istock-1317816899

Ricordare non è solo «esercizio mentale»

In occasione della Giornata mondiale dei rifugiati (20 giugno) molte sono le iniziative proposte

(ne abbiamo parlato per esempio qui a proposito del libro Terra promessa – storie di civiltà e migrazioni). 

A livello di chiese europee, la Conferenza delle Chiese europee (Kek) e la Commissione delle Chiese per i migranti in Europa (Ccme) hanno inviato un documento congiunto per esortare le Chiese membri a celebrare questa giornata, in particolare commemorando le migliaia di persone morte nel loro tentativo di trovare un futuro in Europa. L’iniziativa di una «Giornata di intercessione in memoria di coloro che hanno perso le loro vite ai confini dell’Europa» fu avviata dalla Kek riunita a Lione nel 2009, con l’impegno a istituire una giornata annuale di preghiera dedicata appunto a coloro che sono morti nel loro viaggio per trovare «una vita dignitosa in Europa». Una vita che è stata loro negata dall’Europa stessa, che secondo gli estensori del documento «ha bisogno di un sistema più umano». L’impegno è stato poi ripreso anche dalle assemblee di Budapest (2013) e Novi Sad (2018).

Il documento offre informazioni, materiali liturgici (preghiere, canti, meditazioni), proposte di azione e riferimenti bibliografici, ed è corredato anche da alcune fotografie che ritraggono alcuni luoghi simbolo come un cimitero informale al confine greco-turco e il cimitero di Lampedusa. Sono presenti interessanti riflessioni, tra cui un’analisi dell’importanza del ricordo, del “fare memoria”, in una prospettiva biblica: è «molto più di un esercizio mentale. È un riconoscimento che può sia portare che derivare da un’azione appropriata». La commemorazione, si legge in un altro passaggio, è la risposta attuata per risvegliare le coscienze e accrescere la consapevolezza delle persone, per suscitare una reazione positiva, attiva, che in nome della giustizia, del rispetto della dignità delle persone, prevenga future perdite.

Vengono citate le iniziative realizzate in vari Paesi dalle diverse chiese, come la Chiesa evangelica in Germania (Ekd), le comunità di fede finlandesi, il Consiglio delle chiese cristiane svedesi, e naturalmente la Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei) di cui vengono ricordati gli appelli alla comunità internazionale e ai governi e la solidarietà con le organizzazioni umanitarie impegnate nelle attività di soccorso e salvataggio in mare.

Il documento, commentando i dati sui morti degli ultimi tre decenni, ricorda che «la migrazione non è un peccato, ma molti continuano a descriverla come una minaccia per le comunità europee: i crescenti partiti populisti fanno propaganda contro la migrazione, e alcuni leader usano apertamente discorsi d’odio, orientando i media a diffondere un’immagine negativa del fenomeno, dando nomi disumanizzanti a migranti e rifugiati, ricordando che “L’Europa è piena”, e abusando degli interessi politici attraverso campagne a favore di deportazioni di massa dei cosiddetti migranti illegali presenti sul loro territorio. Tali dichiarazioni creano stereotipi che si diffondono in modo crescente tra i cittadini europei, e possono portare ad abusi e atti violenti contro rifugiati e migranti».

I drammatici fatti di cronaca italiana delle ultime settimane confermano purtroppo queste parole.

Il documento si può trovare sui siti della Kek a questo link e sul sito della Ccme a questo link.