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Recovery plan: c’è ancora tempo (poco) per i progetti

Nelle ultime ore si è acceso un intenso dibattito attorno al ruolo delle Regioni e degli Enti locali nel Piano di Ripresa e Resilienza (Recovery Plan) che il Paese dovrà varare entro fine mese per definire come usare le risorse – 223 miliardi di euro – del Next Generation EU (il Governo intanto sta valutando nuove linee guida). Molte amministrazioni comunali hanno chiesto a Uncem di esaminare insieme le proposte che stanno trasmettendo alla Regione. Un dialogo e un confronto certamente utili.

Nel Pinerolese si è assistito ad atteggiamenti molto diversi fra loro: Unione montana val Chisone e Città di Pinerolo hanno formulato un lungo elenco di “desiderata”; non è dato sapere se a monte ci siano reali progettazioni o non si tratti della sommatoria, specie nel caso dell’Unione, di idee o sogni dei sindaci che hanno inteso buttar dentro un contenitore, certamente ricco ma non illimitato di risorse.

L’Unione del Pinerolese ha avanzato una sola proposta, sposando l’idea (anche qui parlare di progetto sembrerebbe una forzatura) del collegamento sul sedime ferroviario tramite bus a idrogeno e ciclovia. Idea e non progetto; e fin qui non condiviso se non fra pochissimi eletti.

Di certo l’immagine che ne viene fuori lascia molte perplessità.

La Regione ha in qualche modo avvallato, se non suggerito, le “liste della spesa” presentate. L’informazione dalla Regione risulta essere stata carente, se non parziale (un solo webinar al riguardo), su un tema complesso e di importanza fondamentale per la ripartenza. È un caso che la maggior parte dei progetti sia arrivata da aree geografiche in cui il centro destra piemontese governa (anche se alcuni sindaci di centro destra lamentano l’assenza di informazioni)?

In ogni caso le sollecitazioni sono arrivate anche da altri ambiti.

A esempio l’Uncem fin dallo scorso novembre aveva scritto a tutti i sindaci evidenziando le opportunità, ma anche i paletti presenti all’interno del cosiddetto “Piano nazionale di Ripresa e Resilienza”(Pnnr): «Non è un elenco della spesa; – si legge in un comunicato dei giorni scorsi – dentro non ci sta qualsiasi cosa, tutte le idee, anche migliori. Vi sono precisi processi e standard da rispettare. Il primo è che è impensabile che ogni Comune italiano o piemontese presenti uno o più progetti. Questo esame va fatto a livello di valle, di Unione montana di ambito ottimale, costruendo un solo progetto territoriale. Che deve rispettare le funzioni delegate ai Comuni. Le strade, i ponti, le infrastrutture, a esempio, sono una funzione delle province e dei gestori tipo Anas. Così vale per le Regioni, che hanno precise funzioni e avranno progetti finanziati in base a queste funzioni e non altre. Lo Stato farà il resto e sarà la cabina di regia. Lo ha detto chiaramente anche il Presidente Draghi al termine della Conferenza unificata».

Dunque niente illusioni e niente inganni. «Uncem supporta i Comuni nel redigere progetti di territorio, che devono avere due caratteristiche. Se un progetto è a esempio da 2 milioni di euro, il 37% deve essere green, sostenibilità, mentre il 25% del progetto e della cifra deve essere innovazione, digitalizzazione. Bruxelles lo dice chiaramente e nessuno deve dimenticarlo. Perché i soldi del Next Generation EU non sono regalati. La metà sono prestiti da restituire. Servono ancor più visione, programmazione, realtà e scelte. La montagna del Piemonte le vuole fare senza illusioni e senza prese in giro».

Il 23 novembre 2020, scrivendo a tutti i Comuni e gli Enti italiani, Uncem ha promosso una mappatura progettuale per il Pnrr, condivisa con la Presidenza del Consiglio dei Ministri. In quell’occasione Uncem evidenziava all’Amministrazione locale l’importanza delle sei «missioni all’interno delle quali si costruiscono “componenti” e progetti territoriali: Digitalizzazione, innovazione e competitività del sistema produttivo; Rivoluzione verde e transizione ecologica; Infrastrutture per la mobilità; Istruzione, formazione, ricerca e cultura; Equità sociale, di genere e territoriale; Salute», ha sottolineato il presidente dell’Uncem Piemonte, Roberto Colombero.

I Comuni e le Unioni che si sono lanciati nella richiesta di fondi, e quelli che non sono stati in grado di farlo, hanno tenuto conto di questi parametri e della necessità di lavorare su ambiti territoriali ampi ma omogenei?