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Meglio salvaguardare la terra, che Noè è a corto di legna

Mancano pochi mesi all’appuntamento della Cop 26, Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici del 2021. L’evento si svolgerà in due parti: a Milano tra fine settembre ed inizio ottobre per la pre-Cop e la Cop dei giovani, e a Glasgow, nello Scottish Exhibition Centre, dall’1 al 12 Novembre per il summit internazionale.

Le chiese metodiste proseguono intanto il progetto internazionale di avvicinamento alla Cop26, un percorso sviluppato in particolare dai giovani.

Dal 23 al 25 luglio, al Centro Ecumene di Velletri, si è svolto il campo intergenerazionale “Meglio salvaguardare la terra, che Noè è a corto di legna”. Il campo si proponeva di «stimolare una riflessione su uno dei più grandi drammi che affliggono il mondo: la crisi climatica. Sono tanti ed evidenti i segni che l’umanità ha lasciato: siccità, incendi e riscaldamento globale. Ma non è troppo tardi per vivere in un mondo equo e giusto… il cambiamento sei tu. Dove sei?».

Abbiamo chiesto ad Irene Abra della Chiesa Metodista di Novara, referente e responsabile del progetto le sue impressioni sul recente incontro.
«Come prima esperienza siamo molto soddisfatti. La particolarità del campo era proprio l’intergenerazionalità: c’erano persone giovanissime, ragazzi e ragazze, e altre meno, ed è stato bello creare un dialogo e ascoltare tutti i punti di vista differenti, ma allo stesso tempo accomunati dal tema della giustizia climatica. Abbiamo cercato di promuovere azioni col fine di lottare contro la crisi climatica, abbinando attività sia riflessive che pratiche. Durante il campo abbiamo parlato dell’ecoteologia, ascoltando e osservando il lavoro fatto sia all’interno del progetto che nel centro Emmanuel in Uruguay, che è diventato un centro di promozione ecologica. Ci siamo anche divertiti con attività pratiche: abbiamo fatto la carta riciclata, con tecniche molto semplici e con lo scopo di riutilizzare i materiali che solitamente buttiamo: giornali, carta… Abbiamo realizzato fogli colorati, personalizzati da ognuno di noi. Infine abbiamo potuto vivere anche il lavoro del centro Ecumene, raccogliendo i frutti nell’orto».

Il campo non era solo intergenerazionale, ma anche interdenominazionale: hanno partecipato anche rappresentanti delle chiese battiste e valdesi, oltre che metodiste. La condivisione è alla base del progetto, quindi viene esteso a chiunque sia interessato a saperne di più e le chiese protestanti hanno intrapreso ormai da anni percorsi rivolti all’attenzione all’ambiente: certificazioni “verdi”, risparmi di vario tipo nelle comunità, percorsi di sensibilizzazione.

Quali saranno i prossimi passi di questo progetti dei Giovani Metodisti per la Cop26?

«Obiettivo principale è mantenere il gruppo che si è creato in questi mesi – spiega Irene – un bel gruppo di lavoro che ha incontrato i giovani metodisti presenti sul territorio. Abbiamo già pensato ad alcune iniziative, tra cui un un flash mo a Milano, durante la preCop e lo Youth Summit, in cui i giovani delle chiese evangeliche saranno protagonisti. E poi altri due eventi intergenerazionali, sempre a Milano ad inizio ottobre, una conferenza e una celebrazione per il creato».