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Cosa succede in Bielorussia?

Continua in Bielorussia la spirale di violenza e repressione volta a colpire i difensori dei diritti umani, attivisti e media indipendenti. Secondo quanto riferisce l’Organizzazione mondiale contro la tortura (Omct), rete di cui fa parte anche Acat Italia (associazione cristiana ecumenica che opera contro la tortura e la pena di morte), a partire dall’8 fino al 16 luglio sono state compiute perquisizioni negli uffici di organizzazioni per i diritti umani, giornali o radio, sequestro di materiale documentario compresa la strumentazione, arresti e interrogatori. Il 16 luglio, in particolare, la polizia ha arrestato diversi giornalisti noti per aver raccontato negli ultimi mesi importanti eventi sociali e politici in Bielorussia.

E alle successive Olimpiadi di Tokyo ha destato scalpore il caso di Kristina Timanovskaja, costretta a chiedere l’intervento delle forze dell’ordine giapponesi per evitare un rimpatrio forzato e forse l’incarcerazione per non aver voluto gareggiare in una disciplina che non era la sua. Tramite l’ambasciata di Varsavia è poi arrivata in Polonia.

Che cosa sta accadendo nel paese? La popolazione come sta vivendo questo attacco alla libertà di informazione? Lo abbiamo chiesto al pastore Leonid Mikhovich, segretario generale dell’Unione dei cristiani evangelici battisti della Repubblica di Bielorussia.

«La situazione nel nostro paese è instabile, imprevedibile, e qualsiasi coinvolgimento nella vita politica è pieno di rischi; coloro che sono attivi in questioni politiche, soprattutto in relazione alle elezioni del presidente Lukashenko, stanno affrontando molti problemi. In questo momento la libertà di informazione è senza dubbio molto limitata. Purtroppo, a causa delle sanzioni e degli sviluppi politici, la situazione economica sta peggiorando; certo il cibo non manca e il turismo interno è in crescita, ma alcuni dei nostri membri di chiesa si trasferiscono nella capitale Minsk per trovare un lavoro, e altri addirittura decidono di emigrare in altri paesi, primo fra tutti la Polonia. Recentemente, un pastore battista con tutta la famiglia è partito per il Canada».

– Pensa che l’Unione europea dovrebbe in qualche modo affrontare ciò che sta accadendo in Bielorussia?

«L’Unione Europea ci ha “aiutato” molto con restrizioni sui voli, con le sanzioni che hanno fatto aumentare i prezzi; i bielorussi hanno più problemi. Ora siamo pressati su due fronti: il nostro governo e l’Europa/Usa. Non sono sicuro che il presidente Lukashenko soffra a causa delle sanzioni, ma i cittadini bielorussi sì. Abbiamo ancora abbastanza da mangiare e finora non abbiamo restrizioni su aria, acqua, sole e cielo».

– Qual è la situazione della libertà religiosa? Le chiese cristiane, comprese le chiese battiste, subiscono pressioni, minacce?

«In questo periodo dell’anno siamo benedetti con lo svolgimento di campi per bambini e giovani, molte chiese celebrano battesimi e portano avanti altre attività. In generale, la relazione che le chiese hanno con il governo non è problematica, ma, a causa del recente incendio di una chiesa cattolica, le autorità hanno iniziato a controllare tutte le chiese. Alcune, purtroppo, non rispettano le norme antincendio, per cui, a esempio, è stato consigliato a una chiesa vicino a Minsk di interrompere il culto. Anche una chiesa carismatica ha ricevuto la stessa raccomandazione. Alcune chiese utilizzano vecchi edifici privati, e altre non hanno fondi sufficienti per osservare le norme antincendio. Vedremo cosa succederà nei prossimi mesi. Purtroppo non possiamo registrare chiese a Minsk e in altri luoghi, e non è facile ottenere uno status ufficiale per molte chiese domestiche. Ma viviamo con queste restrizioni da molti anni. A esempio, non è facile celebrare battesimi nei fiumi o nei laghi, come facevano alcune chiese, perché le autorità chiedono di pagare molti soldi per la sicurezza e le cure mediche (è stata approvata una nuova legge un paio di anni fa). Una chiesa vicino a Stolin, nella parte meridionale della Bielorussia, ha deciso di battezzare alcuni fedeli segretamente perché avrebbe dovuto pagare più di 1.000 dollari. Per questo, molte chiese decidono di battezzare nei battisteri, e alcune piccole chiese semplicemente non chiedono il permesso. Credo di poter dire che in generale le chiese cristiane, comprese le chiese battiste, non subiscono particolari pressioni o minacce. Direi che siamo abituati a vivere con alcune restrizioni. Come ho detto all’inizio, la situazione nel paese è instabile e imprevedibile, e confidiamo solo nel nostro Signore affinché mantenga e protegga la Sua chiesa».

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