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Colombia. Lettera pastorale e profetica della Chiesa metodista

Non si fermano le violenze in Colombia. Il detonatore delle proteste di strada è stata la nuova riforma tributaria del Governo Duque che interessava le classi meno abbienti già vessate dalla pessima gestione della pandemia. Nonostante il Governo abbia ritirato la riforma fiscale, proseguono le proteste di piazza e la violenta repressione delle forze dell’ordine con decine di morti e persone scomparse.

In una Lettera pastorale e profetica – pubblicata il 5 maggio e rivolta ai fratelli e sorelle nella fede, all’opinione pubblica, al governo della Repubblica di Colombia e a tutte le istanze governative e statali –, la Chiesa metodista colombianaspinta dal richiamo evangelico «se restiamo in silenzio parleranno le pietre (Lc. 19, 39-40), ha criticato le misure economiche annunciate dal Governo (riforma fiscale, riforma del lavoro e sanità), che acuiscono le disuguaglianze e le ingiustizie e favoriscono i ricchi a discapito degli strati medi e inferiori della popolazione. 

Oltre ad essere «allarmati per il mancato rispetto e la disattenzione verso il personale sanitario», nella lettera si denuncia «il silenzio complice dinanzi alle stragi e alle ripetute uccisioni di uomini e donne», difensori dei diritti umani, a cui si aggiunge il «mancato rispetto dei precedenti accordi con i vari leader delle popolazioni indigene» e «la trascuratezza che portano a un sistematico smantellamento e una delegittimazione degli auspicati Accordi di Pace siglati tra il precedente governo e le FARC-EP e della Giurisdizione Speciale per la Pace (PEC)».

La Chiesa metodista colombiana ha denunciato inoltre che «il degrado del Paese trova conferma nelle cifre vergognose e negli atti di corruzione delle stesse entità dello Stato… che sprecano così le risorse che il popolo paga attraverso le tasse, e che diventano un atto oppressivo che ha aperto e approfondito le ferite nei sentimenti e nelle coscienze della popolazione, generando una generale perdita di fiducia nei confronti dei governanti».

«La risposta inefficace, inetta e sbagliata del governo a una crisi così profonda – prosegue la lettera – può spingerci in un labirinto senza via d’uscita, che può scatenare un’esplosione di violenza, distruzione e morte».

La Chiesa metodista colombiana ha rivolto dunque un accorato appello al potere esecutivo, al Congresso della Repubblica, al potere giudiziario, agli uomini d’affari delle grandi capitali, al settore finanziario e alle sue banche, alla forza pubblica, ai partiti politici, ai mass media, alle chiese «in modo da mettere da parte l’atteggiamento ideologico e materialistico che ignora le grida, i gemiti, le marce, gli slogan delle manifestazioni, e prendere in considerazione l’incoraggiante messaggio di protesta che nasconde sempre un’aspirazione e una speranza di cambiamento verso il bene comune».

Anche il Consiglio Latinoamericano delle Chiese (CLAI) in un documento datato il 6 maggio è intervenuto sulla situazione colombiana condannando la repressione violenta e armata compiuta dalle forze dello Stato che hanno provocato morti e molti feriti.  

«È con profondo dolore e preoccupazione che riceviamo testimonianze dalle chiese in Colombia che descrivo uno scenario nazionale molto complesso dove il malcontento sociale, i bisogni, e l’insoddisfazione colpiscono la popolazione più vulnerabile.

«Sebbene il governo abbia ritirato la riforma fiscale che ha causato le proteste – si legge nel documento –, il malcontento sociale cresce e si aggiunge alle insoddisfazioni di anni, per le quali le manifestazioni non si sono fermate. Come in tanti altri posti, in Colombia, la povertà di vari strati della società ha esacerbato la precarietà della vita di ampi settori della popolazione impoveriti a causa dei modelli economici neoliberisti, situazione che è peggiorata con la pandemia di coronavirus con i suoi effetti sull’economia e sulla società. In questo contesto, la popolazione vulnerabile continua a resistere e chiede al governo di aprire spazi dialogo con i settori sociali e la società civile per cercare alternative alle difficoltà che colpiscono i cittadini».

Come già espresso in passato, il Clai «denuncia le ingiustizie ed esorta i governanti a servire e ad ascoltare i più deboli, a non criminalizzare le proteste sociali, rispettando la vita e la dignità di chi combatte per una società più giusta, democraticamente forte, libera da corruzione e sensibile ai bisogni delle masse più bisognose. (…) Ancora una volta chiediamo ai governi della nostra regione di assumersi il compito di difendere le persone sofferenti dell’America Latina e dei Caraibi». 

In particolare il Clai chiede che «la democrazia venga rafforzata, che la corruzione sia punita e che il potere sia esercitato non come esercizio di un’autorità repressiva e perpetratrice delle differenze e privilegi, ma come strumento di trasformazione del piccolo spazio del mondo in cui dobbiamo vivere insieme e costruire la casa delle generazioni future».

Oltre alla preghiera e la meditazione il Consiglio Latinoamericano delle Chiese chiedere con urgenza al Governo colombiano «di promuovere: un ampio dialogo in cui tutti i settori siano ascoltati, un dialogo sociale che generi accordi giusti, la fine della stigmatizzazione e della violenza contro i leader sociali e della criminalizzazione della protesta. Dopo i dolorosi eventi di questa settimana in Colombia, è necessario chiarire gli omicidi e le sparizioni e assegnare le responsabilità riguardanti le persone che sono state ferite nel contesto della repressione delle manifestazioni popolari.

Per questo preghiamo Dio e speriamo con fede nella giustizia, mentre chiediamo che le diverse forme di violenza contro la popolazione cessino, che  siano salvaguardati i diritti e le esigenze delle persone, favorendo una vita dignitosa per tutti».