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Vaccini anti Covid-19: incroci pericolosi tra scienza e politica

Prevedere i comportamenti umani è sempre difficile; le complicazioni aumentano nell’era dei social media con la circolazione di messaggi apparentemente ben documentati, molto accattivanti dal punto comunicativo, ma privi di ogni base reale. Lo stravolgimento delle nostre vite in tempo di pandemia non sfugge a questa regola. In pochi mesi si è passati dalla speranza, ancorché considerata remota, di avere un vaccino come unica via di salvezza per la pandemia (primavera 2020) alla paura e al rifiuto dello stesso una volta che lo si è ottenuto (primavera 2021). Ovviamente ciò non riguarda tutta la popolazione ma sicuramente una sua parte consistente e molto più estesa rispetto allo zoccolo duro “no-vax”. È evidente: la rapidità nello sviluppo dei vaccini anti-Covid-19 (inizialmente attesi dopo 2-3 anni) ha creato un po’ di confusione, favorendo reazioni spesso contradditorie tra loro. Tuttavia, fatta questa considerazione, ci si può domandare: è davvero giustificata l’eventuale scelta di non vaccinarsi?

La sospensione governativa imposta da Germania (in un primo momento), Francia e Italia (subito dopo) alla somministrazione del vaccino di Astra Zeneca ha creato molto allarme. Il tema si potrebbe articolare in molti modi, ma la questione che molti si pongono è: i vaccini hanno effetti collaterali? La risposta è sicuramente sì, come del resto tutti i farmaci. L’aspirina ha provocato negli Usa più di 16.000 morti per ulcere gastriche perforate, ma lo stesso discorso può riguardare molti altri farmaci. Se leggiamo il “bugiardino” di qualunque preparato farmaceutico abbiamo in casa, l’elenco degli effetti collaterali è lunghissimo. Ovviamente, questo non significa che se uno assume un farmaco avrà tutte quelle conseguenze, nella maggior parte dei casi sono eventi molto rari che si sono sviluppati solo in pochi individui.

Lo stesso discorso vale per i vaccini. Una piccola percentuale di rischio è presente per chi si vaccina, come per chi prende un antidolorifico o un antibiotico, ma la probabilità che ciò accada è molto bassa. Nel caso specifico, l’allarme è stato dato per il rischio di tromboembolie che al 10 marzo era stato osservato in circa 30 casi di eventi trombotici su 5 milioni di soggetti vaccinati (fonte EudraVigilance); tuttavia, l’analisi che è stata fatta ha dimostrato che il numero di tromboembolie che “normalmente” si verificano nella popolazione europea ha un’incidenza simile a quella osservata tra i vaccinati.

Ciò detto, considerando che esistono dei rischi, conviene comunque vaccinarsi? La campagna di vaccinazione va valutata in base ai risultati conseguiti: nei Paesi con un alto tasso di vaccinazioni, il numero di contagi e, cosa più importante, il numero di morti da Covid-19 è diminuito in maniera drastica. Da rimarcare in particolare i risultati ottenuti in Gran Bretagna, dove la maggior parte dei vaccinati ha ricevuto proprio il vaccino di Astra Zeneca: nel giro di 2 mesi si è passati da più di 1200 (fine gennaio) a 17 morti al giorno (21 marzo)! Alla luce di questi dati, mi sento di dire che vaccinarsi è vantaggioso, e non solo per l’individuo (minor rischio di contagio e di conseguenze derivanti dall’infezione) ma anche per la società tutta: meno virus circola minori sono le possibilità che si sviluppino mutazioni tali da renderlo più aggressivo e insensibile a terapie e vaccini.

Un’ultima considerazione, relativamente al ruolo dei Governi in questa situazione. La paura dei vaccini (in particolare Astra Zeneca) è stata amplificata dall’azione di Germania, Francia e Italia che hanno temporaneamente bloccato le somministrazioni, nonostante fossero già arrivate dall’Ema indicazioni positive sul rapporto rischi/benefici. Perché allora è stato fatto, considerando che era sostanzialmente scontato che, nel giro di due giorni, sarebbe giunta una nuova autorizzazione? La domanda è particolarmente rilevante soprattutto perché questa decisione ha avuto un peso notevole sull’opinione pubblica, fomentando una sostanziale diffidenza verso queste procedure (e anche verso il siero vaccinale). Ovviamente, non ci sono risposte certe, ma molti osservatori e studiosi del rapporto tra scienza e politica hanno sottolineato come le motivazioni siano piuttosto da ricercare in valutazioni di ordine politico-economico che basate su osservazioni di tipo medico. Una cosa è sicura: questa mossa ha creato confusione e diffidenza immotivata che ora bisognerà cercare di superare se si vuole uscire definitivamente da questa pandemia.