istock-488063892

Rallegriamoci, perché il Signore è vicino

Davide e tutto Israele facevano festa davanti a Dio, a tutta forza, cantando e suonando cetre, saltèri, timpani, cembali e trombe
I Cronache 13, 8

Rallegratevi sempre nel Signore. Ripeto: rallegratevi. La vostra mansuetudine sia nota a tutti gli uomini. Il Signore è vicino
Filippesi 4, 4-5

Il racconto della festa con balli e canti “tutta forza” raccontato dal passo del Primo Libro delle Cronache mi ha riportato alla mente la lunga ed esilarante scena del culto del reverendo Cleophus James, nella chiesa battista di Triple Rock, nel film “Blues Brothers”. Guidati dal pastore James, interpretato dal grande James Brown, i presenti si scatenano, ballando su un travolgente e coinvolgente brano gospel a tempo di “rhythm and blues”: la scena, naturalmente calcando un po’ la mano, dà un’idea della vivacità del culto nelle chiese battiste afroamericane, dove la musica e il canto sono particolarmente curati e servono a coinvolgere i partecipanti al culto. Si lamenta, talvolta, che i nostri culti siano, almeno da un punto di vista emotivo, poco coinvolgenti e forse è vero: un certo contegno, non dico una certa severità, caratterizzano lo stile valdese, le comunità metodiste, specie quelle multiculturali, hanno, forse, culti un po’ più vivaci. Ma è proprio necessario che il culto sia musicalmente e coreograficamente vivace e coinvolgente, per esprimere l’allegrezza per il dono della grazia di Dio che ci viene fatto in Cristo? No, soprattutto se non è, come si usa dire, “nelle nostre corde”: appariremmo probabilmente ridicoli e, peggio, né sinceri né credibili. Allo stesso modo, però, non sono una buona testimonianza neppure i musi lunghi o annoiati o una partecipazione distaccata o formale. Siamo o no giustificati, salvati e destinati alla vita eterna e non alla morte? E non è una cosa meravigliosa? Diamo tutto per scontato e ormai ci abbiamo fatto l’abitudine? Ripeto: rallegratevi. L’apostolo insiste e ripete, rinforzandola, la sua esortazione. Accanto all’allegrezza Paolo raccomanda la mansuetudine, che non è una generica, bonaria e disarmata dabbenaggine, ma un mite atteggiamento di positiva apertura agli altri e al mondo, che si fonda sulla fiducia nel Signore e trova la propria forza nell’affidarsi a lui; mansuetudine e mitezza furono anche qualità di Gesù (II Corinzi 10, 1). Le due esortazioni dell’apostolo sono accompagnate dalla più bella rassicurazione che ci sia per un credente: Il Signore è vicino. Non siamo soli in questo viaggio, il Signore Gesù ci accompagna, stiamo in allegrezza, bando a ogni tristezza: il Signore è vicino. Possiamo volere qualcosa di più e di meglio?