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Politiche migratorie Usa: speranza mista a preoccupazione

L’inversione di marcia della nuova amministrazione Biden-Harris sul fronte delle politiche migratorie è stata accolta con speranza dal Movimento delle chiese santuario, che in questi anni ha contrastato la politica migratoria dell’ex presidente Donald Trump caratterizzata dal pugno duro verso rifugiati e richiedenti asilo.

Peter Pedemonti, co-direttore del New Sanctuary Movement di Filadelfia, ha dichiarato che nonostante i promettenti provvedimenti assunti dal presidente Joe Biden sul tema dell’immigrazione nei primi giorni della sua presidenza, restano motivi di preoccupazione.

Dopotutto  l’istituzione dell’Immigration Custom Enforcement (ICE) – agenzia federale statunitense, parte del Dipartimento della Sicurezza Interna degli Stati Uniti, responsabile del controllo della sicurezza delle frontiere e dell’immigrazione – non si deve a Trump. L’agenzia fu infatti fondata nel 2003 sotto la presidenza di George W. Bush, come parte della risposta della nazione agli attacchi terroristici a New York City e Washington, DC.

Pedemonti ha detto che l’ICE è vista da molti immigrati e difensori degli immigrati come «un’agenzia canaglia». Alla fine del 2020, ad esempio, diversi richiedenti asilo sono stati rimandati in Camerun, paese devastato dalla guerra, nonostante la richiesta del presidente entrante di sospendere le deportazioni e le prove che i deportati camerunesi venivano rinchiusi in prigioni di massima sicurezza al loro rientro in patria.

Per gli immigrati è una specie di miracolo che gli agenti dell’ICE non entrino nelle chiese. Non c’è certamente nessuna legge che lo vieti, ma finora l’agenzia non ha violato “lo spazio sacro” che alcune chiese americane hanno creato all’interno dei loro edifici e strutture per dare ai rifugiati rifugio e protezione. Le comunità di fede, oltre ad garantire un tetto, dei beni di prima necessità e assistenza legale, offrono anche sostegno spirituale con veglie di preghiere e digiuno.

Quando le chiese aprono le loro porte, come atto di disobbedienza civile, lo fanno imitando Gesù che sfidò le regole del sabato per sottolineare ai dottori della legge che stavano interpretando male la giustizia e avevano dimenticato come Dio si prende cura delle persone (cfr. Luca 6, 9).

Il Movimento delle chiese santuario è composto principalmente da chiese protestanti storiche. Ma negli anni accanto ai presbiteriani, metodisti, luterani ed episcopali si sono aggiunti battisti, mennoniti e cristiani riformati indipendenti. Il Sanctuary Movement nacque negli anni ’80 negli Usa per dare accoglienza alle centinaia di migliaia di profughi in fuga dalle guerre civili di Panama, Nicaragua, El Salvador, Guatemala, inseguiti dal governo di Washington perché sospettati di terrorismo senza alcuna prova. Più di duecento chiese e sinagoghe vennero aperti ai rifugiati, 8 fra i leader del movimento vennero arrestati, ma i rifugiati trovarono infine asilo e lavoro negli Usa e le polemiche si placarono. Da allora il Movimento si è rinnovato a più riprese e ha ripreso vigore negli ultimi anni di fronte alle politiche di chiusura sempre più marcata da parte dell’amministrazione Trump.

Nonostante la politica migratoria più umana e rispettosa dei diritti annunciata dal nuovo presidente Biden abbia portato una ventata di speranza, le preoccupazioni per la sorte dei rifugiati e migranti rimangono. In queste ore l’amministrazione Biden-Harris sta affrontando una situazione problematica al confine meridionale con il Messico, dove un afflusso straordinario di migranti cominciato a partire dalla fine dell’anno scorso sta mettendo in crisi il sistema di accoglienza delle persone e di gestione delle domande di asilo. Le chiese, le Ong per i diritti umani continueranno a fare la loro parte in difesa dei più deboli, soprattutto dei minori.