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Gli insegnamenti del “Sinodo possibile”

Il Sinodo delle chiese valdesi e metodiste s’è svolto, quest’anno, in una modalità che potremmo definire mista con la partecipazione “in presenza” di una piccola parte e con la maggioranza che ha partecipato da casa in modalità telematica. Il Sinodo s’è trovato significativamente a incontrare e ad affrontare quelle difficoltà e quei problemi che già la chiesa aveva incontrato e affrontato nelle sue diverse articolazioni, Distretti, Circuiti, comunità locali, quando s’è presentata la necessità di riunirsi a livello di Consiglio o di assemblea. S’è trattato di organizzarsi, facendo i conti con la pandemia che per tanto tempo ha bloccato non solo le nostre attività ecclesiali, ma anche tutto il nostro paese e tanti altri paesi in Europa e nel mondo.

Notevole è stato lo sforzo dispiegato per riorganizzare le modalità di partecipazione, affinché fossero il più possibile vicine a quelle in presenza e non solo per la tecnologia messa in campo, ma anche per l’esigenza di garantire la conformità delle nuove modalità con i regolamenti e le discipline che disciplinano e regolano lo svolgimento dei lavori sinodali. Ecco, allora, la necessità di un corposo articolo, come l’art. 3, approvato nella mattinata di domenica 22 agosto, che, avendo preso in considerazione ogni punto delle Discipline cui sarebbe stato necessario derogare per operare secondo le nuove modalità, ha consentito all’assemblea sinodale di procedere nella massima regolarità e in piena consapevolezza. La segreteria tecnica ha garantito, da parte sua, l’interazione tra Sinodo in presenza e Sinodo on-line e, immagino, non senza problemi, difficoltà e inconvenienti da risolvere in tempo reale, ha assicurato continuità e fluidità allo svolgimento delle attività.

Per quanto all’ultimo abbia dato qualche problema, ho trovato molto efficace la modalità proposta per esprimere il voto, palese o segreto che fosse: i tempi morti si sono, così, ridotti al minimo e tutti hanno potuto prendere direttamente atto delle risultanze della votazione. Mi pare apprezzabile, ancora, la possibilità di accedere on-line, comodamente, con il proprio PC e in tempo più che ragionevole agli atti, ai verbali e alle proposte della Commissione d’esame (Cde) e della Tavola valdese. S’è dovuta constatare, invece, almeno all’inizio, qualche difficoltà in più rispetto all’immediatezza dell’operare in presenza, per proporre un ordine del giorno o presentare una proposta di emendamento, ma, forse, anche in questo caso si trattava di prendere confidenza e pratica con un diverso modo di fare le medesime cose. Particolarmente apprezzata l’iniziativa di rendere pubblico il momento, tanto toccante e sentito, delle commemorazioni delle sorelle e dei fratelli che ci hanno lasciato: chi non avrebbe potuto assistervi, perché non è parte del Sinodo, così ha potuto comunque farlo. Quali altri momenti della discussione, come si suggeriva da qualcuno, si sarebbero potuti opportunamente diffondere e rendere pubblici anche al di fuori dell’aula sinodale e del tradizionale tendone nel cortile posteriore?

Tutto bene e solo bene quindi? No, naturalmente. Peccato non aver potuto essere tutti insieme “fisicamente” vicini e vicine a Monica Natali e a Gabriele Bertin, consacrati rispettivamente al ministero diaconale e al ministero pastorale; certo siamo stati loro vicini “spiritualmente”, il che vuol dire, da credenti, nella potenza dello Spirito Santo e non certo in qualche forma di telepatia o come spiriti disincarnati.

Chi non rimpiange il piacere mancato di rivedere sorelle e fratelli, che conosciamo, ma possiamo incontrare solo in occasione del Sinodo a causa della distanza che ci separa da loro? Chi non si dispiace dell’opportunità sfumata per quest’anno di conoscere sorelle e fratelli mai conosciuti prima? Certo s’è persa, con questa modalità, almeno per chi è rimasto a casa, la possibilità dell’incontro personale, dello scambio di battute diretto, magari del fraterno chiarimento dopo il confronto un po’ duro di posizioni diverse durante il dibattito…

Sì, c’è un “Sinodo accanto al Sinodo”, che si svolge al di fuori dell’aula sinodale, non contrapposto a quello ufficiale, ma a esso complementare, al quale abbiamo dovuto rinunciare, per ora non per sempre. Possiamo immaginare un Sinodo futuro che, per usare un’espressione ultimamente molto in voga, pur tenendosi in presenza, sappia conservare e valorizzare le buone pratiche che abbiamo acquisito, facendo di necessità virtù? La pandemia non è stata un bene, ma da situazioni di crisi, così come dalle difficoltà e dal confronto con il limite, spesso possono venire novità in sé utili e positive: tecnologie innovative e nuove prassi. Per proporre un esempio, come s’è detto sopra, buone pratiche sono, ovviamente a modesto parere di chi scrive, la modalità telematica per l’espletamento delle operazioni di voto nonché la possibilità di accedere comodamente ad atti, verbali e proposte della Cde e della Tavola valdese; qualcosa, forse, si potrà migliorare, se non risolvere, in ciò che ha funzionato un po’ meno o un po’ meno bene.

Si poteva fare meglio? Forse. Si sarebbe potuto, tuttavia, anche fare peggio o, peggio ancora, non fare nulla e, cercando il meglio, perdere il buono: “tutto o niente” è un principio che, messo in pratica, porta più spesso al niente che al tutto. Alla naturale dimensione del limite non possiamo, umanamente, sfuggire: è ragionevolezza, dunque, avere il senso del limite e consapevolmente esercitarlo. Dobbiamo, dunque, essere grati al Signore che ci ha dato le opportunità, i mezzi e le persone, che ci hanno consentito di tenerlo, il nostro Sinodo.

Riconoscendoli come doni del Signore, ringraziamo anche quante e quanti hanno messo a disposizione tempo, conoscenze e competenze, profondendo tutto il loro impegno, affinché, se non “l’ottimo possibile”, quello concluso fosse, almeno, il “Sinodo possibile”.  

 

Foto di Samuele Revel