnova questo invito: “tutto è pronto, avvicinatevi con fiducia” e noi lo facciamo per la promessa di Gesù: «In verità vi dico che non berrò più del frutto della vigna fino al giorno che lo berrò nuovo nel regno di Dio» (Marco 14, 25). Partecipare alla Cena del Signore è un accoglimento del suo invito nella fiducia che il Regno è presente quando Gesù è presente.