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Ciò che possiamo imparare dalle teologie africane

L’ultimo numero di Protestantesimo, la rivista della Facoltà valdese di Teologia, è dedicato alla teologia africana. Anzi, come ci avverte il titolo del contributo di Daniela L. Rapisarda, si tratta di “teologie”. E ancora più, il titolo generale del fascicolo, curato da Letizia Tomassone che nella Facoltà valdese insegna Teologie femministe e di genere, ci parla di “Lezioni” dall’Africa. Lezioni, vien da pensare, non solo e non tanto come pratica accademica, ma insegnamenti, ammaestramenti, indicazioni di percorso. La narrazione proveniente dal mondo africano – scrive la curatrice – è intrecciata a quella occidentale ed europea da storie condivise e asimmetriche. «Storie della schiavitù e del commercio di esseri umani sono state giustificate anche con ragioni teologiche; sono le storie del commercio delle risorse e dello sfruttamento di popolazioni che hanno generato profonde diseguaglianze tra nord e sud del mondo. Ma sono anche le voci potenti delle teologhe africane, o la rivisitazione della religione tradizionale che propone una interconnessione con il mondo naturale che noi oggi cerchiamo anche in Occidente come antidoto alla mercificazione della natura. Sono le esperienze interreligiose di un mondo in cui l’autorità femminile nell’ambito del sacro ha spazi più ampi che in Europa».

A un confronto tra teologia cristiana e animismo, confronto ritenuto uno dei “cardini” della teologia africana, ci chiama il prof. Lothar Vogel, che nel recente Sinodo è stato eletto decano della Facoltà. Gli intrecci fra teologia della liberazione e teologie contestuali viene affrontato da Daniela Rapisarda, che muove dal «confronto tra teologia politica nera americana, Black Theology (James Cone) e teologia contestuale africana (John Mbiti), African Theology». Di un portato sessista e misogino, ma anche delle risorse che si esprimono «nelle reti comunitarie tradizionali e dell’autorità femminile il cui ruolo si manifesta in riti, danze ed espressioni religiose» parla Letizia Tomassone. Il dossier si conclude con un testo di Margherita Picchi, su «alcune dinamiche coloniali di costruzione di un discorso razzializzato riguardante le comunità di schiavi malesi che hanno dato forma alla prima presenza musulmana a Cape Town, in Sudafrica». «Come afferma il documento Kairos, elaborato in Sud Africa nel 1985, non è possibile alcuna riconciliazione senza giustizia: leggere le produzioni teologiche e le ricostruzioni di storia della liberazione africane fa parte di questo cammino di riconciliazione con giustizia».

Il fascicolo costa 22 euro. Tariffe di abbonamento: ordinario euro 40; pastori 32; studenti 30; sostenitori 80 euro. Ccp 24717001 intestato a Facoltà valdese di Teologia – Segreteria