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Corridoi umanitari per l’Afghanistan

Il 17 agosto l’agenzia stampa Nev ha diffuso un comunicato firmato da Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant’Egidio, Luca M. Negro, presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei), e Alessandra Trotta, moderatora della Tavola valdese. Si tratta di un appello ad adottare lo strumento dei corridoi umanitari per accogliere in Italia e in Europa i profughi che ci si aspetta arrivino dall’Afghanistan.

La trasmissione Cominciamo Bene, su Radio Beckwith Evangelica, ha raggiunto per un commento Paolo Naso, coordinatore del programma migranti e rifugiati Mediterranean Hope della Fcei.

«I corridoi umanitari» spiega Naso «sono utili ed efficaci perché permettono di mettere in sicurezza e in modo legale migliaia di persone che hanno titolo per ottenere la protezione internazionale e l’asilo in Italia e in Europa. Se non c’è una via legale, si condannano queste persone ai trafficanti. La nostra domanda – dice ancora Naso – era nata tra le reti costruite nel corso degli anni: possibile che non ci sia un’alternativa? Così abbiamo trovato una piccola falla nell’ordinamento di Dublino, ci siamo aggrappati a questa interpretazione, e abbiamo ottenuto il via libera. Da allora migliaia di persone, principalmente dal Libano, attraverso i nostri canali o a quelli aperti in seguito dalla Caritas o dalla conferenza episcopale, sono arrivate in Italia, legalmente e in sicurezza».

Il nuovo appello nasce da questa conoscenza sul campo: «Le chiese evangeliche e la Comunità di Sant’Egidio sono pronte a mettere a disposizione l’esperienza, il patrimonio, la metodologia accumulata in sei anni di corridoi umanitari. In questo caso è evidente che siamo di fronte ad una variabile che negli altri casi non c’era: l’urgenza assoluta. I corridoi umanitari dall’Afghanistan hanno senso se si aprono nei prossimi giorni, e devono e concludersi nel giro di qualche settimana, altrimenti non è realistico pensare di mantenere questa possibilità».

L’appello non si limita però a questa richiesta, perché «sarebbe del tutto ridicolo e oltraggioso» specifica Naso «aprire dei corridoi umanitari se poi si espellono quelli che ci sono già in Italia e in Europa. Abbiamo in Italia molte cause pendenti, molti afghani a cui è stato negato lo status di rifugiato, perciò in linea teorica dovrebbero fare rientro al loro paese o altrove. Altri paesi europei sono nella stessa situazione. Da qui la nostra richiesta, ferma, di azzerare questi provvedimenti. C’è una situazione che rende immorale e giuridicamente insostenibile il rimpatrio di queste persone».

Lo strumento dei corridoi umanitari si è portato dietro, in questi anni, un altro elemento prezioso, ovvero l’accoglienza. «Le persone arrivate in Italia vengono prese per mano e accolte da un gruppo, una comunità, una parrocchia, un’associazione, che coordina e sviluppa insieme a loro un percorso di integrazione». Questo, per Naso, è «l’altro successo dei corridoi umanitari, perché dopo 1-2 anni queste persone studiano, lavorano, sono inserite. Nel caso specifico attuale, potremmo immaginare delle formule diverse. Possiamo immaginare in questo frangente che i soggetti particolarmente vulnerabili siano donne, anche con bambini, e quindi si potrebbe pensare a forme diffuse di accoglienza presso famiglie, con una borsa di integrazione: il rifugiato ottiene una borsa e ottiene ospitalità presso famiglie che si devono impegnare nel percorso di socializzazione e di integrazione. Sarebbe una forma un po’ più molecolare di accoglienza. Stiamo ragionando».

Intanto, l’appello non è caduto nel vuoto. «Abbiamo già dei segnali positivi. C’è stato un riscontro da parte di alcune strutture del Ministero dell’Interno. E poi l’Anci ha scritto una lettera al ministero dell’interno, esprimendo la disponibilità di vari comuni italiani ad allargare la rete del sistema di accoglienza. I comuni italiani dicono: siamo pronti ad accogliere. Siamo già entrati in contatto con alcuni sindaci, in particolare quelli di Bergamo e Reggio Calabria, e se questo progetto prenderà corpo siamo pronti a siglare collaborazioni specifiche. Insomma, qualcosa sembra muoversi nella società civile e nella politica italiana. Purtroppo c’è sempre il gioco di sponda di forze che dicono di no a tutto campo, in modo irragionevole, perché comunque i profughi arriveranno. Qualcuno ha già alzato il muro e si è già caratterizzato con la solita risposta: no, i clandestini no. C’è anche un problema di linguaggio, innanzitutto, così approssimativo, inappropriato e volgare. Nel caso specifico, oltre alla volgarità, c’è appunto l’irragionevolezza. Qui siamo di fronte ad una crisi umanitaria, di portata eccezionale, di fronte alla quale l’occidente ha delle fortissime responsabilità. Non dimentichiamo che l’Italia ha partecipato all’intervento in Afghanistan, giudicato oggi fallimentare. Bisogna farsi carico del problema. Anche in questo frangente, stiamo assistendo alle solite litanie anti migrazioniste, il che appare molto scoraggiante, ma non soltanto rispetto al tema specifico: rispetto alla consistenza della classe dirigente che non riesce a distinguere le crisi vere che scuotono interi paesi».

«Ma soprattutto – conclude ancora Naso – c’è il silenzio assordante delle istituzioni europee. Ad oggi non c’è una chiara dichiarazione dell’UE, il soggetto che avrebbe più ruolo per affrontare in termini sistematici, non emergenziali, un problema».

A questo link la trasmissione Cominciamo Bene di Radio Beckwith Evangelica con l’intervista audio a Paolo Naso.