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L’ultimo «volo» di Daniele Del Giudice

 

«É morto nella notte lo scrittore Daniele Del Giudice. L’autore de Lo stadio di Wimbledon, Atlante occidentale, Nel museo di Reims, Staccando l’ombra da terra, aveva 72 anni (era nato a Roma nel 1949); sabato avrebbe ricevuto il Premio Campiello alla carriera a Venezia perché considerato “tra i più importanti scrittori contemporanei’”», questa la triste notizia riportata oggi dall’Agenzia di stampa Ansa.

Era malato da tempo e certamente non sarebbe andato a ritirare il premio a causa delle sue condizioni.

Del Giudice aveva lavorato alla redazione di «Paese sera». Da molti anni viveva a Venezia.

«Daniele Del Giudice – ha dichiarato, appresa la triste notizia stamane il direttore del settimanale Riforma, Alberto Corsani -, letterato di formazione scientifica (nel suo romanzo Atlante occidentale è inserito un reportage su una sua visita al Cern di Ginevra, ndr), ha saputo esprimere una grande attenzione – grande cura – per il rapporto fra le parole e le cose, per come noi percepiamo la realtà e noi stessi. Da critico letterario, in uno dei suoi ultimi testi, la raccolta di saggi In questa luce (2013), aveva individuato, con chiarezza, il salto che fece la narrativa dall’800 a quella del ’900: «il lettore ottocentesco di romanzi si identificava con i personaggi».  Poi arriva Franz Kafka. Da lì in poi, sosteneva acutamente Del Giudice, l’identificazione sarà diretta tra l’interiorità dell’autore e il lettore. Nessuno potrebbe identificarsi in Gregor Samsa, protagonista della Metamorfosi, che si sveglia una mattina ritrovandosi trasformato in un enorme insetto. Per noi protestanti – aggiunge Corsani – risulta gradito aver trovato, nelle sue pagine critiche, dei lusinghieri giudizi sulle traduzioni che lo scrittore valdese Piero Jahier fece di opere di Joseph Conrad».

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Molti i tweet (come quello riportato in apertura e postato da Punto Lettura) e i ricordi e le dimostrazioni di stima e di affetto dedicate a Del Giudice e stanno in queste ore animando il web.

A partire dalle parole pubblicate dallo scrittore conduttore radiofonico e direttore del Salone del libro di Torino, Nicola La Gioia, che scrive: «Oggi siamo rimasti senza Atlante. Ciao #DanieleDelGiudice».

E chi lo ricorda riportando versi e parole, come Monica Nonno autrice e responsabile programmista radiofonica di Radio3: «Al tramonto, dopo l’atterraggio, faremo lunghi ed elastici passi per rilassarci dalle fatiche dei comandi. Sorrideremo, di nuovo ricongiunti alla nostra ombra», postando poi la copertina del libro, Staccando l’ombra da terra.  

E ancora, come afferma il giornalista e direttore del Festival dei diritti umani di Milano, Danilo De Biasio: «Il racconto della paura, tensione e smarrimento che c’è in “Staccando l’ombra da terra”, dovrebbe essere preso ad esempio da chiunque voglia scrivere», accompagnando il suo tweet con quello della Rivista Studio, che afferma: «Scrittore poco celebrato, prima schivo e poi reso invisibile da una malattia che si fatica a nominare». Rivista che invita a leggere (dai suoi archivi) un ritratto dal titolo: Il fantasma Del Giudice.

«Le parole di Del Giudice – ricorda Gian Guido Vecchi de Il Corriere della Sera – erano come orlate di silenzio, e poi c’è stato solo il silenzio e la luce della laguna di fronte alla Giudecca. Le parole restano, strappate al silenzio. I grandi scrittori non ci lasciano mai».

Anche il ministro delle Cultura, Dario Franceschini ha ricordato che la scomparsa di Daniele Del Giudice: «È una grande perdita per la cultura italiana. Del Giudice è stato uno dei più grandi scrittori del Novecento».

Recentemente sono stati raccolti alcuni scritti in due volumi In questa luce (saggi e scritti autobiografici, 2013) e I racconti (2016).

Tra i suoi saggi letterari, ricorda ancora l’agenzia Ansa: l’introduzione alle Opere complete di Primo Levi (1997 e 2016).

Nel 2002 gli è stato assegnato il premio Feltrinelli – Accademia dei Lincei per il complesso della sua opera narrativa.