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Riprendere il messaggio della salvezza per ogni essere umano

Nel giorno che ho gridato a te, tu mi hai risposto, mi hai accresciuto la forza nell’anima mia
Salmo 138, 3

Non c’è distinzione tra Giudeo e Greco, essendo esso lo stesso Signore di tutti, ricco verso tutti quelli che lo invocano
Romani 10, 12

La distinzione tra Giudeo e Greco riflette la mentalità ebraica che, nell’ambito dell’Impero romano, vedeva negli Ebrei il popolo eletto e in tutti gli altri, definiti anche Gentili, coloro che non erano oggetto delle benedizioni di Dio. 

L’apostolo Paolo, dopo aver combattuto quei Giudei che avevano accettato Gesù come Messia di Israele, con la conversione sulla via di Damasco non solo lo riconosce come tale, ma comprende che la sua opera è in favore di tutta l’umanità. 

“Gli stranieri sono eredi con noi, membra come noi di un medesimo corpo e con noi partecipi della promessa fatta in Cristo Gesù mediante il Vangelo” è scritto in Efesini 3, 6. 

Questa, nella chiesa della prima generazione, è la grande svolta che Paolo difende a spada tratta, allargando nella lettera ai Galati (3, 28), l’abolizione delle categorie divisive che caratterizzano l’umanità: “…non c’è né schiavo né libero, non c’è né maschio né femmina; perché voi tutti siete uno in Cristo”.

La storia del Cristianesimo ci mostra che purtroppo la Chiesa ha quasi sempre disatteso questo messaggio.

Nell’odierno mondo globalizzato è ancora più importante vivere e annunciare questo messaggio universalistico. Il Signore è ricco verso tutti quelli che lo invocano”, dice Paolo. Ma giustamente aggiunge che, per invocare il Signore, occorre conoscerlo, e per conoscerlo bisogna che qualcuno lo presenti, lo annunci, spieghi chi è.  

Tocca a noi dunque – se non vogliamo venir meno al mandato che il Signore Risorto ci ha lasciato – riprendere il messaggio dell’accoglienza e della salvezza per ogni essere umano, per ogni popolo. E la chiesa non può limitarsi alla predicazione, ma – come dice Giacomo nella sua lettera (1, 22) – deve vivere coerentemente “mettendo in pratica la Parola e non ascoltandola soltanto.”