istock-944961254

Ecoreati: nel 2019 in aumento del 23,3%. Piemonte sesto per reati nella gestione rifiuti

34.648 reati accertati contro l’ambiente soltanto nel 2019, con un incremento del 23.1% rispetto all’anno precedente: è il macro dato saliente del Rapporto Ecomafia 2020, presentato giovedì mattina 25 marzo da Legambiente Piemonte.  Tra le informazioni presenti nel Rapporto Ecomafia 2020, in particolare preoccupa il boom degli illeciti nel ciclo del cemento, al primo posto della graduatoria per tipologia di attività eco criminali, con ben 11.484 reati (+74,6% rispetto al 2018), che superano nel 2019 quelli contestati nel ciclo di rifiuti che ammontano a 9.527 (+10,9% rispetto al 2018).

Da segnalare anche l’impennata dei reati contro la fauna, 8.088, (+10,9% rispetto al 2018) e quelli connessi agli incendi boschivi con 3.916 illeciti (+92,5% rispetto al 2018). In testa alla classifica troviamo la Campania, con 5.549 reati contro l’ambiente, seguita da Puglia, Sicilia e Calabria (prima regione del Sud come numero di arresti). E, come ogni anno, in queste quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa si concentra quasi la metà di tutti gli illeciti penali accertati grazie alle indagini, esattamente il 44,4%.

La Lombardia, da sola, con 88 ordinanze di custodia cautelare, colleziona più arresti per reati ambientali di Campania, Puglia, Calabria e Sicilia messe insieme, che si fermano a 86. Un giro d’affari stimato di 19.9 miliardi soltanto nel 2019 che dal 1995 a oggi ha toccato quota 419,2 mld e ha interessato 371 clan attivi in tutte le filiere.

«Sono dati che testimoniano una crescita preoccupante degli ecoreati da parte di organizzazioni criminali – spiega Enrico Fontana, Responsabile dell’Osservatorio Ambiente e Legalità di Legambiente – Inoltre il rapporto ci descrive due aspetti a cui occorre prestare grande attenzione: da un lato la gestione dei rifiuti ospedalieri contaminati che nella fase della pandemia hanno conosciuto una crescita importante e su cui alcune indagini hanno già portato alla luce l’interessamento delle mafie. Dall’altra c’è la gestione delle risorse per il piano di ripresa e resilienza, per la quale occorre dotarsi di strumenti atti a prevenire l’infiltrazione delle organizzazioni»

In questo quadro il Piemonte si colloca in una posizione da “sorvegliato speciale”:  all’undicesimo posto nella classifica generale nazionale, ma al sesto per quanto riguarda l’illegalità nel ciclo di rifiuti «Tutto ciò che va verso la qualità rappresenta un antidoto contro le infiltrazioni – conclude Fontana – dai sistemi evoluti di gestione dei rifiuti attraverso l’attivazione di filiere di impianti che garantiscano un riciclo efficiente e il coinvolgimento di cittadini, amministrazioni e imprenditoria sana, alla riduzione del consumo di suolo per l’edilizia e la priorità a interventi di rigenerazione urbana, per arrivare alla cura delle filiere agricole di qualità. Ma ciò non basta: sono necessarie norme chiare, semplificazioni, controlli e un sistema penale adeguato affinché il virus della malavita non riesca a inserirsi nell’economia del presente e del futuro».