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«Tacciano le armi a Gerusalemme»

Proprio nelle ore in cui i fedeli musulmani di tutto il mondo stanno celebrando Eid al-Fitr, la festività di tre giorni che conclude il Ramadan, il mese sacro islamico dedicato alla preghiera e al digiuno, si intensificano gli scontri In Israele e Palestina.

Una folla enorme ha pregato sulla spianata delle moschee a Gerusalemme e un po’ in tutto il mondo le celebrazioni per la fine del ramadan si sono svolte all’aperto a causa ovviamente della pandemia, per la seconda volta, dopo lo scorso anno.

Il segretario generale del Consiglio ecumenico delle chiese Ioan Sauca nell’inviare gli auguri ai fratelli musulmani ha rimarcato che «come sempre siamo colpiti dalla disciplina del digiuno messa in pratica per ricordare anche i bisogni dei poveri e degli affamati e la necessità del perdono reciproco. Inevitabile poi il riferimento al conflitto in corso: «Inoltre siamo attualmente molto preoccupati per i recenti sviluppi cui assistiamo a Gerusalemme, rilevando l’estrema sensibilità degli eventi che coinvolgono i luoghi santi, e abbiamo chiesto a tutte le parti di astenersi da ulteriori violenze e azioni provocatorie, al fine di evitare un’ulteriore escalation».

«Preghiamo per una soluzione giusta ed equa all’attuale situazione in corso e chiediamo alla comunità internazionale di intervenire per garantire che il diritto internazionale umanitario venga applicato ai Territori palestinesi occupati -ricorda Herbert Nelson, responsabile esecutivo dell’Assemblea generale della Chiesa presbiteriana degli Stati Uniti -. Siamo al fianco dei nostri partner e amici delle comunità cristiane di Gerusalemme, che hanno affermato che “le azioni che minano la sicurezza dei fedeli e la dignità dei palestinesi soggetti a sfratto sono inaccettabili” e che “questi sviluppi concernenti violano la santità di il popolo di Gerusalemme e di Gerusalemme come Città della Pace “».

Come i discepoli di Cristo dovrebbero rispondere alla situazione attuale in Israele/Palestina? Se lo chiede in un suo articolo (qui è possibile leggerlo integralmente), pubblicato sul sito della Federazione battista europea, Yohanna Katanacho, pastore della Baptist Church of Nazareth e della Alliance Church a Gerusalemme, nonché Decano accademico del Collegio Evangelico di Nazareth. Dopo aver brevemente indicato alcune delle potenziali ragioni che hanno innescato l’ondata di violenza in Israele e Palestina, il past. Katanacho elenca alcune risposte alla sua domanda iniziale: «Dovremmo pregare per la pace di Gerusalemme e di tutti i suoi abitanti; potremmo piangere con coloro che piangono indipendentemente dalla loro posizione. Entriamo in empatia con tutti coloro che stanno soffrendo; potremmo stare con gli oppressi in modo pacifico, visitandoli, dando loro la possibilità di fare ciò che è giusto. Ciò potrebbe significare sostenerli in tribunale attraverso procedure legali».

Tra le risposte che i cristiani dovrebbero dare alla situazione in atto, il pastore Katanacho dice anche «Potremmo riflettere su soluzioni a lungo termine e responsabilizzare i leader che possono fornire tali soluzioni. Ciò include fare del nostro meglio per avere i governi giusti sia in Israele che in Palestina, soprattutto alla luce delle attuali opportunità di cambiamento politico; (…) potremmo visitare persone ferite e pregare personalmente per loro. Potremmo anche rilasciare dichiarazioni per sottolineare il nostro impegno ad essere sale e luce in un paese che è malato di odio.

Infine, indipendentemente dalla vostra posizione politica, per favore non giustificate l’uccisione del vostro prossimo ma imparare dal principe della pace che ci ha insegnato ad amare nelle situazioni difficili. Benedite, pregate e fate del bene a coloro che sono diversi da voi. Ascoltate e siate umili. Non saltate subito alle conclusioni. Cercate una soluzione a lungo termine con la quale possano convivere sia gli ebrei palestinesi che quelli israeliani. Cercate questa soluzione senza perdere il vostro impegno per l’amore o la giustizia. Possa il Signore aiutare tutti noi e salvare Israele / Palestina dall’odio, dallo spargimento di sangue e da tutte le forme di ingiustizia».

Intanto la Federazione luterana mondiale piange la morte dei cinque figli di un membro del personale delle Ong DanChurchAid e NorwegianChurchAid, partner di lungo corso della Federazione luterana in progetti umanitari in Palestina, colpiti dai bombardamenti israeliani.

Il segretario generale della Federazione luterana mondiale Martin Junge, ha scritto: «Come il resto del mondo, siamo veramente scioccati e rattristati da tutto ciò. È l’ennesima perdita devastante nell’infinito ciclo di violenza che colpisce civili innocenti. La violenza deve finire, il diritto internazionale deve essere rispettato e i civili protetti. Siamo con voi nel chiedere la pace, il rispetto del diritto internazionale e la protezione dei civili».

 

Foto di Francesco Gasparetti via flickr