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A vent’anni dal G8 di Genova

 A Genova la chiese protestanti avevano scelto di essere in piazza, insieme al movimento altermondialista, in quel luglio di venti anni fa. 

Giovanna Vernarecci, pastora metodista, avvocata genovese, partecipò ad alcune iniziative in quei giorni. «Venerdì 20 luglio del 2001 – racconta – eravamo in piazza, a Genova, ma tornammo indietro, a un certo punto, perchè ci dissero di “anarchici”, subito dopo partirono i cortei di piazza Manin e i tafferugli. Sempre quello stesso giorno, il 20, c’era stata una riunione ecumenica a Boccadassi e abbiamo partecipato al corteo delle chiese protestanti di Genova – che andava in direzione opposta rispetto a quello principale, che andava verso il mare. Si era anche svolta un’assemblea sui temi del controvertice e abbiamo cominciato a pregare in questa chiesa dove ci eravamo ritrovati ma subito dopo ci hanno detto di tornare a casa perché avevano “tagliato” la testa del corteo, erano cominciate le cariche. Siamo arrivati a quel punto dove c’erano le camionette, il ricordo che ho è di un incontro molto allarmante con quelli che abbiamo poi imparato a chiamare black block, che a noi però ci fecero passare, senza frapporsi o ostacolarci. Fortunatamente non siamo capitati dove stavano succedendo i fatti di cui tutti poi abbiamo saputo, anche se si susseguivano voci e ci arrivavano informazioni su quanto stava accadendo». Oggi, a venti anni di distanza, Vernarecci non sarà alla mobilitazione in ricordo di quelle giornate «ma non è cambiato granché – aggiunge – ; ancora assistiamo a episodi di repressione da parte delle forze dell’ordine che dovrebbero garantire la sicurezza dei cittadini».
E per quanto riguarda i temi portati in piazza dal movimento altermondialista nel 2001, dalla lotta contro i cambiamenti climatici all’opposizione alle multinazionali, «speriamo di riuscire a capire sul serio l’importanza di quelle istanze. Già allora – conclude la pastora metodista – non era giustificato vedere queste idee come rivoluzionarie, o etichettare chi ci credeva come illusi, figli dei fiori, già allora era tempo di muoversi, penso ad esempio a tutte le battaglie ambientaliste. Oggi è ancora più urgente. E oggi come allora, penso che la polarizzazione tra fazioni contrapposte sia deleteria, non permetta di fare alcun passo avanti».

Anna Ivaldi, presidente del Concistoro della chiesa valdese di Genova, conosce in modo particolare le vicende dell’irruzione alla Diaz, avendole seguite all’epoca come Giudice per le indagini preliminari (GIP).

«Ho visto cose che mi hanno turbata moltissimo – racconta Ivaldi, magistrato all’epoca dei fatti, ora in pensione da due anni – . I diritti delle persone calpestati. Come GIP rispetto ai fatti della Diaz ho avuto un ruolo precipuo, sono stata a interrogare persone che avevano subito violenze: è un’esperienza a cui non si è e non si può essere indifferenti, indelebile nella memoria.
Io e altri colleghi non convalidammo gli arresti dei manifestanti, respingemmo le richieste di misure cautelari e nei giorni successivi presentammo una denuncia per quanto avevamo visto. Nessun reato giustificava quanto era successo, né giustificava quell’intervento così violento in quella scuola». Si accorse subito della gravità di quanto stava accadendo, dal punto di vista dello Stato di diritto? «Era impossibile non rendersi conto della gravità di cosa stava succedendo: vedere le persone arrestate ferite era l’evidenza di questo. E io mi sono sentita umiliata per quelle persone arrestate e in quelle condizioni».

Per questo, aggiunge la presidente del Concistoro della chiesa valdese di Genova, che ha anche partecipato a “Dreamers”, podcast genovese e indipendente sui fatti del 2001, «cercherò di partecipare alle manifestazioni di questi giorni», perchè «È un dovere ricordare affinché queste cose non si ripetano».


Qui il programma delle iniziative che si svolgono a Genova in questi giorni.