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Africa: femminile plurale

«Bisogna isolare quello scimpanzé, non dovete parlare con lui».
Queste parole sconvolgenti sono state pronunciate da un’insegnante di una scuola media di Spoleto. Un avvenimento di ottobre 2020 che ha visto protagonista un bambino di 13 anni di origine marocchina. Il padre del bambino ha reso pubblica, a mesi di distanza, la frase offensiva che è diventata oggetto di un’inchiesta.

È davanti all’ennesima notizia di discriminazione razziale che ci si trova costretti a riflettere nuovamente sul lavoro di narrazione nei confronti dei Paesi altri e di chi, da questi, proviene. In una realtà come quella del 2021 in cui nelle classi di tutta Italia i bambini si confrontano con culture e identità variegate e diversissime tra loro, l’episodio avvenuto nella scuola media di Spoleto disarma e fa preoccupare.
Parole forti legate a stereotipi e pregiudizi razziali non possono e non devono arrivare dalle figure di riferimento come quelle di adulti, ancora peggio, insegnanti.
Colmare la necessità di nuove narrazioni è l’unica via possibile per scardinare le convinzioni di sempre, i bias – i pregiudizi come vengono chiamati nel gergo sempre più frequente e usato proveniente dal mondo dell’attivismo. E così la cultura può e deve essere un mezzo per poter lavorare sul linguaggio e sullo sguardo che ha bisogno di essere educato, cambiato.

“Africana. Continente al di là degli stereotipi” (Feltrinelli, 2021) è un testo che vuole lavorare proprio sull’Africa; il continente più grande del mondo ma che, nella sua vastità, non si conosce affatto se non per l’istruzione media e limitata che la scuola e le voci ovattate dei telegiornali ci mettono a disposizione.
L’Africa che è conosciuta solo come continente di povertà, di migrazioni, di carestie, di conflitti, di scontri religiosi. Invece l’Africa reale dello sviluppo, della tecnologia, di commercio, festival, cultura, tradizioni, eccellenze sparisce sempre. Svanisce fagocitata dai pregiudizi e dall’assenza totale di approfondimento da parte del mondo occidentale. Un’Africa libera da stereotipi, un’Africa scevra da termini limitanti, dalla povertà lessicale e culturale che il cosiddetto primo mondo ha sempre usato per narrarla e renderla concreta.

“Africana” a cura di Igiaba Scego (Roma, 1974) autrice italo-somala autrice di numerosi romanzi tradotti all’estero e Chiara Piaggio studiosa ultradecennale nell’ambito dello sviluppo nell’Africa Sub-sahariana hanno lavorato ad approfondire lo sguardo. L’obiettivo è quello di avere un nuovo strumento per smettere di coniugare l’Africa al singolae ma al plurale. “Uno strumento di difesa contro gli stereotipi” che si concede al lettore tramite le sue letterature e i suoi protagonisti: Adichie, Wainaina, Bulawayo, Selasi, Gazemba e molti scrittori emergenti ancora sconosciuti. Voci, storie, esperienze che tramite la parola trasformano, modellano e ridefiniscono questo continente che ha molto da dare e deve farlo sapere a chiunque.

Africana, V.V.A.A., a cura di Igiaba Scego, Chiara Piaggio, Feltrinelli, 2021, 224 p,19 euro