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Fine dell’Osservatorio sulla laicità in Francia?

Presto la fine dell’ Osservatorio sulla laicità in Francia. Davanti al Senato la viceministra delegata alla Cittadinanza, Marlène Schiappa, ha confermato che «il mandato della squadra in carica scadrà all’inizio di aprile. Non sarà rinnovato».

 Questa autorità consultiva, ideata da Jacques Chirac e istituita sotto François Hollande, ha il ruolo di consigliare il governo sull’applicazione del concetto di laicità. L’ente in questione è annesso all’ufficio di Jean Castex, il primo ministro, ma svolge il suo lavoro in modo indipendente.

Ritenuto troppo lassista dopo gli episodi di terrorismo degli anni scorsi per la strenua difesa di una laicità aperta e moderata, l’osservatorio era stato criticato, anche all’interno della maggioranza di governo, a seguito dell’assassinio del professor Samuel Paty nell’ottobre 2020. Jean Castex aveva allora promesso di «sviluppare» l’Osservatorio della laicità, che «non può accontentarsi di pubblicazioni di rapporti e guide educative a sostegno azione del governo».

Di fronte a Marlène Schiappa, la reazione di alcuni senatori dell’opposizione è stata immediata. «Credo che si possa prendere atto, oggi 31 marzo alle 17,13, dell’annuncio formale della scomparsa dell’Osservatorio sulla laicità», ha esclamato, abbastanza seccata, la senatrice socialista Marie-Pierre de La Gontrie.

Intellettuali, docenti universitari, teologi, hanno pubblicato un comunicato sul quotidiano Le Monde per  chiedere al Presidente della Repubblica di non «sopprimere o riorientare» questo ente. Per lo storico e fondatore della sociologia della laicità, Jean Baubérot, che ha co-firmato l’appello, la «soppressione dell’Osservatorio è un po’ come quella della polizia di prossimità. Ora tutti se ne pentiranno e tra qualche anno tutti si lamenteranno che non c’è più l’Osservatorio. Le persone non se ne rendono conto perché è un’istituzione che contribuisce alla pacificazione sociale e non sbraita. Se ne coglierà la mancanza solo dopo il fatto compiuto».

L’Osservatorio sulla laicità non si limita a fornire rapporti. Consente, in particolare, di fungere da strumento di mediazione tra gli attori sul campo e le autorità pubbliche. «Stanno facendo il lavoro di base, che non è spettacolare per i mezzi di comunicazione. È un ente di informazione e formazione. L’Osservatorio ha formato 35.000 persone sul campo». Bauberot deplora «che Marlène Schiappa abbia così poco chiare le esigenze della laicità. Quando suggerisce, ad esempio, che gli imam devono riconoscere il matrimonio tra persone dello stesso sesso, dimostra di non sapere cosa sia la laicità»

Per lo studioso francese la scomparsa dell’Osservatorio sulla laicità mette in pericolo la democrazia. Vede il rischio che il governo «si trovi in ​​una bolla» rimuovendo «ogni autorità indipendente, ogni possibilità di possibile critica o mediazione esecutiva. Le istituzioni di mediazione non dovrebbero essere solo pronte a dire dei Si ai governanti di turno. Governi diversi stanno dando la caccia alle istituzioni di mediazione perché vogliono che siano sull’attenti. Ma non è così che funziona una società».

In sostanza il problema è l’autonomia che l’Osservatorio ha dimostrato negli anni rispetto al potere esecutivo. Schiappa intende sostituirlo dunque con un ente che sposi le politiche e le idee in tema di laicità del governo, che ne diventi in qualche modo portaparola e non pungolo. Eppure le posizioni aperte e moderate dell’Osservatorio erano quelle pronunciate dallo stesso presidente Emmanuel Macron ancora nel 2017. Da allora qualcosa è cambiato soprattutto nelle relazioni fra l’Eliseo e il mondo islamico francese, in nome di un maggiore rigore e controllo sociale e associativo: percorso che sta sfociando nella controversa legge denominata di “rafforzamento dei principi repubblicani”. Per questo le posizioni si sono inevitabilmente fatte distanti e la resa dei conti pare prossima.

 

Foto di Vassil