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De Maistre, una visione della Riforma come sciagura epocale

Quest’anno cade il duecentesimo anniversario della morte di Joseph de Maistre, uno dei protagonisti del pensiero conservatore europeo. Fervente cattolico, savoiardo, suddito e funzionario del re di Sardegna, proveniente da una famiglia di recente nobiltà, il giovane conte de Maistre, guardò con curiosità e timido ottimismo agli eventi francesi del 1789. Ma ne fu presto deluso e, ispirato anche dalla lettura delle Riflessioni sulla Rivoluzione in Francia dell’inglese Burke, si trasformò in uno dei più feroci avversari della Rivoluzione. Non certo il primo, ma uno dei primi a superare la fase della polemica contingente e a dare un’interpretazione della Rivoluzione inquadrata in una visione generale al tempo stesso filosofica, politica e teologica. Una posizione a cui verrà successivamente dato il nome di tradizionalismo francese e a cui vengono ricondotti anche il visconte Louis de Bonald e l’abate Félicité de La Mennais. Prosatore brillante e accattivante, De Maistre più che gli altri seppe conquistarsi un certo successo di pubblico, diventando così un riferimento per le destre di orientamento cattolico-tradizionalista. E non solo per quelle.

Nella lettura di De Maistre la Rivoluzione è un evento epocale, il momento dell’irruzione del male metafisico nella storia umana. È al tempo stesso il frutto del peccato e la sua punizione. Ma proprio per questo non è un fatto casuale. È il termine di un processo di decadenza della storia europea che ai suoi occhi ha un inizio ben preciso: la Riforma. I suoi biografi ricordano come il Conte, nella sua vita, strinse amicizia con alcuni notabili protestanti. Eppure nei suoi scritti il protestantesimo è il grande nemico dell’Europa, che bisogna soffocare con ogni mezzo. Se pochi decenni prima l’Illuminismo aveva condannato l’inquisizione spagnola come una delle più aberranti creazioni del fanatismo, il savoiardo la difende come quell’ancora di salvezza che ha sottratto parte del continente al contagio protestante e rivoluzionario. Anticipando la retorica delle destre novecentesche, De Maistre definisce il suo nemico – la Riforma – ora come una malattia, ora come un animale nocivo, ora come un parassita. Insomma un pericolo per l’organismo sociale. Perché il peccato mortale che egli imputa ai protestanti è proprio la rottura di quel sistema organico che ai suoi occhi era l’Europa pre-riformata. La Cristianità o Europa tanto cara anche ai poeti romantici cattolici.

L’Europa medievale, che gli illuministi avevano dipinto come un mostro oscurantista, era per lui il più alto prodotto del Cristianesimo. Fondata sull’unica forma di governo naturale, la monarchia assoluta, retta dai principi dell’autorità e dell’obbedienza, l’Europa aveva il suo garante nel papato, forse la più eccelsa istituzione che l’umanità avesse conosciuto. Un sistema organico in cui non vi poteva essere posto neppure per le ambizioni individuali dei re, men che meno per quelle dei sudditi. Ma è proprio a queste che apre le porte Lutero, presto assecondato da piccoli sovrani desiderosi di sottrarsi al controllo papale. Il principio del libero esame nega l’autorità suprema della Chiesa e introduce il germe dell’individualismo. Questo è per definizione nemico dell’organicismo sociale e non appena liberato inizia il suo lavoro di corrosione della società.

Primo effetto della Riforma è la rinascita della filosofia. Già conosciuta nel mondo greco, non a caso caratterizzato da una perenne conflittualità interna, questa era stata domata dal Cristianesimo. Ma grazie a Lutero rinasce con lo stesso spirito settario e fazioso dei tempi antichi, anzi il confronto con la vera religione ne accresce il livore polemico. E nel giro di qualche generazione porta all’Illuminismo, che con la sua pretesa di sottomettere ogni cosa al vaglio della ragione individuale, il sapere aude kantiano, rappresenta per i tradizionalisti la somma di tutti gli errori partoriti nei due secoli precedenti e l’anticamera dell’ateismo.

Ma il principio del libero esame ha anche un’altra eco. La messa in discussione dell’autorità si traduce in una desacralizzazione della politica, riportata nell’ambito dell’agire umano. Contrattualismo, costituzionalismo, sovranità popolare, teorie monarcomache, Dichiarazione dei diritti dell’Uomo, sono le diverse facce che lo spirito sedizioso e ribelle di Lutero e seguaci assume in questo campo. E per De Maistre non sono altro che preamboli dell’anarchia. Mentre il suo compagno di strada Bonald, più attento alla sociologia, ha in qualche modo anticipato alcune idee sviluppate da Weber nel celebre L’etica protestante e lo spirito del capitalismo, De Maistre, ben prima di Troeltsch, ha elaborato una filosofia della storia che vede nel protestantesimo un elemento fondamentale per lo sviluppo della modernità. Ma con un punto di vista e una valutazione assiologica ribaltati rispetto a questo e a quanto noi siamo abituati a pensare. E, se a duecento anni dalla sua morte, potremmo credere che il suo feroce antiprotestantesimo fosse un frutto del suo tempo ormai privo di interesse, non dobbiamo dimenticare che questo fronte polemico è riemerso più volte nella storia della destra francese. In pieno 900 con Maurras, ma anche, seppure in toni molto diversi, in alcune dichiarazioni del Front National di pochi anni fa.

per approfondire:

La selezione di opere di Joseph de Maistre in lingua originale più facilmente reperibile al momento è J. de Maistre, Œuvres, Robert Laffont 2007.

Opere principali disponibili in traduzione italiana: Considerazioni sulla Francia, Editoriale Il Giglio, 2010; Il Papa, Rizzoli, 1984; Le serate di San Pietroburgo. Colloqui sul governo temporale della Provvidenza, ed. Fede & Cultura 2014; Scritti politici. Studio sulla sovranità e il principio generatore delle costituzioni politiche, Cantagalli 2000; Stato di natura. Contro Jean-Jacques Rousseau, Mimesis 2013.

Alcune introduzioni e interpretazioni italiane: Campari – De Maistre, Joseph De Maistre. Il padre del pensiero controrivoluzionario, Historica Edizioni 2021; D. Fisichella, Joseph de Maistre pensatore europeo, Laterza 2005; M. Ravera, Joseph de Maistre pensatore dell’origine, Mursia 1986; V. Petyx, I selvaggi in Europa. La Francia rivoluzionaria di Maistre e Bonald, Bibliopolis 1987.

Due letture parziali ma particolarmente interessanti sono quella di Isaiah Berlin, «Joseph de Maistre e le origini del fascismo», in Il legno storto dell’umanità. Capitoli di storia delle idee, Adelphi 1994, e di Emil Cioran, Saggio sul pensiero reazionario. A proposito di Joseph de Maistre, Medusa Edizioni 2018.

 

Foto di Florian Pépellin: Chambery, castello Savoia