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Ascensione

La legge 54 del 5 marzo 1977 cancella dal calendario delle festività una serie di feste religiose fra cui anche il “giovedì dell’ascensione”. Ma anche nei paesi in cui il giovedì dell’ascensione è ancora festivo, questa festa (quest’anno il 13 maggio) sembra poco coinvolgente: infatti, spesso in quel giorno si registra il culto con la minore presenza dell’anno. In Germania l’ascensione è anche la festa del papà e la gente utilizza la giornata libera per fare le prime scampagnate o per utilizzare il ponte per le prime vacanze primaverili. Ascensione, la festa difficile.

Non è concreta come il Natale con il bambino nella mangiatoia, non è nemmeno come la Pasqua che ci offre la tomba vuota e le apparizioni del Risorto. L’idea di un Gesù che davanti ai suoi discepoli viene sollevato in alto non convince.

Eppure l’evento, almeno per l’evangelista Luca, è importante, tanto che egli lo racconta ben due volte, la prima alla fine del suo Vangelo e la seconda all’inizio degli Atti degli apostoli. Per Luca è un evento cerniera fra la fine della vita, morte e risurrezione di Gesù di Nazareth e l’inizio della Chiesa.

L’apostolo Paolo invece non conosce l’ascensione, eppure ci può aiutare a capire questa festa. La fede di Paolo si basa sull’apparizione del Risorto che lo incrocia sulla via per Damasco. Più tardi Paolo stesso scrive ai Corinzi nel capitolo sulla risurrezione della serie di apparizioni usando un credo che circolava già nelle giovani chiese, un credo del Cristo che si è fatto vedere. Paolo aggiunge la sua esperienza di Damasco a questa serie di apparizioni, sottolineando che lui è l’ultimo e quasi fuori tempo al quale è apparso il Risorto. Dopo, il Risorto non si fa più vedere. 

A questo punto è interessante come Paolo continua la sua riflessione: c’è un numero definito di persone che lo hanno visto, ora il Risorto non appare più. Ciò che potrebbe sembrare un punto debole, diventa il punto forte della riflessione dell’apostolo: Cristo non si fa più vedere, ora è compito di ogni singolo credente rendere visibile il Risorto, rendere conto della Vita che Cristo porta. 

Ed ecco, Paolo ci fa arrivare alla frase centrale del racconto dell’ascensione: perché state a guardare verso il cielo? Così l’ascensione ci incoraggia a guardare il mondo, a vedere le persone, tutto ciò che nel mondo non è celeste, e di andare lì a predicare e portare un pezzo del cielo di Dio. Nessuna fuga dal mondo ma una full-immersion nel mondo per testimoniare il Risorto, e per Gesù: nessun ritiro dal mondo ma una presenza in cui Egli si lega profondamente a noi umani.

Immagine: Rembrandt (1606-1669), L’Ascensione, Alte Pinakothek, Monaco (Germania)