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Carenza di materie prime, il dossier del numero di luglio de L’Eco delle valli valdesi

«Un’attenta osservazione dell’indice Bloomberg delle Commodity (merci) ci può guidare nella storia dei corsi e ricorsi di quelli che dagli addetti ai lavori vengono chiamati “supercicli delle materie prime” identificando periodi di crescita delle quotazioni che si protraggono nel lungo termine traendo linfa dalle dinamiche macroeconomiche e dai riassetti geopolitici globali» afferma Claudia Segre, presidente della Global Thinking Foundation, nell’articolo che apre il dossier che il mensile free press “L’Eco delle valli valdesi” di luglio dedica alla mancanza di materie prime che, in questo periodo di ripresa parziale dalla pandemia globale, sta portando a un aumento generalizzato dei loro costi, e di conseguenza dei prodotti e dei servizi finali.

L’intero numero di luglio de “L’Eco delle valli valdesi” con il dossier “Mancano le materie prime, aumentano i loro costi” è leggibile qui. Il giornale è anche in distribuzione in decine di luoghi pubblici in tutto il pinerolese.

«Questa impennata dei prezzi, prosegue Segre, che mediamente per le materie prime non energetiche ha superato il 30% e per quelle non alimentari il 50% rispetto a un anno fa, secondo i dati della Banca centrale europea (Bce), vedono un picco delle commodity energetiche vicino al raddoppio che se fa felici gli speculatori diventa drammatica per chi le subisce. Dai settori manifatturieri all’edilizia (già alle prese con gli effetti del Superbonus sui materiali edili), per un tessuto produttivo italiano caratterizzato da piccole e medie imprese che faticano a onorare le commesse è inevitabile una contrazione dei margini, tale a volte da non rendere più proficua l’operatività. Il risvolto del mix fatale tra la scarsità delle materie prime e il “caro trasporti”, poi, con questi prezzi non permetterà di cogliere appieno il risvolto positivo di una ripresa economica che necessita una capacità di ripensamento delle produzioni e di ottimizzazione delle fonti di finanziamento, e dei fondi, comunque cospicui, messi a disposizione delle microimprese».

Conferma quanto sopra Marco Barale, responsabile sindacale della Cna (Confederazione nazionale dell’artigianato e della piccola e media impresa – Pmi) di Pinerolo: «Da più parti è emerso il problema dell’approvvigionamento di materiali di diverso tipo: sono stati segnalati degli aumenti di costo sia per le materie prime sia per il loro trasporto. Alcune ditte raccontano di avere delle richieste e dei contratti già firmati con i consumatori, ma approvvigionarsi diventa più complicato: su preventivi già scritti ci si trova dopo il lockdown ad affrontare spese maggiori, perché le stime fatte in base ai costi di qualche mese prima erano più basse».

Proseguendo nel dossier vengono analizzate alcune delle caratteristiche economiche locali: «Legno e materiali plastici (soprattutto isolanti) sono difficili da trovare e più costosi di sei mesi fa, soprattutto a causa del bonus per le ristrutturazioni. La pietra è stata molto meno colpita, i prezzi sono aumentati poco, però il mercato gonfiato dai bonus sta dando un ulteriore colpo a una crisi di almeno vent’anni: rispetto agli anni ’80 i margini si sono ridotti al lumicino».

