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Alla scoperta dell’”arte in casa”, dalla fotografia al teatro

Si è da poco concluso il primo dei nove cicli del progetto «Arte in casa», promosso dalla Casa di Riposo Il Gignoro” della Diaconia valdese fiorentina, realizzato con il contributo di @FondazioneCRFirenze e il coinvolgimento di numerose realtà culturali: Museo dellOpera del Duomo, Museo Horne, Museo Casa Siviero, ass. culturale Limmaginario”, associazione Stanza dellAttore”, Silvia Logi Artworks, Piccola Farmacia letteraria e Quartiere 2 di Firenze.

«Siamo partiti riflettendo sul fatto che, soprattutto per le persone anziane, riducendosi moltissimo le attività allesterno la casa si è rivelata da un lato rifugio e protezione, ma per molti anche una gabbia – spiega Laura Biagioli, del servizio animazione del Gignoro –. Lidea era di provare a stimolarli a riscoprire, in casa, gli oggetti che parlano di loro e che possono essere equiparati a opere darte».

Le prime quattro persone (in totale, alla chiusura a fine giugno saranno 36) sono state accompagnate in questo percorso da altrettante operatrici: oltre a Laura Biagioli, Annalisa De Cecco, coordinatrice del centro diurno Gignoro e servizio domiciliare; la fotografa Patrizia Minelli e larteterapeuta Sara Di Giacomo.

Come spiega De Cecco, ormai da un anno gli anziani non possono ricevere i servizi del centro diurno, se non piccole attività a domicilio: «Ci siamo resi conto che gli anziani che seguivamo si erano organizzati per la parte assistenziale, ma erano stati persi tutti quegli stimoli che aiutano ad avere un tono dellumore alto e a non innescare processi degenerativi».

Partecipando al bando sulla domiciliarità della Fondazione CR di Firenze, si è proposta unidea innovativa: sette appuntamenti, individuali a domicilio o collettivi online, per persone over 65, già coinvolte o meno nel centro diurno del Gignoro. Per le persone che già si conoscevano, impossibilitate a incontrarsi dal vivo, è stato un modo per ritrovarsi, e ha aiutato a coinvolgere altre persone.

Dopo il primo incontro di conoscenza con le persone e la loro casa, si è scelto insieme un angolo o un oggetto speciale”, legato a un ricordo o a unemozione. Scelto il soggetto, spiega Patrizia Minelli, «si scatta la foto insieme alla persona, dandole piccole regole compositive, per esempio su come inquadrare». Della foto verranno fatte due stampe, una montata su pvc espanso ed esposta nella mostra finale. «La seconda, cartacea, è la base del passaggio successivo, un lavoro manuale sulla tecnica del mosaico e del collage con materiale riciclato».

Agli incontri individuali si alternano gli incontri collettivi online tramite tablet, con visite virtuali: per questa prima parte sono state scelte due case museo, Casa Siviero e il Museo Horne, per stimolare laspetto del vivere la propria casa come luogo che contiene arte. Loperatrice di Casa Siviero infatti, racconta Laura Biagioli, «ha fatto un parallelismo con le foto scattate dai partecipanti, affiancando immagini simili, per esempio la poltrona preferita».

Il passaggio successivo è la trasformazione della fotografia in opera darte, e in questo le operatrici hanno seguito le tecniche suggerite dalla formazione con lartista-artigiana fiorentina Silvia Logi: la foto viene tagliata e arricchita di materiali di recupero, bottoni, elementi naturali, carta da découpage, conchiglie, che ogni partecipante può trovare in casa e rappresentano ricordi ed esperienze. Nellincontro successivo, i partecipanti hanno interagito con lartista, che ha mostrato alcune sue opere e commentato i loro lavori.

Una seconda visita di gruppo, al Museo dellOpera del Duomo, ha introdotto unulteriore forma artistica, spiega Biagioli: «La guida ci ha illustrato le opere attraverso le poesie ispirate a esse di alcuni anziani con demenza e Alzheimer, scritte allinterno del progetto CoOpera-tività. Questo ci è servito perché anche le opere darte realizzate dai nostri partecipanti sono state trasformate in componimenti, con tecniche di scrittura creativa».

E infine lultima forma artistica, quella teatrale, con lincontro con unattrice che ha recitato ciascuna poesia prodotta, mostrando in sottofondo lopera creata: «È stata una restituzione molto emozionante – spiega Sara Di Giacomo –, qualcuno si è commosso e in quel momento abbiamo potuto vedere lunione di tutte queste forme artistiche. Dal mio punto di vista di operatrice arte-terapeuta la cosa più bella è stata veder emergere la bellezza in modo soggettivo, ogni partecipante ha fatto emergere la propria individualità attraverso la scelta dei materiali, dei colori, del soggetto».

I partecipanti sono stati tutti molto soddisfatti e pronti a ripetere lesperienza, ma anche a mettere a frutto quanto imparato: infatti, ricorda Annalisa De Cecco, «ci hanno chiesto di svolgere questa attività per poi impegnarsi nel volontariato: è stato quindi un modo anche per coinvolgere persone di quella fascia detà, che hanno del tempo libero e possono aiutare gli altri».