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Il dovere di impegnarci per il bene di tutti e tutte

Cercate il bene della città dove io vi ho fatti deportare, e pregate il Signore per essa; poiché dal bene di questa dipende il vostro bene 
Geremia 29, 7

Voi siete il sale della terra 
Matteo 5, 13

Ogni immigrato, come me, accarezza il sogno di ritornare nel proprio paese di origine, il più presto possibile. Nella maggior parte dei casi questo sogno nel cassetto non è facile da realizzare, perlomeno in tempi brevi, a causa di molti fattori imprevedibili, che rendono ipotetico ma non improbabile il ritorno a casa. Più passano gli anni più ci si rende conto che la propria sorte è ormai legata, malgrado tutto, al paese in cui si vive, che la vita va vissuta intensamente nel presente, senza rimandare ai tempi futuri quello che va fatto oggi. 

Il profeta Geremia non invita gli esuli a stabilirsi provvisoriamente in Babilonia, nell’attesa di un ritorno lontano ma prevedibile, li invita invece a vivere normalmente nella nuova situazione in cui si trovano, perché non ci sarà nessun ritorno a Gerusalemme, almeno nell’immediato. Di qui l’invito rivolto agli esuli a cercare il bene della città dove Dio li ha fatti deportare, da cui dipende il loro proprio bene e di pregare per essa. L’invito è di vivere intensamente il presente, facendo del paese d’esilio, del luogo dove il peccato li aveva portati, un luogo di resurrezione, affinché dopo aver attraversato la valle della morte, potessero ritrovare la via verso la vita.

L’accettazione della deportazione voluta da Dio deve giungere al punto di riconoscere che il disegno di salvezza di Dio passa attraverso una trasformazione del nemico che gli esuli devono operare: devono pregare per il nemico! Pregare per la città, la nazione nemica è una cosa inaudita e impensabile allora, ma è un invito a prendere il proprio destino in mano nella prospettiva di un lungo soggiorno, impegnandosi per il bene comune.  

Come credenti la nostra vocazione è di vivere e testimoniare la nostra fede in preghiera e azione in qualsiasi luogo ci troviamo. Il mondo è la mia parrocchia, diceva John Wesley. Il fatto che in noi cresca sempre più la coscienza di vivere in un mondo che è come una casa comune, è un incentivo per testimoniare l’amore di Dio per ogni creatura e impegnarci instancabilmente per il bene di tutti gli abitanti della terra.