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Laicità a scuola: quali prospettive?

L’attualità del tema della “laicità sotto attacco” nella nostra società ha stimolato quest’ anno un vivace dibattito nel corso dei lavori dell’ultimo Sinodo delle chiese metodiste e valdesi, con particolare attenzione al mondo della scuola, riportando alla memoria il ruolo dell’associazione “31 Ottobre, per una scuola laica e pluralista, promossa dagli evangelici italiani”, che per diciassette anni ha svolto su questo tema azioni di promozione, informazione e sensibilizzazione, vigilanza e denuncia ma soprattutto ascolto in merito alle varie istanze provenienti dal mondo della scuola.

La maggior parte dei documenti prodotti, degli atti dei convegni, delle ricerche e delle pubblicazioni curate dall’associazione o frutto delle collaborazioni con le tante realtà incontrate, sono ancora oggi utili strumenti per comprendere sia le dinamiche che hanno determinato il peggioramento dello stato di salute della laicità sia i comportamenti utili per districarsi quotidianamente nel labirinto della normativa vigente, spesso “liberamente” interpretata dalle singole istituzioni scolastiche autonome.

Serve in questo contesto un’azione continua di informazione diretta alle famiglie per far si che la scelta alternativa all’insegnamento confessionale cattolico non sia vissuta dalle bambine e dai bambini come una scelta “escludente” ma si inserisca in un progetto educativo condiviso anche con la scuola, che in merito al fatto religioso ha una sola offerta formativa: l’insegnamento della confessione cattolica (Irc).

Richiedere un’attività alternativa all’Irc significa quindi operare una scelta consapevole dei diritti e dei doveri propri di una comunità educante come la scuola, nel rispetto dei reciproci ruoli.

La pandemia ha evidenziato tutte le debolezze del sistema dell’istruzione italiano, non ultima l’impossibilità di continuare a mantenere nell’orario curricolare l’insegnamento religioso confessionale facoltativo, che sopravvive soltanto grazie alle pressioni delle gerarchie cattoliche, a discapito di un eventuale insegnamento laico sulla storia delle religioni e del libero pensiero, che “rischierebbe” di offrire strumenti ai discenti per orientarsi nella società multiculturale e non consentirebbe di garantire privilegi agli insegnanti di religione, privilegi che testimoniano una forzatura del dettato costituzionale sotto più profili. 

Per evitare qualsiasi scontro con l’imposizione cattolica, il Ministero dell’Istruzione non ha mai preso in considerazione l’idea di ragionare sullo spostamento dell’Irc al di fuori dell’orario curricolare, bensì ha lasciato che negli anni le singole istituzioni scolastiche adottassero da un lato strategie per arginare “il problema” delle libere scelte alternative, compiute dalle famiglie e dagli studenti in virtù dello stato di non obbligo che tutela la libertà di coscienza e di religione, e dall’altro cercando di utilizzare al meglio i docenti dell’Irc, protetti direttamente dall’ordinario diocesano e pertanto intoccabili; insegnanti che nel tempo hanno così conquistato sempre più spazi all’interno di un’istituzione pubblica, oggetto nel frattempo di riforme disattente alle reali esigenze delle comunità scolastiche.

Ricordiamoci sempre che la scuola è parte integrante della collettività, non è un mondo a sé le cui problematiche interessano solo la popolazione scolastica. Negare l’esercizio di un diritto sancito dalla Costituzione alle bambine e ai bambini, alle loro famiglie, non è accettabile non solo perché disattende la normativa vigente ma soprattutto perché mina dal basso la credibilità dello Stato in cui si vive, oltre che stimolare pericolose derive identitarie.

Proprio per questo è necessario e urgente far comprendere l’importanza della laicità quale principio supremo dello Stato italiano, operando su più livelli per far sì che non resti un concetto astratto ma diventi davvero parte delle nostre scelte quotidiane, a scuola e non solo.

La richiesta dell’Assemblea sinodale di dotarsi di un soggetto che, a livello del protestantesimo italiano, possa farsi carico e portavoce delle istanze di laicità  previste dalla Carta costituzionale è sicuramente una delle strade da percorrere, verificando se tra le tante commissioni esistenti non ve ne sia già una che se ne possa, o debba, occupare.

Parallelamente l’istituzione di uno sportello telematico di ascolto e consulenza per dare assistenza a tutte le persone che riscontrano problemi legati alle lacune di laicità negli spazi pubblici dovrebbe collocarsi in un percorso che preveda anche attività di informazione in merito ai diritti e ai doveri lesi da tali lacune.

In relazione al sistema scolastico si dovrebbero attuare, oltre alle iniziative di informazione, dei veri e propri percorsi di formazione e aggiornamento per docenti e non solo. 

In tutto questo rilevo molti aspetti già compresi nello Statuto della 31 Ottobre, la cui esperienza si è chiusa nel 2016 visto il calo di iscritti e la mancanza di partecipazione attiva alla vita dell’associazione, a fronte di notevoli impegni da parte del Comitato direttivo anche nell’organizzare incontri e collaborazioni con scuole, associazioni e con le Consulte per la laicità delle istituzioni operanti sul territorio nazionale; ma la dimensione associativa richiede un’organizzazione onerosa e impegnativa che, oggi, può risultare superata.

Restano comunque le esperienze fatte dai membri attivi che si sono avvicendati nel Comitato direttivo, forse ancora disponibili a mettersi all’opera, oltre al già citato bagaglio di pubblicazioni prodotte tra cui, per esempio, possiamo annoverare il progetto “L’insegnamento di Attività alternativa: quali prospettive?”, un corso di formazione per docenti organizzato e coordinato a Genova dalla Scuola secondaria di I grado sperimentale “Don Milani”, supportata dal Laboratorio di tecnologie didattiche per docenti (LabTD) di Genova, nel corso dell’anno scolastico 2011-2012. Segnalo questa esperienza perché diede alle stampe un documento sintetico ma completo, molto valido come vademecum per le varie componenti scolastiche in cui raccogliemmo anche dati statistici e riflessioni intorno alle attività alternative, sostenendone la stampa insieme alla Tavola Valdese e all’Unione degli Atei e Agnostici Razionalisti. A distanza di dieci anni sarebbe utile ritornare a riflettere su quel percorso per verificare l’entità del peggioramento, partendo da quei dati concreti. Pensiamoci.