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Di che cosa parla la chiesa quando parla di chiesa

La giornata di martedì è stata molto ricca di argomenti e di dibattiti, che hanno messo in evidenza ancora una volta lo stretto rapporto fra temi apparentemente “interni” alle chiese e realtà “esterna”, sociale e politica.

Quattro ordini del giorno sono stati presentati dalla Commissione Proposte, incaricata di raccogliere le proposte elaborate da membri del Sinodo, pastori/diaconi e “laici”, quindi non dalla Commissione d’esame che istruisce il dibattito. Importante sottolineare questo aspetto, uno dei pilastri della “democraticità” dell’assemblea sinodale. Come da prassi, gli ordini del giorno (relativi al tema carceri, Premio Nobel a Emergency, crisi occupazionale e sostegno alle famiglie, più uno “interno” sui predicatori locali) sono stati sottoposti all’assemblea per eventuali emendamenti: la votazione è prevista per oggi, mercoledì, insieme ad altri due ordini del giorno su Corridoi umanitari e Afghanistan.

A prorompere nel dibattito, in modo anche un po’ inaspettato, è stato il tema dei rapporti con lo Stato e in particolare l’insegnamento della religione cattolica nelle scuole (vedi l’articolo qui). Un altro tema apparentemente interno, ma strettamente legato alle dinamiche socio-politiche nel nostro paese, è il percorso interculturale di Essere chiesa insieme (vedi l’articolo qui).

In questa dinamica interno-esterno non poteva mancare la discussione sui rapporti con la Chiesa valdese del Rio de la Plata; formalmente ramo sudamericano della Chiesa valdese, di fatto, come ha ricordato il pastore Eugenio Bernardini (dalla sua esperienza di ex-moderatore della Tavola valdese), chiesa autonoma con una forte specificità rispetto alla chiesa italiana, consolidatasi in un momento di passaggio cruciale tra anni ’60 e ’70. Dobbiamo evitare, ha sottolineato Bernardini, di avere, anche in buona fede, un atteggiamento neocolonialista, liberarci dall’idea di intervenire come se fosse una regione italiana, ma ascoltare le richieste dei fratelli e delle sorelle della Iglesia, lasciando a loro stabilire le priorità.

L’aspetto “esterno” di questo tema riguarda, come espresso dalla Commissione d’esame introducendo l’argomento, la «solidarietà nella lotta contro populismi, nazionalismi e fondamentalismi di matrice cristiana», in un momento di grandi divisioni e polarizzazioni che sta vivendo il Rio de la Plata, anche al di là della pandemia, come ha sottolineato la moderadora della Mesa valdense Carola Tron nel videomessaggio inviato all’assemblea.

Non si tratta soltanto di una solidarietà morale, ma anche materiale e finanziaria, ha ricordato la moderatora della Tavola valdese Alessandra Trotta, attraverso i fondi Otto per mille (circa 1 milione di euro all’anno nel 2020 e 2021), che include alcuni progetti straordinari legati all’emergenza Covid-19, cui si aggiungeranno altri stanziamenti straordinari già previsti dalla Tavola.

A proposito di Otto per mille, altro tema “focale” delle assemblee sinodali, la discussione nell’ultimo scorcio del pomeriggio (potremmo dire nei tempi supplementari) ha dovuto fortemente contrarsi. Per il resoconto dei progetti e delle modalità di monitoraggio si è rimandato ai documenti elaborati come ogni anno dall’apposito ufficio, ricordando da parte della moderatora l’importanza della collaborazione delle chiese nei singoli territori, sia per intrecciare rapporti di conoscenza reciproca sia per esercitare una funzione di “controllo informale” sui soggetti beneficiari.

Ciò che stava più a cuore, negli ordini del giorno presentati dalla Tavola, era da un lato potenziare la commissione di volontari che fa una prima valutazione dei progetti (è stato ricordato che ognuno ne esamina circa 300 ogni anno); dall’altro eliminare un vincolo presente nell’attuale formulazione dell’Intesa con lo Stato, che limita agli “organismi associativi” i soggetti destinatari di fondi Otto per mille. Si è notato che questo limite non è presente in altre Intese, ma data la delicatezza del tema si è poi scelto di studiare ulteriormente l’argomento, presentando al prossimo Sinodo una nuova formulazione.

Un tema centrale in questo dibattito, anche perché trattato da due delle Conferenze distrettuali (Primo e Secondo Distretto) tenutesi in giugno, era però quello della finanziabilità con i fondi otto per mille degli interventi su immobili “ecclesiastici. La moderatora ha ricordato che già il Sinodo 2014 aveva stabilito questa possibilità, con alcuni vincoli importanti, ora ribaditi. Il chiarimento riguarda il carattere “culturale” dell’edificio su cui viene fatto l’intervento: si tratta quindi di immobili il cui interesse storico-culturale è stato stabilito da enti pubblici (per esempio Soprintendenza per i beni culturali), al di là del loro utilizzo o meno per attività di culto. Non si tratta quindi di una modifica dei criteri già esistenti, ma di un chiarimento sui vincoli, rispondenti al principio basilare che “non un euro viene speso per il culto”. L’ordine del giorno è stato approvato a larga maggioranza, nonostante i timori espressi negli interventi, e la giusta osservazione, da parte di alcuni, che questo non deve diminuire l’impegno a trovare altre fonti di finanziamento (bandi regionali, fundraising, chiese estere, fondazioni bancarie), e soprattutto a condividere le conoscenze maturate, più di quanto si sia fatto finora.

La Commissione d’esame ha poi proposto alcuni odg puntuali, più interni, che riguardavano i ministeri (revisione del documento sinodale del 2014 sull’ammissione al ministero pastorale e diaconale, in collaborazione con Commissione ministeri, CoMi), la classificazione delle chiese (con il superamento dell’attuale distinzione tra chiese “in formazione” e chiese “costituite”, spesso non reale). Si è affacciata anche la necessità di una riorganizzazione degli uffici della Tavola, che come è stato ricordato comprendono oggi non solo la segreteria a Roma e Torre Pellice, ma l’amministrazione, l’ufficio Otto per mille e l’Ufficio beni culturali.

In questo “pacchetto” di votazioni, la proposta più interessante, che avrebbe meritato un approfondimento e una discussione, è quella di una “scuola di formazione nazionale” rivolta ai giovani tra i 18 e i 27 anni: un percorso anche vocazionale, ha spiegato la moderatora Alessandra Trotta, per facilitare nei giovani la scoperta di talenti e la possibilità di metterli a frutto nelle varie dimensioni della chiesa. In altre parole, quella che un tempo si sarebbe chiamata “scuola formazione quadri”. L’idea, già presentata in un incontro della Tavola con le chiese sorelle estere, è stata accolta molto favorevolmente, e un gruppo di progettazione sta elaborando una proposta in cui saranno coinvolti i vari centri di formazione delle nostre chiese (Agape, Ecumene, Fgei…).

Sempre nell’idea di una formazione continuativa dei membri di chiesa, è stato approvato di ristampare in forma cartacea il manuale elaborato nel 2017 per i membri di concistori e consigli di chiesa, sempre disponibile online dal sito www.chiesavaldese.org.

 

Foto di Samuele Revel