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Sei morti sul lavoro solo ieri

Sei persone hanno perso la vita ieri, martedì 28 settembre, in diversi incidenti mentre stavano lavorando. Emanuele Zanin, 46 anni, e Jagdeep Singh, 42, sono morti all’Università Humanitas di Pieve Emanuele, nel milanese, mentre caricavano una cisterna di azoto liquido.

A Nichelino, nell’hinterland torinese, il titolare di un’officina meccanica, Leonardo Perna, di 72 anni, è morto cadendo da un’impalcatura alta 2 metri.

«Una mattanza quotidiana – afferma Marco Bazzoni, operaio metalmeccanico e Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza, Firenze – che purtroppo non conosce sosta. Pensiamo all’operaio di 52 anni che lavorava nella ditta Lavor Metal a Loreggia (Padova) caduto da un’impalcatura alta cinque metri. E proprio ieri – mentre si contavano le morti – c’è stato l’incontro tra governo e sindacati per parlare di sicurezza sul lavoro. Nell’incontro sono stati individuati i punti d’immediata realizzabilità: la revisione e il potenziamento della formazione dei lavoratori e dei datori di lavoro, la revisione e il potenziamento delle norme sanzionatorie da applicare a seguito delle ispezioni, la razionalizzazione dell’aspetto delle competenze in materia di ispezione, la costituzione di una banca dati unica delle sanzioni applicate.

Nell’incontro – prosegue Bazzoni – è prevista anche un’accelerazione per l’assunzione di 2300 ispettori del lavoro.

É bene però chiarire, e nuovamente, che gli ispettori del lavoro controllano solo la regolarità contributiva e il lavoro in nero e la sicurezza sul lavoro nei cantieri, ma sono sempre tenuti a preavvisare le Asl territorialmente competenti. I controlli per la sicurezza nei luoghi di lavoro li fanno i tecnici della prevenzione delle Asl, che dipendono dalle Regioni.

In tutta Italia ci sono circa sei milioni di aziende e i tecnici della prevenzione sono circa duemila. Se le dovessero controllare tutte, ogni azienda riceverebbe un controllo ogni 15/20 anni. Considerando la vita media di un’azienda, dunque, praticamente mai».

Lo scorso 6 agosto il Presidente del Consiglio Mario Draghi aveva affermato: «Tra tutti i problemi c’è una cosa che sta a cuore a tutti noi e a me in particolare: cercare di fare qualcosa per migliorare la situazione inaccettabile sul piano della sicurezza sul lavoro».

Bazzoni aveva allora inviato una missiva al presidente contenente la lunga lista dei morti sul lavoro in Italia e oggi alla luce dei sei decessi avvenuti solo ieri, si chiede: «Cosa aspetta il governo a fare qualcosa di concreto per fermare questo triste bollettino di guerra sul lavoro?

Dalla morte di Luana D’Orazio (3 Maggio 2021, ndr) sono passati quasi 5 mesi e da allora – prosegue Bazzoni -, non è stato fatto nulla. La si smetta poi, di usare termini ipocriti come “morti bianche” o peggio ancora “tragiche fatalità” perché non lo sono mai! Almeno per rispetto dei lavoratori che non ci sono più: per l’operaio che lavorava nella ditta Lavor Metal a Loreggia nel padovano, deceduto dopo una caduta da un’impalcatura di 5 metri. Per il camionista Giuseppe Costantino, che a Capaci è stato travolto dal suo tir. Per l’agricoltore che ieri sera è morto nella provincia di Pisa decapitato dalle lame di una trebbiatrice. I sindacati chiedono più sicurezza. Il ministro Andrea Orlando, ha assicurato che il Piano Sicurezza arriverà nelle prossime settimane. Lo speriamo davvero», conclude Bazzoni.

 

Foto di Pierangelo Zavatarelli