istock-614423912

Dio opera costantemente nelle nostre vite

Dentro il tuo tempio, o Dio, noi ricordiamo la tua bontà
Salmo 48, 9

Pietro e Giovanni salivano al tempio per la preghiera dell’ora nona
Atti 3, 1

Il versetto del Salmo 48 ci porta dritto all’interno del Tempio di Gerusalemme dov’è si celebra la bontà di Dio e la sua presenza in mezzo al suo popolo. La comunità dei fedeli confessa che durante la celebrazione del culto nel Tempio, ripensando a Dio, il difensore della città, le tornano alla mente la sua benignità e la sua giustizia. Ricordare non significa semplicemente evocare le azioni salvifiche passate, ma celebrare, riconoscere, rendere attuali le azioni del passato; ritenere per certo che, come Dio ha agito nel passato, agisce ora nel presente e agirà per noi nel futuro. Per questo la preghiera è sostanzialmente un atto di fede nell’azione permanente di Dio nella vita dei credenti, che avviene nei modi per noi incomprensibili, anche attraverso ciò che spesso viene attribuito al caso. E a proposito del caso, il teologo Hans Küng, morto recentemente, scrive:

«Come uomo credente io vorrei ringraziare chi sta dietro al caso e anche dietro a tutte le necessità, chi è all’opera in tutte e in ciascuna cosa. E se io già ringrazio ed esprimo la mia gratitudine a tutti coloro ai quali devo tante cose, non è parimenti umano ringraziare anche colui al quale devo tutto, anzi me stesso? Non avrei io ogni motivo di ringraziarlo an­che quando vivo una delusione dietro l’altra, quando dal prossimo raccolgo soltanto ingratitudine e scopro che l’ingratitudine è la ricompensa del mondo: perché nella fede io so che egli mi sostiene anche in mezzo a tutte le delusioni e di fronte a ogni forma di ingratitudine, e so – naturalmente soltanto guardando a Gesù e al suo destino – che egli non mi pianterà mai in asso, non mi abbandonerà né nella sofferenza né nella colpa, né nella vita né nella morte”.