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A Foras

Il giudice per le udienze preliminari di Cagliari si esprimerà oggi 15 aprile sulla richiesta di rinvio a giudizio nei confronti di 45 persone che hanno partecipato alle manifestazioni effettuate davanti alle basi militari di Decimomannu, Teulada e Quirra tra il 2014 e il 2017. In cinque sono sospettati di associazione eversiva, mentre per gli altri si tratta di reati minori come resistenza, danneggiamento e imbrattamento.

Stiamo parlando delle basi militari che occupano circa 35.000 ettari quadrati di territorio della Sardegna, e delle attività militari che sono iniziate a partire dagli anni ‘50.

Contro quella che viene definita una vera e propria occupazione del territorio, combatte A Foras, assemblea nata nel 2016 che rappresenta diverse associazioni, realtà editoriali, singole persone. A Foras propone la dismissione delle basi, la bonifica dei territori e chiede indennizzi per la popolazione.

Sono zone, come il poligono interforze di Quirra e il poligono di Teulada, in cui vengono testati missili, si fanno brillamenti, si utilizzano carri armati e si fanno prove reali di guerra, che hanno un impatto forte sul territorio e sull’ambiente. Un esempio è rappresentato dalla penisola Delta all’interno del poligono di Teulada che è stata dichiarata non bonificabile. Il perché lo si apprende dalle dichiarazioni del dirigente dell’Arpas Massimo Cappai che ha illustrato i primi risultati dell’indagine preliminare sul Poligono di Teulada alla ‘Commissione parlamentare d’inchiesta sugli effetti dell’uranio impoverito’: la penisola è interdetta perché utilizzata per esercitazioni a fuoco mai sfociate in una bonifica degli ordigni inesplosi.

«Oltre al territorio c’è anche la salute delle persone – dicono da A Foras – Sono state trovate tracce di Torio, una particella che si trova nei missili MILAN, utilizzate nei poligoni sardi, all’interno delle ossa dei pastori»

E in ultimo la questione etica: «Se vengono testati dei missili o costruiti delle bombe come la Rwm a Domusnovas, che vengono poi usate per uccidere persone dall’altra parte del mondo, la cosa non ci lascia indifferenti», dicono sempre dal collettivo.

Per portare l’attenzione sulla questione e su questo processo, A Foras ha lanciato una challenge artistica: «Si tratta di una challenge rivolta ad artisti principalmente del campo visivo e dell’illustrazione, che sono invitati a scaricare un template dal nostro sito, su cui disegnare il proprio artwork e poi riportarlo sui social. Le opere si trovano attraverso #aforaschallenge e vengono proposte su Instagram e su Facebook. La nostra intenzione è quella di stampare queste opere e riuscire a fare una mostra. Il titolo della campagna è Io c’ero perché vogliamo dire che a partecipare a queste manifestazioni non sono stati soltanto quei 45 indagati ma ‘c’eravamo tutti»

Già in molti hanno risposto alla call, compreso Zerocalcare, il cui disegno è diventato l’icona di A Foras Challenge.