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Gli Stati Uniti cambiano rotta sui brevetti vaccinali

«Un momento monumentale nella lotta contro il Covid-19». Così Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore dell’OMS, ha definito l’annuncio del governo di Joe Biden: dopo mesi di opposizione, gli Stati Uniti hanno deciso mercoledì 5 maggio di appoggiare la proposta dell’Organizzazione Mondiale del Commercio di sospendere la validità dei brevetti sui vaccini sviluppati per prevenire il Covid-19.

L’iniziativa è stata presentata ormai sei mesi fa da India e Sudafrica, sostenute da molti paesi in via di sviluppo, da enti umanitari, dalla stessa Oms, come anche iniziative popolari istituzioni religiose. La maggior parte dei paesi facenti parte del OMC sono d’accordo e anzi spingono in questa direzione, ma per prendere una decisione in questo occorre l’approvazione unanime, finora impedita da alcune delle nazioni più ricche, come l’UE, la Svizzera e gli stessi Stati Uniti.

Per questo la svolta americana (avvenuta secondo alcuni in seguito alle pressioni interne allo stesso partito democratico), non è di per sé una vittoria definitiva, ma è altrettanto chiaro che un annuncio del genere è destinato ad accelerare decisamente la conversazione sul tema. Non a caso, poche ore dopo l’Unione Europea ha già cambiato la propria posizione in merito, proponendo di discuterne al summit informale dei leader dell’UE previsto nel fine settimana ad Oporto.

Comunque vada, si tratterà di un percorso lento, in un momento in cui non ci si potrebbe davvero permettere di perdere altro tempo. Pochi giorni fa l’OMS comunicava con sentimenti contrastanti il raggiungimento del primo miliardo di dosi di vaccino inoculato al mondo, sottolineando al contempo come metà di questo numero riguardasse Stati Uniti e Cina e soltanto il 2% l’intero continente africano. La trattativa sui brevetti è già rimasta congelata a lungo e ulteriori ritardi non faranno che spostare ancora più lontano la data di scadenza della pandemia a livello globale.

Le case farmaceutiche, intanto, hanno risposto con prevedibile disappunto. I portavoce dell’associazione che le riunisce, la IFPMA, hanno definito “deludente” la decisione di Biden, ricordando alcune delle principali critiche che sono state mosse in questi mesi in contrasto alla proposta. Ad esempio, si ripete come una decisione del genere limiterebbe l’interesse delle aziende ad investire nella ricerca, venendo (parzialmente) meno la quantità di profitti sperati. Bisogna però ricordare che lo sviluppo dei vaccini prodotti per contrastare la pandemia attuale è stato finanziato in modo abbondante da fondi statali, senza contare la grande quantità di passaggi burocratici che sono stati sollevati in modo emergenziale per accelerare il processo. Insomma, non si può esattamente dire che queste aziende abbiano sviluppato i loro vaccini da sole.

Un’altra categoria di dubbi riguarda l’effettivo impatto che avrebbe la sospensione dei brevetti sulla campagna vaccinale globale. I paesi in via di sviluppo avrebbero davvero la capacità di produrre i farmaci? La domanda è al centro di un dibattito acceso da diverso tempo, ma gli stessi promotori della sospensione sono consapevoli che una sua approvazione non rappresenterebbe il passo definitivo verso la fine della crisi sanitaria. Ma l’impatto, anche se minimo, potrebbe comunque contribuire a salvare numerose vite. Ancora più se, poi, la cooperazione dei paesi più ricchi sostenesse quelli più poveri nell’avviamento delle fabbriche di vaccini o perlomeno facilitasse la condivisione di conoscenze e la fluidità degli scambi commerciali per lo spostamento degli ingredienti necessari.

A tal proposito, emergono anche alcune critiche che hanno il carattere opposto: come viene fatto notare da The Submarine, la proposta originaria non chiedeva soltanto la condivisione dei brevetti vaccinali, ma anche di quelli relativi a tutti i dispositivi medici necessari a gestire l’emergenza sanitaria. Ora, invece, la discussione si riferisce soltanto ai vaccini. Si può ipotizzare che si tratti soltanto di una questione comunicativa, che tralascia un concreto intento più ampio, ma potrebbe anche segnare un vero sminuimento della proposta. La notizia di questi giorni è positiva, ma la strada è ancora lunga e la meta molto incerta.