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Edith Bruck classe 1938 vince il Premio Strega Giovani

«Nessuno, solo un testimone diretto può raccontare la tragedia della Shoah e le violenze che ha subito. Il suono della sua voce, lo sguardo pregno di lacrime inesplose, i tentennamenti, oltre alla forza delle perole, sono elementi efficaci per dare forza e verità al racconto. Neanche il grande cinema può aiutare a comprendere una tragedia di tale portata. Una tragedia che non può essere rappresentata usando semplicismi narrativi; non può farlo la commedia, non può farlo la fiction televisiva, tantomeno può farlo la grande produzione Hollywoodiana. L’unico modo per comprendere a fondo la tragedia della Shoah è, fino a quando sarà possibile, incontrare i testimoni diretti, guardare la durezza narrativa dei documentari originali, di repertorio», a ricordare questa cruda verità è  Edith Bruck, sopravvissuta ai campi di sterminio nazisti e al supplizio della marcia della morte. 

Edith Bruck (classe 1932) con l’ultimo libro Il pane perduto (La Nave di Teseoè la vincitrice dell’ottava edizione del Premio Strega Giovani

Già presente nella cinquina dei candidati, la scrittrice di origini ungheresi da sempre racconta la tragedia della Shoah alle giovani e ai giovani nelle scuole italiane ed è l’autrice più anziana tra i finalisti del Premio Strega. Bruck è stata premiata proprio dagli studenti che da tanti anni guarda negli occhi. 

Un riconoscimento a lei attribuito proprio dalle studentesse e dagli studenti incontrati quest’anno (un anno difficile) tra i banchi di scuola (e su zoom per via della pandemia) in occasione di incontri programmati per parlare di Memoria; di quella Memoria contenuta nello scrigno della sua ultima fatica editoriale e nella quale l’autrice ripercorre la sua giovinezza, elabora la tragedia della deportazione e il ritorno verso la normalità. Per arrivare sino  ai pericoli dei giorni nostri.  

Con 65 preferenze su 416 voti espressi, il libro di Bruck (autrice recentemente visitata da papa Francesco nella sua abitazione romana e alla quale il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha conferito l’onorificenza di Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana) è stato votato (erano undici gli autori e le autrici in corsa) da una giuria di ragazze e ragazzi tra i 16 e i 18 anni, provenienti da oltre 60 scuole secondarie superiori distribuite in Italia e all’estero (Berlino, Bruxelles, Parigi). 

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«Ogni volta che entro nelle scuole già stanca morta, ne esco viva» ricorda Edith Bruck, saggista, poetessa sopravvissuta ad Auschwitz.

Intervistata da Riforma lo scorso 27 gennaio (Giorno delle Memoria) affermava: «Sono affaticata perché questa settimana ho incontrato molti studenti e partecipato a molti convegni e incontri dedicati alla Shoah e oggi pomeriggio, poi, ospiterò a casa tre studenti con il loro professore per raccontare la mia storia davanti alle telecamere della scuola». 

I giovani, per Bruck, sono quel «barlume di speranza per un mondo migliore. Con loro – prosegue Bruck – condivido il mio vissuto e ciò che di terribile è accaduto nell’Europa del ’900. È difficile parlare solo di Auschwitz con i disastri che viviamo ogni giorno. Siamo circondati e stravolti dalle tragedie. Proprio per questo, malgrado la stanchezza iniziale che mi assale ogni volta che devo entrare nelle scuole, e dopo le quattro ore di dialogo con gli studenti ai quali racconto le più profonde intime sofferenze, esco da quegli incontri sempre viva e più vitale. Per me incontrare gli studenti è una terapia».

«L’ultimo libro di Edith Bruck (Il pane perduto, La nave di Teseo – scrive Furio Colombo sul sito del Premio Strega) unisce in un’unica grande opera ciò che l’autrice ha visto, vissuto, pensato e scritto: un’amorevole dolcezza prosciuga altri sentimenti (come l’odio legittimo per l’orrore e i carnefici), perché Edith è salva e tenuta in vita da un legame fortissimo, un misto di orgoglio e pietà affettuosa per chi, come lei, è stata spinta nella galleria dell’orrore. Nella visita sul fondo della memoria Edith ripercorre il miserabile inferno preparato meticolosamente dai suoi aguzzini (tornati come in un incubo), vittime di una solitudine che si nutre di morti. Ma la vita è troppo forte e l’istinto, ancora bambino, di saltare avanti è troppo grande. E quando, nella realtà come in questo nitidissimo racconto, vita e morte, distruzione e futuro si spaccano, Edith è già saltata sul lastrone della vita. E qui il libro diventa un racconto che devi leggere fino all’ultima pagina, di storia, di vita, di amore».

Nata in una povera e numerosa famiglia ebrea nel 1932 e sopravvissuta ad Auschwitz, Dachau, Bergen-Belsen, ne Il pane perduto Edith Bruck ripercorre la sua vita, dalla deportazione nei campi di concentramento quando era ancora bambina, perché oggi, più di allora, «è importante ricordare».

Congratulazioni Edith Bruck!  La redazione di Riforma.

Foto: Edith Bruck, scheda biografica Premio Strega