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La violenza è violenza, senza se e senza ma

Il “Violence against Women Act” (Vawa) è stato approvato la prima volta nel 1994, sostenuto in primis dall’allora senatore, e oggi presidente Usa, Joe Biden, che ancora oggi ne sostiene l’urgenza, come una questione «che non dovrebbe essere democratica o repubblicana ma che riguarda l’opporsi all’abuso di potere e il prevenire la violenza».  Riapprovato nel 2013, la sua validità è scaduta nel 2018: da allora è in discussione la sua riapprovazione con alcune modifiche, aggiornando la legislazione in materia, di cui il Vawa era già un passo avanti sostanziale, in quanto cambiava una cultura che fino ad allora lasciava le violenze domestiche sostanzialmente impunite. Questa legge era infatti la prima a sancire come reato federale la violenza contro le donne indipendentemente da chi l’aveva compiuto – uno sconosciuto, un parente o il partner della vittima.

Il Vawa “rinnovato” è già passato alla Camera lo scorso 17 marzo, con sostegno bipartisan, e ora organizzazioni e chiese chiedono con forza che il Senato riapprovi questa legge fondamentale nel contrasto alla violenza contro le donne, che non solo punisce i colpevoli, ma offre un importante sostegno economico (si parla di miliardi di dollari distribuiti ai vari livelli governativi e alle organizzazioni no-profit dal 1994) per prevenire e rispondere ai vari tipi di violenza, domestica o “occasionale”, fisica, psicologica e sessuale, stalking…, con la creazione di rifugi sicuri, assistenza legale o psicologica per le vittime e i loro figli.

L’Office of Public Witness (Opw) della Chiesa presbiteriana (PcUsa) a Washington è in prima linea in questa battaglia, fortemente preoccupato per questi «orribili atti di violenza insensata» (come si legge in questo articolo), e fa appello ai membri della denominazione, ma non solo, a fare pressione sui senatori perché non accada come nel 2019 con lo scorso Congresso, quando il Senato aveva bloccato il rinnovo del Vawa. LOpw parla della violenza contro le donne come di «una malattia che sanguina nelle vene del nostro paese», ma è risaputo che il fenomeno travalica i confini delle nazioni, delle classi sociali, delle appartenenze religiose e culturali, colpendo nel mondo una donna su tre (una donna su quattro negli Usa).

I programmi di sostegno ovviamente hanno continuato a funzionare anche dopo il 2019, ma senza un sostegno legislativo, che ora va rinnovato e potenziato. L’atto aggiornato del 2021, infatti come si legge nell’appello della Pcusa, «autorizza nuovi programmi, introduce modifiche alle leggi federali sulle armi da fuoco e stabilisce nuove forme di protezione per promuovere la stabilità abitativa e la sicurezza economica per le vittime» di tutte le forme di violenza. Vengono introdotti (come già si era tentato nel 2019) alcuni importanti elementi: l’estensione della protezione alle vittime Lgbtqia+, ancora più colpite da questo tipo di violenze (secondo una ricerca del 2015 citata nell’articolo, si parla del 47%, che sale al 53% per le persone di colore); la chiusura di quella che è stata definita la “scappatoia del fidanzato”: se già prima veniva perseguita la violenza fisica, sessuale e psicologica all’interno di qualsiasi tipo di relazione, non soltanto in una coppia “stabile”, sposata o fidanzata ufficialmente, ma anche a livello di relazioni informali, finora la limitazione nell’acquisto e detenzione di armi si applicava solo a coniugi, conviventi o a chi aveva un figlio con la vittima; ora questo vale anche per le relazioni meno “ufficiali” e gli stalker.

Infine, il nuovo atto amplia l’autorità dei tribunali tribali (Tribal Courts) affinché possano perseguire anche i non-nativi Americani per stalking, violenza sessuale e traffico sessuale. Un’importante modifica, considerando che le donne native sono due volte e mezza più a rischio di qualunque altro gruppo etnico, e che l’80% dei crimini sessuali nelle riserve è commesso da uomini non-indiani, che finora erano al riparo dai provvedimenti delle corti tribali (dati Vawnet).

Com’è facilmente immaginabile, i due punti più critici, che hanno fatto storcere il naso a qualcuno e rallentato l’approvazione dell’Atto, sono l’estensione della tutela alle persone Lgbtqi+ e la limitazione all’uso di armi per chiunque si macchi di una forma di violenza di genere. Elementi che sembrerebbero di semplice civiltà, ma sono tutt’altro che scontati.