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Yom Kippur e Sukkòt, il mondo ebraico in festa e preghiera

«Il calendario ebraico è luni-solare: le feste, i giorni, i mesi e gli anni si basano sul tempo impiegato dalla luna per la sua rivoluzione attorno alla Terra, le stagioni sul tempo impiegato dalla Terra per la sua orbita intorno al Sole. Anno lunare e solare differiscono di circa dieci giorni. Per recuperarli, furono creati alcuni anni embolistici, con 13 e non 12 mesi», ricorda il sito itinerariebraici.it.

Oggi 16 settembre, il dieci del mese di Tishrì viene celebrato lo Yom Kippur, il giorno più sacro e solenne del calendario ebraico.

Un giorno interamente dedicato alla preghiera e alla penitenza e che «vuole l’ebreo, consapevole dei propri peccati, chiedere perdono al Signore». È il giorno in cui secondo la tradizione: «Dio suggella il suo giudizio verso il singolo». « […] Prima di Kippur devono essere stati saldati i debiti morali e materiali che si hanno verso gli altri uomini. Si deve chiedere personalmente perdono a coloro che si è offesi: a Dio per le trasgressioni compiute verso di Lui, mentre quelle compiute verso gli altri uomini vanno personalmente risarcite e sanate», si legge sul sito dell’Unione delle comunità ebraiche italiane (Ucei).

A partire dal 20 settembre sarà invece la Festa di Sukkòt, detta anche «Festa delle capanne».

Sono appunto le capanne a caratterizzare questa ricorrenza gioiosa che ricorda la permanenza degli ebrei nel deserto dopo la liberazione dalla schiavitù dall’Egitto: quaranta anni in cui abitarono in dimore precarie, accompagnati però, secondo la tradizione, da «nubi di gloria».

«Nella Torà – sempre sul sito dell’Ucei –  (Levitico, 23, 41-43) infatti troviamo scritto: “E celebrerete questa ricorrenza come festa in onore del Signore per sette giorni all’anno; legge per tutti i tempi, per tutte le vostre generazioni: la festeggerete nel settimo mese. Nelle capanne risiederete per sette giorni; ogni cittadino in Israele risieda nelle capanne, affinché sappiano le vostre generazioni che in capanne ho fatto stare i figli di Israele quando li ho tratti dalla terra d’Egitto”. La festa delle capanne è una delle tre feste di pellegrinaggio prescritte nella Torà, feste durante le quali gli ebrei dovevano recarsi al Santuario a Gerusalemme, fino a quando esso non fu distrutto dalle armate di Tito nel II secolo e.v. Altri nomi della festa sono “Festa del raccolto” e anche “Festa della nostra gioia”, poiché cade proprio in coincidenza con la fine del raccolto quando si svolgevano grandi manifestazioni di gioia. Questa festa è detta anche “festa dei tabernacoli” e il precetto che la caratterizza è proprio quello di abitare in capanne durante tutti i giorni della festa. Se a causa del clima o di altri motivi non si può dimorare nelle capanne, vi si devono almeno consumare i pasti principali. Altri nomi della festa sono “Festa del raccolto” e anche “Festa della nostra gioia”, poiché cade proprio in coincidenza con la fine del raccolto quando si svolgevano grandi manifestazioni di gioia».

La capanna deve avere delle dimensioni particolari e come tetto del fogliame piuttosto rado, in modo che ci sia più ombra che luce e dal quale si possano vedere le stelle. Si usa adornare la sukkà con frutta, fiori, disegni. La capanna dev’essere costruita sotto il cielo così che chi vi risiede possa avere la mente e lo spirito rivolti verso l’alto. Una giornata vissuta e condivisa nello spazio pubblico grazie alla realizzazione e alla costruzione di capanne nei quartieri maggiormente abitati dalle comunità ebraiche. Gli eventi principali si tengono davanti alle sinagoghe delle piccole e grandi città.

E si costruirà una capanna particolare nel giardino del Museo di Ferrara  che a cielo aperto vedrà decine di ospiti prestigiosi (dal 23 al 26 settembre) alternarsi per omaggiare la cultura ebraica: dallo scrittore israeliano Eshkol Nevo, al professore emerito Luciano Canfora, dal politico ed economista Romano Prodi, agli scrittori Igiaba Scego e Alessandro Piperno e Edith Bruck e Elena Loewenthal. Torna infatti (inaugurata dalla presidente dell’Unione delle Comunità ebraiche Noemi Di Segni), la XII edizione della Festa del Libro Ebraico, uno dei principali eventi culturali ideato e organizzato dal Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah-Meis di Ferrara.