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Progetto sanitario Solidarité Santé, bilancio dell’ultimo anno

La pandemia di Covid-19 ha in gran parte interrotto la fase due delle attività del Progetto Solidarité Santé (solidarietà e salute) nel 2020, progetto finanziato in larghissima parte dall’Otto per mille valdese che mette in rete ospedali africani e le strutture sanitarie evangeliche in Italia al fine di implementare le possibilità di accesso sanitario alle comunità interessate in Africa.

Il progetto Solidarité Santé, avviato fra 2015 e 2016, vuole migliorare ed emancipare le diverse strutture ospedaliere gestite dalle chiese dalla Cevaa, la Comunità di chiese in missione, potenziando le risorse materiali, umane e finanziarie e lo scambio di competenze. Nel progetto sono coinvolti dieci ospedali di differenti paesi africani: l’ospedale protestante di Garoua-Boulai, l’Emilie Sacker e l’ospedale di Ndoungué, tutti e tre in Camerun, la clinica Dan Moser in Ghana, ma anche l’ospedale Mbereshi in Zambia, quello di Kirinda in Rwanda, l’ospedale Bethesda in Togo, lo Scott Memorial Hospital in Lesotho, l’Hopital méthodiste di Dabou in Costa d’Avorio e la policlinica Bon Samaritain in Benin. I due ospedali evangelici in Italia (Napoli e Genova) collaborano a loro volta nel progetto fornendo competenze, formazione, consulenze.

«Nonostante tutto, siamo orgogliosi delle attività svolte nei servizi medici e dei risultati positivi. Il rafforzamento delle capacità nella gestione delle risorse umane ma anche la formazione in nutrizione o anche la fornitura di attrezzature mediche e lo scambio di buone pratiche, il progetto di solidarietà sanitaria risponde alla forte domanda e alle questioni prioritarie per le nostre Chiese» racconta Mathilde Guidimti Andet, responsabile del progetto per la Cevaa.

Sul fronte dei progetti di Capacity Building, la formazione delle Risorse Umane ha permesso di far emergere proposte concrete e costruttive per il miglioramento delle condizioni di lavoro. All’ospedale protestante Bon Samaritain di Porto Novo (EPMB-Bénin, Chiesa protestante metodista del Bénin) e all’ospedale Bethesda di Agou Nyogbo (EEPT-Togo, Chiesa evangelica protestante del Togo), due membri del personale hanno beneficiato della formazione dell’amministratore dell’ospedale della Chiesa evangelica luterana del Camerun.

Al Kirinda Hospital (EPRw, Rwanda, Chiesa presbiteriana in Rwanda), un’infermiera del Mbereshi Missionary Hospital (UCZ, Zambia, Chiesa unita dello Zambia), ha ricevuto una formazione in nutrizione. A sua volta, potrà offrire alle famiglie di bambini malnutriti ricette a base di cibi locali. Ha inoltre acquisito competenze per avviare il servizio di nutrizione nel reparto di riabilitazione cardiovascolare. Questo dispositivo misurerà l’attività cardiaca durante l’esercizio e rileverà eventuali disfunzioni. Il servizio sarà operativo da maggio 2021. Diverse strutture hanno acquisito una macchina digitale a raggi X: in Camerun l’ospedale protestante di Garoua Boulaï (EELC, Chiesa evangelica luterana del Camerun), in Lesotho, lo Scott Memorial Hospital (LECSA, Chiesa evangelica del Lesotho in Africa meridionale) e in Togo il Bethesda Hospital di Agou Nyogbo (EEPT, Chiesa evangelica protestante del Togo). Un dispositivo ematologico è stato acquisito da questo stesso ospedale in proprio, a conferma dei risultati positivi del progetto Solidarité Santé: è proprio grazie alla buona gestione delle attività che è stato possibile l’acquisizione di questa nuova apparecchiatura.

In Ghana, la clinica Dan Moser a Dambai (EPCG, Chiesa evangelica presbiteriana del Ghana) ha ricevuto parte dell’attrezzatura per il reparto maternità.

«I legami si sono rafforzati in quest’anno 2020 nella rete di solidarietà sanitaria grazie alla condivisione di esperienze. Le strutture mediche si sono concentrate sul tema dell’igiene ospedaliera e hanno messo in atto uno specifico piano di sostegno che integra azioni di sensibilizzazione per la prevenzione – prosegue Guidimti Andet .

La situazione sanitaria ci porta a presentare un progetto per l’acquisizione di dispositivi di protezione individuale ma anche per la formazione del personale, al fine di anticipare le misure di emergenza da mettere in atto nel contesto di una pandemia».

La campagna di sensibilizzazione per la prevenzione deve continuare, per ridurre i rischi di contaminazione e combattere efficacemente il Covid-19, che qui colpisce duramente le popolazioni africane e la professione medica.

«Insomma, il 2020 è stato un anno difficile per il contesto sanitario, ma ci ha permesso di rafforzare i legami di solidarietà attraverso la condivisione di esperienze all’interno della rete. La situazione ci ha dato l’opportunità di concentrarci sulle nostre capacità per rendere disponibile la nostra assistenza a più persone possibile».