La crisi del settore pietra ha cause ed effetti profondi, racconta l’ing. Gianluca Odetto, rappresentante regionale di Confartigianato per il comparto cave (pietra di Luserna) e marmi (Domodossola): «L’idea che si ha delle cave è ferma a 20 anni fa, ma il mondo è cambiato profondamente, tutto funziona in maniera diversa. Oggi nonostante le numerose cave ancora aperte, la pietra non è di così facile reperimento in particolare quella a spacco naturale (dalle lose al mosaicone al mosaico ecc. ecc.). Si sta palesando la chiusura di diverse attività, e non ne aprono di nuove, per assenza di manodopera». Questo è il nodo della questione, che porta con sé un altro tema, quello degli investimenti. Basti pensare che i costi più alti in questo settore riguardano il costo del lavoro, anche se nell’ultimo decennio non è aumentato molto, e il gasolio, invece praticamente raddoppiato: una cava può consumarne anche 200 litri al giorno, ricorda Odetto, e praticamente nessuna è elettrificata. Nessuno vuole sobbarcarsi questo onere, che sarebbe un investimento visto che i compressori elettrici sono più funzionali e meno costosi».

«Molti dei prodotti usati in edilizia derivano dall’estero – esordisce Patrizio Gonnet della ditta Edilspeed di Bobbio Pellice –; il legno a esempio è quasi tutto estero. Le perline di abete sono passate da 8 a 13 euro al metro; il lamellare, che aveva preso molto piede per la sua duttilità e resistenza, è salito da 500 a 1200 euro al metro cubo». E a volte non basta il prezzo alto… «Se ordino adesso del legno lamellare ce l’avrò fra 3 mesi e non so a quale prezzo; immaginate come si possono fare dei preventivi centrati e tali da aver valore anche solo nel medio termine!». Anche il ferro però è aumentato… «Si, del 60%, eppure la gran parte viene prodotta in Italia: ma in questo caso le industrie preferiscono venderlo all’estero dove si vende a prezzi ancora più alti».

Anche le aziende più grandi della zona stanno ovviamente riscontrando le stesse criticità legate all’aumento generalizzato dei prezzi, come conferma Kostan Rivolti, direttore di Imerys Italia, che nella nostra zona estrae, lavora e distribuisce talco prelevato in miniera in in Val Germanasca, 60 Km a sud ovest di Torino, mentre la lavorazione del minerale avviene poco più a valle, nello stabilimento di Malanaggio (Porte – TO): «Utilizziamo molto legname, sia come pallets che come supporti delle pareti nei lavori in miniera, e abbiamo notato un aumento di circa il 20% per questo materiale, mentre molto più significativi sono i rincari nell’acquisto di metalli e lamiere. A ciò si aggiunge un generalizzato dilatarsi dei tempi di consegna. Tutti aspetti al momento sotto controllo, ma certo se la tendenza rimarrà questa, dovremo valutare attentamente la situazione».

Dalla miniera si estrae un talco purissimo, bianco e molto lamellare. Il 60% della produzione è destinato all’esportazione. I principali mercati di destinazione sono: cosmetica, farmaceutica, materie plastiche, vernici, alimentazione umana, ceramica e carta. «Proprio la farmaceutica e la cosmesi sono stati nell’anno scorso i veri traini della nostra produzione, tanto che il fatturato 2020 ha visto una crescita del 3-4%. Crescita che prosegue anche in questi mesi, seppur a un ritmo inferiore».

«Ci spiace, ma fino a inizio 2022 non possiamo “prendere” lavori». Questa la comunicazione di Franco Boiero di ValpeImpianti, ditta che si occupa di idraulica a 360° (impianti sanitari, pannelli solari termici, pompe di calore etc). «Non è simpatico dare ai clienti queste tempistiche ma le richieste sono veramente tante. La crescita è iniziata con lo sconto in fattura e con il boom del Superbonus al 110% non riusciamo a seguire tutti. A esempio l’anno scorso abbiamo installato il doppio di caldaie rispetto all’anno precedente. A livello di costi abbiamo visto aumentare nel giro di pochissimo del 13% le caldaie. Il sentore è che anche gli altri materiali di consumo abbiano visto un incremento». Mentre sulla carenza di materiale la situazione è al momento gestibile. «Abbiamo fatto un grande ordine in questi giorni per non rimanere senza visto l’andamento del mercato che ha in ogni caso subito già dei ritardi nelle consegne», conclude Boiero.