08-collaborazione

Conoscersi per scegliersi, scegliersi per collaborare

Dopo il convegno introduttivo di novembre, sabato 10 aprile si è tenuto su Zoom il primo incontro tematico nel percorso di avvicinamento alla prossima Assemblea/Sinodo prevista per il 2022. Circa 200 persone si sono collegate da tutta Italia, segno di un forte interesse per la collaborazione territoriale fra le chiese battiste, metodiste e valdesi”, oggetto della mattinata, che ha visto le testimonianze degli autori dei contributi pubblicati da Riforma a gennaio nel fascicolo «Verso lAssemblea-Sinodo 2022» (Barbara Marchione e Carla Sueri, scaricabile qui, mentre lintervento di Italo Benedetti, impossibilitato a partecipare, è stato suddiviso fra Alessandro Spanu e Susanna Chiarenzi) e nel n. 12 (26 marzo, Emanuele Fiume e Andrea Aprile).

Due giri di interventi, condotti da Alberto Corsani, in cui si è prima fatta una valutazione retrospettiva” sulle esperienze vissute in questi anni, poi si è cercato di individuare alcune prospettive per il futuro, ipotizzando alcuni temi su cui la prossima Assemblea-Sinodo dovrebbe pronunciarsi per fare proseguire la collaborazione territoriale.

Struttura, preparazione, consapevolezza e missione sono alcune delle parole chiave emerse. È apparso subito chiaro che il percorso di collaborazione territoriale non si può improvvisare, ma va organizzato, con una conoscenza reciproca, e inserito in una struttura: occorre che le chiese siano preparate per avviare una nuova collaborazione, ma eventualmente anche per interromperla, come può avvenire per i motivi più vari, non necessariamente di conflitto.

In più interventi è emersa la questione della sovrapposizione di molte Commissioni e delle strutture intermedie come associazioni regionali, per le chiese battiste, e circuiti/distretti per quelle metodiste e valdesi, ma allo stesso tempo è stato rilevato che fra questi organismi, laddove esiste un progetto, si può instaurare una proficua collaborazione, come si è visto nella pandemia per catechismi, meditazioni o culti. Altrettanto chiaramente è emerso che spesso gli ostacoli a una piena collaborazione non nascono tanto dalle diversità denominazionali quanto dalla difficoltà di condividere con altri il proprio pastore.

Dalle testimonianze sono emerse le esperienze molto diverse, ma esemplificative, di Luino-Varese, Milano, Catania, Felonica Po-Ferrara. Il tratto comune è sicuramente il dinamismo e lapporto rivitalizzante” di queste esperienze, ma anche il rischio che il successo sia affidato alliniziativa di una singola persona (personalizzazione), come successo a Luino. Allopposto, unesperienza nata più di ventanni fa per motivi economici e pratici, come quella di Catania, da molti ritenuta un caso unico, ha avuto successo proprio perché «allinizio non la si voleva fare: si è realizzata per convinzione» (Sueri). Più volte rievocata, negli interventi e nel dibattito, anche la paura di perdere la propria identità denominazionale.

La collaborazione territoriale è come una ciambella: assai apprezzata e incisiva la metafora usata da Susanna Chiarenzi, come in una ciambella devono bilanciarsi due forze di cottura”, quella interna e quella esterna. La seconda è costituita appunto dalla struttura in cui deve inserirsi il percorso, facendo in modo che, anche se cambiano le forze interne” (pastori, membri di chiesa..), la collaborazione possa continuare, come avvenuto per esempio a Milano, dove tra laltro va oltre lambito bmv (più volte è stata citata la necessità di coinvolgere altre denominazioni, come i luterani, in questo processo) e non è delegata a un gruppo pastorale, pur essendo partita, per esempio nel Centro culturale protestante, dall’iniziativa di persone ben precise (Benecchi, Soggin, Gastaldi), dalla «voglia e dal piacere di lavorare insieme, non da esigenze materiali, monetarie, ma da una vocazione comune a parlare alla cittadinanza».

Su questultimo aspetto, legato al tema della missione, si sono concentrati diversi interventi nel dibattito successivo, animatosi sia a voce sia nella chat scritta, evidenziando come la propensione allevangelizzazione”, l’“estroversione” non siano uguali per tutti. Eppure, hanno evidenziato altri, è la condizione imprescindibile, senza la quale ogni altro discorso è senza senso.

Altro tema caldo”, sollevato citando il Patto di integrazione tra metodisti e valdesi, è quello di una completa integrazione (modello della Chiesa unita di Francia? Modello federativo?) fra le tre denominazioni che, come è stato ricordato, non significano solo ecclesiologia, ma anche storia.

Difficile al momento pensare a una nuova denominazione, e allo stesso tempo esiste il problema concreto di permettere una doppia appartenenza nelle chiese dove questo è già realtà (Catania): bisogna tener presente la componente crescente dei nuovi membri che arrivano da fuori” (altre chiese, altri paesi) e che è un pomancata in questo dibattito. Una componente che sicuramente sarà centrale nei prossimi temi di discussione, «Essere chiesa Insieme e intercultura» e «Quale formazione in vista di quale chiesa».

Intanto, per chi non avesse potuto partecipare all’incontro, o volesse rivederlo, è stata messa a disposizione la registrazione: per ricevere il link tramite il quale accedere al video, si può scrivere alle mail zoom@riforma.it o alla segreteria della moderatora: rgenre@chiesavaldese.org.