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Ddl Zan, «la chiesa non è un tribunale della sessualità»

«E’ il tempo di una decisione parlamentare laicamente assunta. E’ questa la logica democratica e costituzionale, anche di fronte ai temi sensibili: si discute, ci si confronta nello spazio pubblico e poi il corpo politico che rappresenta i cittadini vota in coscienza, ma nella salvaguardia del principio di autonomia del Parlamento nei riguardi delle confessioni religiose, di chi crede, di chi non crede o di chi crede in termini non convenzionali. E’ l’ABC della democrazia e della laicità». Così Paolo Naso, coordinatore della Commissione Studi Dialogo e Integrazione della Federazione delle chiese evangeliche in Italia, nella rubrica “Essere chiesa insieme”, all’interno della trasmissione radiofonica “Culto evangelico”, su Radio Rai Uno.

Rispetto a quanto dichiarato dalla chiesa cattolica – «una legge che intende combattere la discriminazione non può e non deve perseguire l’obiettivo con l’intolleranza, mettendo in questione la realtà della differenza tra uomo e donna», ha scritto la Presidenza della Cei in una nota alcuni giorni fa -, Naso ha specificato: «Proprio per tutelare la libertà di affermare  e predicare ciò che si ritiene più giusto e coerente con i propri principi confessionali, l’articolo 3 del disegno di legge ribadisce la norma costituzionale secondo la quale “tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione”. Il pensiero e l’insegnamento di sacerdoti e vescovi, insomma, non è limitato in alcun modo. Ciò che la legge vieta e sanziona è la discriminazione, la violenza e la campagna d’odio contro gli omo e transessuali.

Alcune forze politiche si associano alla posizione della presidenza dei vescovi italiani affermando che in tempo di pandemia le priorità sono altre. Il tema non è urgente. I diritti possono aspettare. Come spesso accade i media hanno dato ampio risalto alla posizione cattolica che viene recepita come la posizione di tutti i credenti o, quanto meno di tutti i cristiani. Non è così. Dopo una attenta riflessione teologica varie chiese protestanti sia italiane che estere hanno avviato una pratica che, oltre che accogliere omosessuali e transessuali, consente di invocare la benedizione su unioni di credenti dello stesso sesso».

«La Chiesa non è un tribunale della sessualità – ha continuato l’esponente valdese -, ma una comunità che si raccoglie attorno all’amore di Dio e che vive nell’amore per gli altri. Ciò che decide della partecipazione alla Chiesa non è la sessualità, ma il dono della fede. E questo che si predica in molte chiese evangeliche – certamente non in tutte – ed è in questo spirito che molti settori dell’evangelismo italiano guardano al disegno di legge sul contrasto all’omotransfobia. Quella proposta dall’onorevole Zan non è una legge ideologica sull’omosessualità, ma uno strumento a tutela delle vittime di violenze, discriminazioni  e insulti odiosi che offendono e talvolta uccidono. E per questo la legge è urgente, perché i diritti e le tutele sono sempre urgenti. Anche quelli di chi, a causa della propria sessualità, è emarginato dalla propria famiglia, deriso dai suoi compagni, minacciato da gruppi di odiatori, offeso sui social media».

Intanto, dopo le polemiche suscitate dall’intervento di Fedez dal palco del concerto del primo maggio, il ddl è stato inserito per giovedì 6 maggio all’ordine del giorno della commissione Giustizia al Senato.

 

Foto @jordanmcdonald, unsplash