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Il governo inglese annuncia un’amnistia per i crimini in Irlanda del Nord

Il governo britannico ha annunciato ieri una legge che stabilirà una prescrizione per i crimini commessi “da tutte le parti” durante i cosiddetti “Troubles”, il lungo scontro tra cattolici e protestanti nell’Irlanda del Nord tra il 1968 e il 1998. Si tratta di una storica decisione e non senza polemiche, dal momento che i principali partiti della provincia britannica, l’opposizione laburista a Londra, nonché le autorità irlandesi e le varie associazioni delle vittime sono contrarie, definendola una «amnistia mascherata».

Più di 3500 persone persero la vita durante i combattimenti tra coloro che volevano ricongiungersi alla Repubblica d’Irlanda e coloro che volevano rimanere in seno al Regno Unito. La tanto attesa pace è arrivata nel 1998 con l’Accordo del Venerdì Santo. Ma da allora la provincia britannica dell’Irlanda del Nord, la cui popolazione non raggiunge i due milioni di abitanti, ha vissuto diversi episodi di tensione, particolarmente vivi ora con le discussioni che seguono la gestione dei confini e dei mercati nell’era post Brexit.

Secondo i piani dell’Esecutivo, che presenterà il disegno di legge in autunno, non ci saranno più procedimenti giudiziari per crimini commessi prima o poco dopo l’accordo del Venerdì Santo. Né per l’IRA né per l’Esercito. Evita sempre di pronunciare la parola amnistia, ma il provvedimento si ispira alla Commissione sudafricana per la verità e la riconciliazione dopo l’apartheid.

Come il ministro britannico per l’Irlanda del Nord, Brandon Lewis, ha ammesso ieri alla Camera dei Comuni «sarà un accordo difficile da accettare» per i familiari delle vittime, ma ha insistito sul fatto che è l’unico modo per lasciarsi alle spalle il passato. Lewis ha anche annunciato che verrà creato un organismo indipendente che si dedicherà alla ricerca di informazioni sul conflitto e aiuterà le famiglie delle vittime a «scoprire» la verità su quanto accaduto.

Allo stesso modo, sarà promossa un’iniziativa di «storia orale» per raccogliere le testimonianze delle persone colpite: affrontare l’eredità del sanguinoso conflitto che ha segnato la storia di un Paese è sempre stata una sfida per qualunque governo inglese. E non solo per le divisioni che crea nella società, ma anche nello stesso partito conservatore. Per anni, un’importante sezione dei ranghi “Tory” ha chiesto quella che viene chiamata «la fine della caccia alle streghe» per i militari che si trovavano nell’Irlanda del Nord.

Tuttavia, sotto il mandato di Boris Johnson – con i conservatori che rappresentano la stragrande maggioranza alla Camera dei Comuni – si è deciso di compiere un passo storico: ad oggi si indaga su 1.127 casi relativi a 1.419 decessi dell’epoca. Tra questi, 289 decessi attribuiti ai militari; 291 morti attribuiti a lealisti (sostenitori dell’unione con il Regno Unito); 585 morti attribuiti ai repubblicani; 51 a agenti di polizia, 69 con attribuzione sconosciuta e 134 decessi non legati al terrorismo. Tutto verrà rimosso.

Tuttavia, le indagini che sono già in tribunale continueranno, incluso il processo previsto per ottobre dell’ottantenne Dennis Hutchings per la morte di John Pat Cunningham quasi 50 anni fa.

Negli ultimi anni, ci sono stati problemi significativi con le prove su diversi casi di alto profilo. Lo scorso maggio due ex paracadutisti dell’esercito britannico sono stati assolti dall’omicidio del 1972 dell’ufficiale dell’IRA Joe McCann dopo che il processo era fallito per l’inammissibilità delle prove dell’accusa.

Dal canto suo, il portavoce ai Comuni del Partito Democratico Unionista (DUP, la più importante comunità protestante della provincia), Jeffrey Donaldson, ha respinto «ogni forma di amnistia», come contestato anche dai rappresentanti dello Sinn Fein, che era il braccio politico dell’ormai inattiva IRA.

Amnesty International ha affermato che il piano del governo dimostra «totale disprezzo per le vittime», private del loro diritto «di conoscere la verità e vedere fatta giustizia».

Julie Hambleton, che per decenni ha guidato la campagna per un’inchiesta pubblica sugli attentati del 1974 al Birmingham Pub – fino al 2005, l’attacco terroristico più mortale mai commesso sul suolo inglese – ha inviato una lettera al Primo Ministro Boris Johnson, criticando il fatto che il governo non ha discusso i suoi piani con le vittime del terrorismo dell’IRA: «Prima di discutere qualsiasi decisione su qualsiasi legislazione riguardante i ‘disordini’, queste idee devono essere condivise direttamente con le famiglie colpite, perché è chiaro che il governo non ha idea di come tali fatti hanno colpito tante persone e continueranno a farlo, finché non si vedrà verità, giustizia e responsabilità».

La lettera pone la seguente domanda: «A che punto il vostro governo ha perso di vista la sua spina dorsale morale, etica e giudiziaria? Come è possibile accettare una legislazione tanto oscena? Vediamo questo come il cinico tentativo del governo britannico di introdurre un’amnistia e un piano per seppellire i suoi crimini di guerra».

 

Foto di Kaspar C